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Kurdistan

Attacco turco a Manbij – Terrorismo contro la popolazione civile per l’annientamento di un progetto politico

Gli ultimi mesi si sono caratterizzati per il bellicismo del governo turco. Il capo di stato turco ha spiegato più volte che le YPG verranno scacciate da Manbij, che Manbij non “appartiene” ai curdi, ma agli arabi, Ha festeggiato la ritirata delle YPG da Manbij pochi giorni fa come un trionfo della sua politica, ignorando consapevolmente il fatto che le unità delle YPG e YPJ hanno solo addestrato le unità di autodifesa di Manbij e poi si sono ritirate. Le YPG con il loro ritiro da Manbij hanno anche una volta chiarito che non sono una forza di occupazione, ma che in conformità con l’idea di sé del Rojava, trasferiscono l’autogoverno e l’autodifesa alla popolazione locale.

Il ritiro delle FSD, e con questo delle unità delle YPG, da Manbij tuttavia non ha scatenato la tempesta di gioia che avrebbe provocato il ritiro di occupanti, ma la gente di Manbij sembra evidentemente aver chiaramente riconosciuto da che parte stanno le YPG. La popolazione di Manbij prima della sua liberazione il 13 agosto di quest’anno, dal 2014 aveva sofferto molto sotto la dittatura di IS. Le persone sono anche consapevoli del fatto che il terrorismo dell’IS è stato sostenuto in modo determinante dalla Turchia. E così non sorprende che l’amministrazione autonoma di Manbij dopo il ritiro delle YPG ora non hanno invitato l’esercito turco e i gruppi jihadisti suoi collaboratori per la difesa della loro città.

Manbij si intende invece come parte del cantone di Şehba della Federazione Democratica della Siria del Nord, per la cui liberazione si sta ora combattendo tra i cantoni di Afrin e Kobanî. E così, nonostante il fatto – o forse proprio per questo – che le YPG e YPJ si sono ritirate da Manbij, è iniziato l’attacco più massiccio della Turchia contro Manbij nella storia del conflitto siriano. In particolare la popolazione civile viene attaccata in modo massiccio con artiglieria e bombardieri. I villaggi di Manbij vengono rasi al suolo. Solo negli ultimi giorni sono stati uccisi almeno sei civili, tra i quali anche diversi bambini – la popolazione della regione è in fuga.

Hatice Derwiş, che ha perso due dei suoi bambini a causa delle bombe turche spiega: “Eravamo a casa, hanno bombardato il nostro villaggio e le nostre case ci sono crollate addosso. Abbiamo liberato che era sotto le macerie e siamo fuggiti dal nostro villaggio. I miei due bambini Şahed e Emina sono stati gravemente feriti nell’attacco e in seguito sono morti.”. Reşîd Derweş del villaggio Sebwêran racconta inoltre: “Eravamo nella nostra casa. Improvvisamente abbiamo sentito rumore di aerei. Hanno gettato bombe e ucciso donne e bambini.“

di Michael Knapp

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