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Kurdistan

L’esproprio delle terre in Rojava e le possibili soluzioni

Il Rojava diventa più importante sia nel contesto regionale sia in quello internazionale. Da quando ISIS ha tentato di occupare Kobanî, i media e gli attori politici mondiali hanno prestato maggiore attenzione agli sviluppi sociali, politici e militari nel Rojava. È accaduto grazie alla mobilitazione internazionale per Kobanî e al sostegno alle YPG (Unità di difesa del popolo) e alle YPJ (Unità di difesa delle donne) contro l’organizzazione salafita, ISIS, che ha tentato di espandere il proprio cosiddetto Stato Islamico nel Kurdistan occidentale (Rojava).

A Kobanî continua ancora la lotta delle forze curde, di alcune unità dell’FSA (esercito libero siriano) e delle forze peshmerga. Sono stati più di 100 giorni di resistenza e recenti relazioni dalla regione indicano che ISIS è stata respinta e ha lasciato dietro di sé molte perdite. Tuttavia nuovi problemi emergono mentre la guerra continua. Uno di questi è quello delle terre sotto l’occupazione di ISIS. Alcune agenzie di stampa hanno riportato che ISIS sta vendendo le terre dei curdi ad alcuni arabi nelle zone meridionali di Kobanî. ANHA (l’agenzia stampa Hawar News di base nel Rojava) ha riportato molti dettagli sulla questione:

E’ emerso che le bande di ISIS, che stanno cominciando a fuggire dagli attacchi delle YPG, hanno venduto i villaggi curdi che hanno occupato per una somma tra i 5 e i 10 mila dollari. La popolazione di Ziravik ha affermato che il loro villaggio è stato saccheggiato e venduto ai loro vicini arabi, aggiungendo che l’intento delle bande era quello di creare lotte intestine. Le bande di ISIS che il 15 settembre hanno lanciato gli attacchi al cantone di Kobanî con carri armati e armi pesanti, hanno occupato 362 villaggi e frazioni. Quando la resistenza di Kobanî guidata dalle YPG e dalle YPJ ha incominciato a infliggere pesanti perdite alle bande di ISIS, è emerso che i villaggi curdi sono stati venduti. I residenti del villaggio di Ziravik a sud di Kobanî che hanno trovato rifugio nel villaggio di Boydê nel distretto di Suruç, dicono che il loro villaggio è stato venduto agli arabi che vivono in luoghi come Al Bab, Jarablus, Girê Spî (Tel Abyad) e Raqqa.

I curdi affermano che i loro villaggi sono stati venduti per una somma tra i 5 e i 10 mila dollari e che sono stati anche saccheggiati. Hanno aggiunto che l’intento delle bande di ISIS era quello di creare astio tra le popolazioni curde e arabe che prima avevano vissuto in armonia.

Non è stato ancora quantificato quante terre sono state vendute. È del tutto possibile che ISIS venda le terre per le seguenti ragioni: (a) vuole piazzare popolazioni  che sostengono l’ideologia e le unità armate di ISIS; (b) mira a impedire ai curdi di tornare in quelle zone e praticare il loro sistema amministrativo; e (c) intende creare ostilità, come percepiscono gli abitanti dei villaggi, tra le popolazioni curde e arabe su entrambi i versanti delle zone controllate da ISIS e dalle YPG. Al momento non sappiamo se la gente si è spostata volontariamente in queste zone e ha comprato le terre, o ISIS li ha costretti a venire nelle regione e a sistemarsi. Visto che è stato riportato più volte che ISIS ha oppresso donne e membri non musulmani della comunità in Siria e Iraq, è anche possibile che quelle persone siano state costrette da ISIS a spostarsi in queste regioni.

Se ISIS non verrà respinta da questi villaggi e i curdi non torneranno nelle loro terre, questa sarà probabilmente la seconda questione in merito alla proprietà delle terre con cui l’amministrazione autonoma del Rojava avrà a che fare.

Il governo siriano espropriò le terre curde nella regione di Jazeera tra il 1965 ed il 1967. Prima che la diga di Taqba fosse costruita nel 1965, il governo condusse un censimentonella provincia di al-Hasakah nel 1962 per ritirare la carta d’identità a migliaia di curdi e revocare i loro diritti di cittadinanza. Da allora un paio di centinaia di migliaia di curdi non ha avuto diritti incluso il diritto alla terra e alla proprietà privata. Perché il governo ha revocato la cittadinanza alla popolazione curda? Perchè il governo non ha mandato i residenti di Al Tabqah in altre regioni della Siria ma ha scelto le zone curde? Queste domande sono state frequente oggetto di discussione nella politica curda e le risposte possibili sono le seguenti:

-Le diversità etniche e culturali non sono tollerate nello stato nazionale siriano.
-Il regime siriano ha pianificato di spingere le popolazioni curde nel Kurdistan del Nord (Turchia) o -nel Kurdistan del sud (Iraq) e di rafforzare l’identità araba del paese.
-Il regime ha mirato ad impadronirsi delle terre più fertili dei curdi.
-Il regime era impaurito da ogni possibile rivolta curda appoggiata dai curdi nel Kurdistan del nord e nel Kurdistan del sud e ha voluto dividere i curdi per impedire una mobilitazione nella regione di Jazeera.
-Il governo ha revocato la cittadinanza per giustificare la sua affermazione che i curdi provengono da altre zone del Kurdistan e non hanno legami con la Siria.
-Il governo poteva mandare i residenti di Al Tabqa nelle regioni occidentali della Siria ma non lo ha fatto perchè voleva cambiare la demografia della regione di Jazeera e aumentare il numero di cittadini arabi per maggiore omogeneità.

Le ragioni variano in base a come i curdi percepiscono l’approccio del regime nei loro confronti. I residenti di Al Tabqah sono stati collocati dal regime nei villaggi in un’ampia zona tra Dêrik (Al Hakimiyah) e Serêkaniyê (Ra’s al ‘Ayn).

Rojava

Immagine 1: posizione dei villaggi venduti da ISIS a Kobanî (a sinistra) e la regione di Jazeera dove sono stati collocati i residenti di Al Tabqah (a destra)

Nel caso di Kobanî, mentre continuano i combattimenti tra ISIS e le YPG, è difficile prevedere cosa accadrà e come l’amministrazione di Kobanî affronterà il problema. Tuttavia, se le YPG ripuliranno la regione dalle bande di ISIS ed i curdi torneranno alle loro terre, i curdi chiederanno ai nuovi coloni arabi nei villaggi curdi di lasciare la regione. Questa è una richiesta legittima da quando ISIS è arrivata nella regione come occupante appropriandosi delle terre curde e degli effetti personali con la forza. Il punto è come il governo di Kobanî affronterà questo problema specialmente se questi arabi sono stati costretti da ISIS a ricollocarsi. Dal momento che gli scontri continuano nella regione e non c’è nessuna informazione corretta su come molti villaggi sono stati venduti e su come molte persone sono venute a stabilirvisi, è difficile suggerire una soluzione, tuttavia il caso di Jazeera può offrire qualche indicazione su cosa può essere fatto a Kobanî.

Il caso del cantone di Jazeera è insieme più difficile e più facile rispetto al caso di Kobanî. Gli arabi arrivarono nella regione nel 1960, vivendo lì per un lungo periodo e costruendo le loro case, negozi, praticando l’agricoltura e prendendo parte alla vita sociale ed economica della regione. Sono diventati parte di Jazeera. Inoltre, come ha osservato il Primo Ministro del cantone di Efrîn Hêvî Mistefa in un incontro a Istanbul, la maggioranza di questi arabi è stata costretta dal regime siriano a spostarsi nei territori curdi, il che non costituiva una loro scelta.

Questi arabi possono avere anche relazioni con i loro vicini curdi attraverso matrimoni e rapporti di amicizia e non hanno mai percepito l’altro come un nemico, ma come vittima del regime baathista in Siria. Questi possono essere considerati come elementi facilitatori da utilizzare per una soluzione. E’ evidente che l’esproprio non ha condotto a un conflitto etnico. E’ vero che ciò che è accaduto negli anni ’60 e ’70 è stato ingiusto per i curdi, ma non solo i curdi hanno sofferto di tali politiche. Le comuni sofferenze possono condurre le persone a cooperare e a trovare una soluzione a beneficio di tutti. Questo è in realtà ciò che la gente di Jazeera pensa quando qualcuno chiede loro opinioni sull’esproprio delle terre.

Detto questo, l’amministrazione autonoma di Jazeera dispone di alcuni importanti meccanismi per risolvere il conflitto in modo pacifico. Molte persone credono che i curdi costringeranno gli arabi a lasciare a loro le regioni espropriate. Anche gli arabi avevano la stessa paura; tuttavia, l’amministrazione autonoma ha fatto esattamente il contrario, non escludendo nessuno dalla nuova amministrazione e perfino incoraggiandoli a partecipare alla costruzione del sistema sociale, economico e politico. Dal 2011, i curdi hanno costituito assemblee comuni sia nelle aree urbane sia in quelle rurali, unità di difesa (YPG, YPJ e Asayîş-Pubblica Sicurezza), istituzioni economiche e agricole, e le case del popolo per includere tutti i gruppi etnici nei processi decisionali. Tutto il lavoro fatto finora, ha offerto loro l’opportunità di discutere i problemi esistenti e di concentrarsi su quello che si può fare in futuro per risolverli senza discriminazione e politica di violenza verso qualsiasi gruppo in Rojava.

Finora curdi e arabi non hanno mai sperimentato conflitti in Rojava e hanno sempre dato messaggi che promuovono la solidarietà tra tutti i gruppi etnici. Ritengo che il TEV-DEM (Movimento della Società Democratica), le commissioni di riconciliazione e le assemblee del popolo costituite da membri di tutti i gruppi etnici del Rojava siano i principali organismi per risolvere il conflitto. Le seguenti soluzioni possono soddisfare le esigenze di tutte le parti in merito agli espropri:

I curdi possono riprendere le loro terre agli arabi solo se agli arabi venga data la stessa quantità o una quantità sufficiente di terra in un’altra regione del cantone di Jazeera. Qui l’aggettivo ‘sufficiente’ può sembrare problematico ma gli arabi e i curdi stanno per accordarsi su quello che può essere definito ‘sufficiente’. Può essere costituito un organismo comune dal TEV-DEM e dalle altre organizzazioni per affrontare specificamente le questioni come il denaro, la terra e le risorse da dare ad entrambi arabi e curdi per il reinsediamento. Il governo di Jazeera deve sostenerli finanziariamente. Poiché ci sono molte terre che gli arabi possono comprare, non sarà difficile per loro trovare un nuovo insediamento nella stessa regione. Questo è possibile solo se arabi e curdi troveranno una soluzione soddisfacente.

– I curdi possono chiedere di farsi assegnare terre di altre regioni, dove possono proseguire le attività che svolgevano prima nelle loro terre espropriate. Coloro che non accettano questa opzione, possono accordarsi con gli arabi che attualmente vivono nelle loro regioni sulla prima opzione.

– Né gli arabi, né i curdi devono lasciare i loro insediamenti attuali, ma queste organizzazioni, con l’aiuto del governo, possono chiedere loro di condividere le terre in modo equo o in base alla distanza che hanno dovuto ricoprire a causa dell’esproprio. Ciò richiederà un’indagine approfondita e della documentazione.

Qualsiasi soluzione a questo problema dovrà salvaguardare l’uguaglianza e la giustizia per tutte le famiglie curde e arabe, e questo sarà possibile solo se le parti negozieranno pacificamente e mostreranno la volontà di concordare una decisione condivisa. Dal momento che la guerra civile continua in molte regioni della Siria, comprese le zone vicine a Al Tabqah che è attualmente sotto l’occupazione di ISIS, gli arabi non possono o potrebbero non voler tornare in quella regione. Non c’è stata alcuna dichiarazione ufficiale su questo tema da parte degli organi di governo o delle organizzazioni politiche sociali nel cantone di Jazeera; eppure rimane uno dei problemi più grandi, come l’eredità del regime siriano.

Nonostante il regime dovrebbe essere la prima controparte a dover essere messa in discussione per tutte le perdite, l’attuale situazione in Siria non consente ai curdi e agli arabi di negoziare il conflitto con il governo siriano. Di conseguenza sono solo le comunità curde e arabe della regione di Jazeera a poterla risolvere e forse questa è l’opzione migliore dal momento che sono loro a poter decidere come vivranno.

di Yasin Duman

 

Note

[1] Radikal, “ISID Kobani’deki toprakları satıyor”, 23 novembre 2014, consultato il 27 dicembre 2014, http: //www.radikal.com.tr/dunya/isid_kobanideki_koyleri_satiyor-1237389

[1] ANHA, “The ISIS sells Kurdish villages in Kobanî”, 23 novembre 2014, consultato il 27 dicembre 2014, http:? Option = com_content //www.hawarnews.com/english/index.php & view = articolo & id = 2946: l’ISIS-vende-curdo-villaggi-in-kobani & catid = 1: news & Itemid = 2

[1] Kurdish Rights, “Dispossession and Poverty Afflicts Syria’s Kurd”, 20 giugno 2010, consultato il 28 dicembre 2014, http://kurdishrights.org/2010/06/20/dispossession-and-poverty-afflicts-syrias-kurds/
[1] Yeniözgür Politika, “Arap Kemeri Çözülecek”, 4 dicembre 2014, consultato il 28 dicembre 2014, http://www.yeniozgurpolitika.org/index.php?rupel=nuce&id=36862
[1] Nihat Kaya, “Gitsin Kürtler, Gelsin Araplar”, Kürdistan Stratejik Araştırmalar Merkezi, 24 maggio 2010, consultato il 28 dicembre 2014, http://www.lekolin.net/haber-707-Gitsin-Kurtler-Gelsin-Araplar.html
[1] L’incontro è stato organizzato dal gruppo dei 78 il 13 novembre 2014 presso il Cezayir Hotel di İstanbul.

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