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Interviste

USA e Russia: lite sull’egemonia in Siria

Con gli attacchi alla Siria il 14 aprile la Terza Guerra Mondiale e la crisi in Medio Oriente sono entrate in una nuova tappa. Con questi attacchi c’è un cambiamento negli attori regionali. Sia i membri della coalizione internazionale come USA, Francia e Regno Unito sia Paesi come Germania, Italia, Arabia Saudita hanno assunto una determinata posizione. Come si è arrivato a questa fase e cosa può nascere da questa nuova situazione?

Non possiamo considerare i recenti attacchi alla Siria in modo distinto dalla politica mondiale in generale e dalla politica seguita in Medio Oriente. Anche se viene ci rappresentato che l’attacco alla Siria con 103 missili fosse rivolto direttamente contro il regime, in sostanza si tratta di qualcos’altro. In primo luogo questa situazione è collegata alle relazioni tra la coalizione internazionale e la Russia, ovvero tra gli USA e la Russia. In questo punto c’è una crisi. Hanno cercato di presentare questa crisi come se fosse iniziata con la crisi degli agenti nel Regno Unito. Ma si tratta di una crisi più profonda. Questo evento non è diverso da un uscire all’esterno di questa crisi internazionale. Ricordo che durante il declino dell’Unione Sovietica si parlava del fatto che non ci sarebbe più stato un mondo bipolare. Si pensava che non ci sarebbe più stata una divisione tra il blocco orientale e quello occidentale. Ma con l’apparire della Russia questo „carattere di blocco“ esisterà sempre. Si disse che ci sarebbe sempre stata una forza che avrebbe avuto pretese di dominio globale, così come una resistenza contro questo sistema guidato dagli USA. È vero che la Russia inizialmente ha vacillato. Più tardi però è entrata di nuovo sulla scena della politica mondiale. Non si è trattenuta dall’organizzare anche se stessa in forma di blocco contro il blocco del sistema mondiale guidato dagli USA. Tuttavia entrambi non sono forze che rappresentano una modernità diversa. Gli USA e la Russia esistono piuttosto come due caratterizzazioni basate entrambe sull’egemonia. Per questo tra le due forze si verificano continuamente crisi.

Anche all’interno della Russia ci sono stati conflitti che hanno impedito una forte costituzione egemonica. Ma la contraddizione continua ancora. Con diverse tappe questa contraddizione è proseguita fino alla crisi in Siria.

Naturalmente la crisi in Siria va valutata nel contesto degli sviluppi generali in Medio Oriente. La crisi è una situazione generale della modernità capitalista, ma ha anche un carattere regionale. Gli USA cercano di dare al mondo una nuova forma sulla base di un „nuovo ordine mondiale“ e di imporlo anche attraverso la crisi in Medio Oriente. Si è portata dietro una serie di forze determinanti nel mondo e ha cercato di portare dalla propria parte Paesi della regione o di promuovere cambiamenti di regime. Non c’era alternativa. In passato la Russia non era molto attiva, ma si occupava piuttosto dei propri problemi. Più tardi si è inserita in Siria e è intervenuta. Se la Russia avesse limitato il suo intervento alla Siria, sarebbe stato possibile bilanciare le contraddizioni. Ma rendere più profonde queste contraddizioni e il tentativo di costruire una nuova egemonia in Medio Oriente, significa una nuova situazione. Se poi la Siria viene anche messa al centro, le contraddizioni diventano ancora più profonde. Nella guerra egemonica all’interno della modernità capitalista si devono vedere due lati. Da una parte il lato degli USA e dei suoi alleati. Dall’altra la posizione alternativa della Russia. La crisi degli agenti scoppiata in tempi recenti in Europa e la successiva polarizzazione deriva da questo. L’atteggiamento di Francia, Regno Unito, Germania e USA non si sviluppa in base a un caso singolo. Viene assunta una posizione nella guerra egemonica del sistema. La situazione in Medio Oriente ha raggiunto un livello nuovo. Se si segue la politica della Russia in Medio Oriente si capiscono meglio gli ultimi attacchi. Anche se viene preso come pretesto l’attacco con gas tossici da parte del regime a Ghouta est, questo in effetti è solo la copertura della crisi vera e propria e della contraddizione. Non si tratta dei massacri del regime. E non si tratta nemmeno di quanto gas tossico abbia usato il regime. Le azioni del regime degli ultimi 7 anni di guerra sono evidenti. Sono stati bombardati villaggi e commessi massacri. Ci sono dichiarazioni e prove che armi chimiche sono state usate dozzine di volte. Ma non è stata presa alcuna posizione. Ci sono stati solo alcuni avvertimenti, ma nessun intervento. Perché ora si è discusso dell’impiego di gas tossici a Ghouta est? È stata perfino condotta una rappresaglia e poi detto che si sarebbe indagato. Questo significa che il problema vero è un altro.

Allora qual è la vera ragione per l’azione delle forze internazionali contro il regime?

Da diverso tempo la Russia si è insediata in Siria attraverso la possibilità rivelata dal regime e ha iniziato a sviluppare egemonia a livello regionale. Se si considerano le relazioni della Russia con il regime, l’Iran e gli Hezbollah collegati e soprattutto con la Turchia, vediamo un problema serio per la coalizione internazionale.

Mentre il blocco occidentale cerca di imporre il proprio predominio attraverso determinati cambiamenti, la politica della Russia è opposta. Mentre l’attuale sistema ha grandi conflitti con l’Iran, la Russia ha un legame con quest’ultimo.

In questo la cosa più importante è la relazione della Russia con la Turchia, che ha raggiunto un nuovo livello. Le relazioni dell’occidente con la Turchia sono a un passo dalla rottura. Se si osservano le relazioni tra la Russia e la Turchia, si può riconoscere il problema fondamentale. La Turchia dispone fin dalla sua fondazione come Stato nazionale, di una relazione particolare con l’occidente e gli USA. Mentre per questo c’è una certa accettazione a livello mondiale, le relazioni della Russia con la Turchia sono diventate molto problematiche.

In che modo queste relazioni sono problematiche per il sistema?

In primo luogo la relazione della Turchia con la Russia, nel senso di relazioni e accordi economici e militari, sono diventate sempre più internazionali. Ma soprattutto si tratta dell’intervento di fatto della Turchia in Medio Oriente attraverso l’assenso della Russia. Un motivo per l’attacco della coalizione a tre sono le aspirazioni della Turchia nell’ambito dell’occupazione di Afrin di allargare la propria influenza con l’aiuto della Russia.

Questo è un punto critico. La Russia cerca di portare la Turchia dalla propria parte. La Russia può sfruttare la Turchia e farle cose simili come quelle che ha fatto a Afrin. Attraverso l’alleanza con la Turchia forma un nuovo spazio di egemonia che si allarga sempre di più. La creazione di nuove egemonie diventa un problema per gli USA e la coalizione internazionale. Contrariamente alla sua strategia per il Medio Oriente si forma una nuova forza. Se ci ricordiamo, Erdoğan ancora nei primi giorni dell’attacco a Afrin ha detto che la Turchia avrebbe attaccato Manbij, Kobanê, Tel Abyad, Qamislo e poi Sengal, il Kurdistan del sud, Kirkuk e Mosul. Questo è un risultato della politica della Russia. Usa la Turchia in questo modo contro gli USA e le forze internazionali. Non è possibile che la coalizione internazionale lo accetti. O accetta questa situazione e con questo perde la sua influenza in Medio Oriente e con questo in tutto il mondo, oppure viene fermata.

La coalizione internazionale fermerà tutto questo?

Ci sono indicazioni rispetto a questo. La crisi degli agenti nel Regno Unito lo mostra. Con questo si esprime che la politica della Russia è pericolosa e va fermata. Con le sanzioni si è dato un messaggio globale. Ma questo messaggio non è stato sufficiente per l’intensità in Medio Oriente. È stato necessario anche un intervento politico contro la relazione pericolosa tra la Russia e la Turchia, così come rispetto alla collegata crisi in Medio Oriente. L’ultimo attacco ha avuto questo effetto. È stato espresso che la politica seguita dalla Russia rispetto alla Turchia non viene accettata.

L’Iran era un obiettivo tradizionale. Invece di discutere l’attacco in Siria nel contesto dell’uso di armi chimiche o di massacri, bisognerebbe farlo su questa base. Il messaggio è l’essenziale.

Le pensa che questo messaggio indiretto abbia raggiunto il suo obiettivo?

Sulla Turchia non si poteva puntare in modo diretto. È ancora al centro e non è ancora chiaro cosa farà. Anche la Russia non si poteva prendere direttamente come obiettivo. Sarebbe scoppiata una guerra nucleare. L’obiettivo logico erano il regime e l’Iran. Con questo sarebbe stata impedita anche una reazione attiva della Turchia e dell’Iran. Con il colpo contro la Siria, che comunque non è molto forte e ha il ruolo di capro espiatorio, si è inoltre rafforzata la propria legittimità. Questo messaggio ora è stato dato.

Ora cosa succederà dopo questa crisi e quali opzioni di soluzione ci sono?

La crisi continuerà o nell’ambito di relazioni e contraddizioni tra le forze internazionali e regionali o ci sarà un avvicinamento a una soluzione. Ora sono comparse possibilità per una soluzione della crisi in Siria. Ma non è solo una questione che riguarda la Siria, ma riguarda l’intero Medio Oriente e il mondo. Senza risolvere la problematica in Medio Oriente la soluzione in Siria non significa niente. Sono possibili perfino crisi più grandi se si risolve la crisi in Siria senza affrontare i problemi in Medio Oriente.

Riza Altun– Componente del Consiglio Esecutivo della KCK, sugli interessi degli attori internazionali in Medio Oriente

L’intervista è stata pubblicata nella versione originale turca il 22.04.2018 con il titolo „Türkiye kafese girdi“ da ANF.

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