Interviste

Il coraggio dei media curdi

A journalist of pro-Kurdish Ozgur Gundem gives an interview to a German TV channel at their newsroom before a protest against the arrest of three prominent campaigners for press freedom, in front of the pro-Kurdish Ozgur Gundem newspaper in central Istanbul, Turkey, June 21, 2016. REUTERS/Murad Sezer

Giornaliste e giornalisti curdi sono al centro della repressione in Turchia. „Se oggi c’è ancora una forza di opposizione, questo è merito del coraggio dei media curdi“, dichiara il giornalista Faruk Balıkçı.

I media in Turchia sotto il regime della coalizione di governo AKP/MHP sono pressoché omologati. Solo poche strutture dei media curde e di sinistra nonostante la massiccia repressione si impegnano per una rendicontazione indipendente. Nelle ultime due settimane sei giornaliste e giornalisti sono stati arrestati. Berivan Altan che lavora come corrispondente dell’agenzia stampa Mezopotamya Ajansı (MA) è stata rilasciata. Le e i corrispondenti di MA Ruken Demir, Sadiye Eser e Sadık Topaloğlu sono stati arrestati, così come Melike Aydın dell’agenzia stampa di donne JinNews e Aziz Oruç, che prima lavorava per l’agenzia stampa Dicle Haber Ajansı (DIHA) nel frattempo vietata e che negli ultimi tre anni a causa della persecuzione politica ha lavorato come giornalista in Kurdistan del sud.

Il giornalista Faruk Balıkçı ha parlato con ANF della repressione contro media di opposizione in Turchia e in Kurdistan del nord. Lavora come giornalista in Medio Oriente dagli anni ’90, soprattutto nella metropoli curda Amed (Diyarbakir), e fa notare che nei Paesi dove non c’è libertà di opinione, i giornalisti sono il più grande gruppo a rischio. Ma la libertà di pensiero e di espressione sono la base del giornalismo, così Balıkçı: „Dato che soprattutto i media curdi forniscono notizie di opposizione, sono sempre anche quelli più colpiti dalla repressione. Se si vuole mettere a tacere un giornalista vengono recuperate indagini vecchissime per condannarlo. Negli ultimi giorni sono stati arrestati cinque giornalisti e giornaliste. Conosco molto bene soprattutto Aziz Oruç. Ogni volta che l’ho visto aveva con sé la macchia fotografica e riferiva dal luogo degli eventi.“

Balıkçı fa notare che nel periodo di governo dell’AKP vige una politica dell‘impunità: „I processi JITEM finiscono con assoluzioni, il massacro di Roboski, l’assassinio di Ceylan Önkol o i villaggi bruciati non si procede giuridicamente. Uno sguardo a questa politica di impunità fa capire tutta la politica del giorno d’oggi. È stato creato un grande impero della paura e molte persone praticano la discrezione. Ma i media curdi mostrano il coraggio di riferire degli eventi. Sono quasi gli unici che come opposizione tengono testa ai potenti. Per questa ragione sono entrati così tanto nel mirino della repressione. Se oggi c’è ancora una forza di opposizione, questo è merito del coraggio dei media curdi.“

Fonte: ANF

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