Kurdistan

Processo politico contro l’opposizione

Turchia: iniziato il processo contro il co-Presidente dell’HDP, Demirtas. Giovedì nel carcere di Sincan presso Ankara è iniziato il processo contro il co-Presidente del Partito Democratico dei Popoli (HDP) filo-curdo, Selahattin Demirtas, per accuse di terrorismo. Il politico era stato arrestato nel novembre 2016. Si trova nel carcere di massima sicurezza della città della Turchia occidentale Edirne nei pressi del confine bulgaro. Da lì doveva essere collegato in video con il processo e, come ha dichiarato il portavoce HDP Ayhan Bilgen, ha rifiutato.

Secondo quanto riferito giovedì dall’agenzia stampa curda Firat, Demirtas con un’istanza di dodici pagine aveva inutilmente chiesto di poter presenziare al processo di persona per potersi difendere. L’istanza è stata respinta. La pubblica accusa all’inizio del processo ha invece chiesto la prosecuzione della carcerazione preventiva. L’accusa, secondo quanto riferito dall’HDP, ha chiesto 142 anni di carcere per Demirtas.

Nell’atto di accusa lungo oltre 600 pagine, Demirtas è accusato tra l’altro di fondazione e direzione di un’organizzazione terroristica, propaganda terroristica e sobillazione. L’HDP lo contesta e sottolinea che è impegnato per una soluzione pacifica del conflitto. A loro parere con questa accusa si vuole solo ridurre al silenzio il loro leader. Il secondo partito di opposizione in Turchia inoltre critica il fatto che la maggior parte delle contestazioni nell’accusa sono riferite ad affermazioni di Demirtas in occasione di conferenze e manifestazioni.

Demirtas fino alla sua incarcerazione è stato uno dei più netti avversari politici del Presidente Recep Tayyip Erdogan. Si era quindi pronunciato contro la guerra di Ankara contro la popolazione curda nel sudest del Paese e il sistema presidenziale importo attraverso il referendum. Il sistema è stato introdotto nell’aprile dello scorso anno e conferisce ad Erdogan e al suo partito di governo AKP ampi poteri per ristrutturare lo Stato secondo le sue idee nazionaliste e religiose. Erdogan di contro accusa l’HDP di essere il braccio del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK).

Davanti al tribunale contro il processo hanno protestato centinaia di sostenitori di Demirtas. Hanno gridato slogan, intonato canzoni curde, ballate e acceso un falò. »Speriamo che Demirtas sia liberato. È ‘unico che può mettere fine a questa guerra «, ha detto Melek Andic arrivata da Istanbul. Il processo per »motivi di sicurezza« era stato spostato nel complesso del carcere di Sincan nei pressi di Ankara.

Il deputato HPD Ziya Pir ha detto all’agenzia stampa dpa che pullman con sostenitori di Demirtas da molte parti del paese sono stati fermati lungo la strada verso Ankara. La polizia ha fatto aspettare le persone per ore e poi le ha rimandate indietro. Prima del processo il governatore ha vietato manifestazioni di solidarietà »nello spazio pubblico in tutta Ankara«. L’ente lo ha motivato il divieto in vigore fino a venerdì, affermando che assembramenti potrebbero diventare obiettivi di organizzazioni terroristiche.

Demirtas era stato arrestato il 4 novembre 2016 insieme alla seconda co-Presidente dell’HDP, Figen Yüksekdag, e altri dieci parlamentari HDP. Mentre il processo contro Yüksekdag è iniziato a luglio, Demirtas ha dovuto aspettare il suo processo fino ad ora. Diversi tribunali si erano rinviati a vicenda la responsabilità.

Nelle elezioni parlamentari del 2015 l’HDP aveva ottenuto il 13 percento dei voti e così privato l’AKP di Erdogan della maggioranza assoluta. A livello internazionale il perdurare della carcerazione di Demirtas viene aspramente criticato. Prima dell’avvio del processo un gruppo di intellettuali, artisti e politici ha chiesto la sua liberazione. La »persecuzione sistematica« dell’HDP è un »attacco al pluralismo democratico della Turchia«, recita una dichiarazione.

Anche dalla Germania sono arrivate critiche. Con Demirtas »è sotto processo un parlamentare eletto al quale da parte dello Stato turco è stato sistematicamente impedito di svolgere il suo lavoro di deputato«, ammoniscono il politico dell’SPD Thomas Oppermann e i capigruppo di Verdi e Linke, Anton Hofreiter e Sahra Wagenknecht, in una dichiarazione congiunta. Un »processo palesemente basato su motivazioni politiche« non è un »mezzo legittimo di confronto politico«.

(jW)

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