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Opinioni e analisi

Decriptare il memorandum di Sochi

Sostanzialmente questo accordo richiede a Erdoğan di coordinarsi con il governo siriano, che lui definisce illegittimo. In questo scenario, il prossimo passo lo vedrebbe stringersi la mano con Damasco. Quindi è la prima volta che la Russia è riuscita a trasformare il suo desiderio in un impegno scritto.

25 ottobre 2019

Senza dubbio il memorandum uscito da un incontro di sei ore tra il Presidente turco Tayyip Erdoğan e il Presidente russo Vladimir Putin, è uno spartiacque nella crisi siriana.

Dal punto di vista di Ankara, questo accordo impedisce efficacemente all’entità politica autonoma a guida curda di arrivare a compimento. Dal punto di vista di Mosca, il memorandum garantisce il ritorno dello Stato siriano nella regione.

A seguito del via libera da parte del Presidente USA Donald Trump, la Turchia ha lanciato la sua “Operazione Fonte di Pace” e è entrata a Tell Abyad (Gire Spî) e Ras’al Ayn. L’esercito turco si è poi schierato in determinate regioni a seguito di un accordo negoziato tra il governo siriano e le Forze Siriane Democratiche (FDS). Su pressioni da parte degli USA, le FDS si sono ritirate dalle zone di battaglia dopo un cessate il fuoco di 120 ore.

Più tardi ancora, spinto dal Congresso, Trump ha minacciato di dare inizio a sanzioni contro la Turchia se avesse rotto il cessate il fuoco e proseguito la sua operazione militare. In un momento di stallo, Erdoğan non ha avuto altra scelta che rivolgersi a Putin per determinare il futuro della sua iniziativa militare.

Il memorandum da un certo sollievo a Erdoğan che cerca di raggiungere l’obiettivo della sua operazione, nonostante sia minacciato da sanzioni USA e fronteggia Russia e Iran. Ma soprattutto chiarisce la strategia della Russia nello scenario siriano.

Consideriamo ora ciascun punto del memorandum:

Punto 1. Le due parti ribadiscono il loro impegno a preservare l’unità politica e l’integrità territoriale della Siria e la protezione della sicurezza nazionale della Turchia.

Questo è il cuore dell’accordo di Astana. Comunque, Russia e Iran consideravano le azioni della Turchia minacciose nei confronti dell’integrità territoriale e sovranità della Turchia.

Punto 2. Enfatizzano la loro determinazione a combattere il terrorismo in tutte forme e manifestazioni e a interrompere le intenzioni separatiste nel territorio siriano.

Questo punto riflette soprattutto l’analisi e le preoccupazioni della Turchia. Nonostante la Russia critichi gli USA per il coinvolgimento dei curdi in una ‘agenda separatista’, non si riferisce mai alle YPG o PYG come organizzazioni terroristiche. Putin invece durante la conferenza stampa congiunta ha enfatizzato che la questione curda deve essere risolta attraverso negoziati con Damasco – contro l’insistente opposizione della Turchia. D’altro canto, gruppi che sono diffusamente considerati terroristici vengono trattati da Erdoğan come “Esercito Nazionale” della Siria. Questo punto implica che queste opinioni sono cambiate.

Punto 3. In questo quadro, lo status quo stabilito nell’attuale Operazione Fonte di Pace che copre Tel Abyad e Ras Al Ayn con una profondità di 32 km, sarà preservato.

Il controllo continuativo su Tall Abyad e Ras’ul Ayn per un periodo indefinito per ora è il maggiore guadagno di Erdoğan. Usando la presenza militare lì come un’ancora, sarà in grado di dettare le sue condizioni.

Durante l’operazione “Fonte di Pace”, la Russia ha organizzato un accordo tra lo Stato siriano e le FDS, assicurando che l’esercito siriano stesse fuori da queste due aree, prevenendo in questo modo scontri con la Turchia. Questo ha permesso che lo status quo fosse preservato. Ma sono state fatte speculazioni sul fatto che la Russia abbia sollecitato la Turchia a ritirarsi di nuovo a ovest del fiume Eufrate. E mentre veniva discussa la questione di Idlib, i dettagli degli scambi non sono stati condivisi con la stampa. Gli sviluppi a ovest dell’Eufrate probabilmente presto avranno avanzamenti. Una visita del leader siriano Bashar Al-Assad lunedì alle truppe siriane alla periferia di Idlib, è servita da segnale.

Punto 4. Entrambe le parti riaffermano l’importanza dell’accordo di Adana. La Federazione Russa agevolerà l’implementazione dell’accordo di Adana nelle circostanze attuali.

Questo è uno dei punti più cruciali. La Russia ha cercato a lungo di usare l’accordo di Adana come una base per distendere i legami tra Siria e Turchia. Sostanzialmente questo accordo richiede che Erdoğan si coordini con il governo siriano, che lui chiama illegittimo. In questo scenario, il prossimo passo sarebbe stato di fargli stringere la mano con Damasco. Quindi è la prima volta che la Russia è stata in grado di trasformare il suo desiderio in un impegno scritto. Ma la fattibilità di un accordo resta controversa. L’accordo – che deve ancora acquisire lo status di un ‘accordo internazionale’ da entrambe le parti – non include alcuna disposizione che afferma che la Turchia possa attraversare il confine fino a 5 o 10 chilometri all’interno della Siria. Ci sono voci che questo sia previsto negli ‘articoli segreti’ dell’accordo – ma la realtà non è chiara. Damasco finora ha evitato di citare l’accordo. Inoltre, un mutuo accordo di segretezza firmato nel 2010 e approvato dal Parlamento nel 2011, rende l’accordo di Adana ridondante. Evitando questioni tecniche del genere, la Russia sta effettivamente usando questo accordo per frenare le azioni di Ankara e normalizzare le relazioni con Damasco.

Punto 5. A partire dalle ore 12.00 del 23 ottobre 2019, la polizia militare russa e le guardie di confine siriane entreranno nel lato siriano del confine turco-siriano, fuori dall’area dell’Operazione Fonte di Pace, per facilitare la rimozione di elementi delle YPG e delle loro armi fino a una profondità di 30 km dal confine turco-siriano, che dovrebbe essere conclusa in 150 ore. In quel momento, pattuglie congiunte russo-turche inizieranno a ovest e a est dell’area Operazione Fonte di Pace per una profondità di 10 km, fatta eccezione per la città di Qamishli.

Con questo punto, la Turchia abbandona il suo impegno di tenere l’esercito siriano lontano dai confini. Invece Ankara si atterrà alla road map russo-iraniana che coinvolge l’esercito siriano nel prendere il controllo lungo i suoi confini. Ma dislocare le YPG oltre 30 km non è un obiettivo facile. Se le YPG/FDS hanno già acconsentito a lasciare il controllo del confine all’esercito siriano, non hanno acconsentito a ritirarsi di 32 km in aree diverse da Tall Abyad e Ras’ul Ayn. Come la Russia realizzerà questo impegno è una questione importante. Secondo l’inviato USA in Siria James Jeffrey, Mosca non mancherà di raggiungere questo obiettivo. Integrare le YPG/FDS nell’esercito siriano come un “5° corpo d’armata” è un altro piano sull’agenda. Se questo piano va avanti, la Turchia dovrà vivere con il fatto che le YPG prevalgono nell’area con uniformi diverse. Come questa materia sia stata negoziata, resta poco chiaro. Se YPG vengono aggiunte all’esercito siriano, sarà l’esercito siriano quello con il quale avranno a che fare la pattuglia congiunta turco-russe. In un accordo del genere, la pattuglia perderebbe il suo significato simbolico.

Punto 6. Tutti gli elementi delle YPG e le loro armi saranno rimossi da Manbij e Tal Rifat.

Prima dell’accordo, la polizia militare russa e l’esercito siriano erano già ritornati a Manbij che si trova a est del fiume Eufrate. Il Consiglio Militare di Manbij stava già garantendo la sicurezza della città. Per quanto riguarda Tal Rifat, in precedenza era servita come materia di scambio contro la Russia, condizioni sulla città ora sono nel testo. Tal Rifat è stata il corridoio tra Afrin e Manbij. Quando le YPG hanno perso Afrin nel 2018, si sono ritirare nell’area circostante Tal Rifat. Se le YPG ora si ritirano anche da lì, questo ostacolerà i loro sforzi di ritornare a Afrin. Ma se le YPG vengono integrate nell’esercito siriano, i curdi potrebbero stabilirsi a Afrin e Idlib con un nuovo status. Questo è un risultato che Erdoğan non vorrebbe mai vedere.

Punto 7. Entrambe le parti prenderanno le misure necessarie per prevenire infiltrazioni da parte di elementi terroristici.

Le linee che i curdi hanno tenuto dal 2012, sono state le aree più sicure lungo il confine turco-siriano. Se il conflitto è fuori dai giochi, non ci sarà più necessità di occuparsi di questioni relative al confine.

Punto 8. Verranno lanciati sforzi congiunti per facilitare il ritorno di rifugiati in modo sicuro e volontario.

La mappa della “zona sicura” di Erdoğan viene invalidata da questo memorandum. Ankara aveva progettato di istituire una zona sicura larga 32 km e lunga 480 km, di spostarsi poi sotto l’autostrada M-4 e di insediare 2 milioni di rifugiati in queste aree. Dato che questa mappa immaginata non poteva più essere ottenuta, piani rispetto al reinsediamento di rifugiati sono diventati poco meno di un pio desiderio.

L’unica opzione per permettere il ritorno dei rifugiati, sarebbe una fine della guerra e la garanzia della stabilità attraverso il raggiungimento di una soluzione politica. Ma non c’è alcun modo in cui la Turchia si possa avvicinare a una tale stabilità mentre sponsorizza e sostiene un mucchio di gruppi jihadisti dediti al saccheggio, che hanno una sbalorditiva somiglianza con Al-Qaeda.

Punto 9. Verranno istituiti un monitoraggio congiunto e un meccanismo di verifica per supervisionare e coordinare l’implementazione di questo memorandum.

Se riesce un coordinamento tra la Russia e la Turchia, gli USA- che hanno sorpreso tutti con le loro decisioni contrastanti – poterebbero ben essere ancora più isolati. La costituzione di un centro operativo congiunto turco-statunitense aveva provocato molta ansia da parte di Russia e Iran. Sembra che la situazione si sia ribaltata.

Punto 10. Le due parti continueranno a lavorare per trovare una soluzione politica duratura al conflitto siriano all’interno del meccanismo di Astana e sosterranno l’attività del Comitato Costituzionale.

Fino a ora, la Turchia aveva impedito che qualsiasi rappresentante del Governo Autonomo Democratico della Siria del Nord e dell’Est si unisse al Comitato Costituzionale. Questo ha causato un vuoto e ha garantito il fallimento del comitato. Mentre ora non ci si aspetta che la Turchia acconsenta a questo, sembra inevitabile un processo parallelo su l’insistenza della Russia. Un processo del genere porterebbe i curdi al tavolo negoziale con Damasco. Erdoğan può fare tutto il possibile per sabotare questo.

***

Come reagiranno i curdi a questi punti? Dopo la conferenza stampa hanno optato per analizzare il testo piuttosto che commentarlo prontamente. Mentre negoziavano con la Turchia, i russi hanno discusso il ruolo dei curdi? Come inciderà il processo sui governi civili dei centri cittadini gestiti dai curdi e sui consigli militari locali? Istituzioni del genere sono un’eredità del progetto curdo di autonomia. L’intenzione di rendere Qamishli un’eccezione, presagisce flessibilità sulla questione.

Il risultato del memorandum indubbiamente dipende dalla reazione delle FDS. In che misura i curdi seguiranno la loro collaborazione con il governo della Siria? E il governo USA cambierà di nuovo idea? Funzionari statunitensi insistono che continueranno a lavorare con le FDS. I curdi sono favorevoli a lavorare sia con gli USA sia con il governo siriano.

Dopo aver orientato i curdi verso Damasco usando l’intervento turco, la Russia potrebbe concentrarsi su Idlib e invitare la Turchia a rispettare il primo punto del memorandum. In altre parole, la Russia allora potrebbe chiedere alla Turchia di ritirarsi.

Chi è Fehim Taştekin?

È laureato all’università di Istanbul alla facoltà di Scienze Politiche. Ha iniziato con il giornalismo nel 1994 come reporter. Ha lavorato per giornali come Yeni Şafak, Son Çağrı, Yeni Ufuk, Tercüman, Radikal e Hürriyet. Per un periodo è stato editore fondatore della Kafkas Agency che lavorava su questioni relative al Caucaso. Ha prodotto e presentato programmi di politica estera su İMC TV fino a quando è stata chiusa. Attualmente scrive editoriali per Gazete Duvar e Al Monitor. Ha scritto tre libri.

di Fehim Taştekin

da Duvar.English

https://www.duvarenglish.com/columns/2019/10/25/decrypting-the-sochi-memorandum/

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