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Siria

Yousef: Non abbiamo combattuto nessuno, stiamo difendendo noi stessi e la nostra esistenza

Fawza Youssef ha ribadito che la Turchia non vuole che cessi il terrorismo in Siria o che si risolva la crisi siriana e che si ottenga stabilità. Il suo obiettivo principale è peggiorare la crisi e prolungare la vita dell’ISIS. “Non abbiamo combattuto una guerra contro nessuno, stiamo combattendo una guerra per l’esistenza e autodifesa”.

La co-presidente del Corpo Esecutivo della Federazione Democratica della Siria del Nord, Fawza Youssef, ha tenuto un discorso durante il meeting annuale del Consiglio del Cantone di Qamishlo tenutosi al Centro Aram Tikran per la Cultura e l’Arte nella città di Rumailan, del distretto di Girkê Legê. Vi partecipano i co-presidenti dei consigli del cantone, di aree, distretti e città.

Il discorso si è basato sulla situazione generale nella regione, e in particolare della Siria del Nord-est. Yousef ha parlato della crisi del Medio Oriente dovuta alla mancanza di volontà del popolo e ai sistemi statali autoritari, che hanno reso il ventesimo secolo un periodo di guerre e conflitti nell’area.

Ha notato che le aree del nordest siriano sono state testimoni negli anni dei movimenti popolari di sviluppi importanti nella promozione della democrazia e della volontà del popolo nell’occuparsi delle proprie questioni. “Per la prima volta nella storia della regione, i popoli del nordest siriano hanno espresso la loro volontà libera da interferenze esterne, e vivere dove si sono tenute le elezioni l’anno scorso è un’esperienza unica. È un modello alternativo ai regimi prevalenti, e ciò ha portato risentimento nelle forze reazionarie. Le forze che non credono nella volontà del popolo considerano questo modello una minaccia e rigettano il sistema democratico, cercando di stabilire un sistema autoritario centrale e di imporlo al futuro della regione.

Non cerchiamo di risolvere questi problemi con metodi militari, ma abbiamo bisogno di soluzioni pacifiche e democratiche, ma sfortunatamente le forze reazionarie, che siano Turchia, Iran, o il regime siriano”, ha detto Fawza Yousef, “non vogliono risolvere questi problemi pacificamente, ma insistono nel commettere massacri, negando identità e stabilendo regimi dittatoriali. Abbiamo provato duramente a partecipare a una soluzione politica, ma le stesse forze hanno impedito la nostra partecipazione, la nostra ricerca di negoziati e pace, aderendo alla solita mentalità di regime. Non abbiamo adottato i mezzi militari come soluzione, ma siamo stati attaccati. Non siamo usciti dalle nostre case ma loro le vanno attaccate, non siamo usciti dalla nostra terra e loro l’hanno attaccata, abbiamo difeso la nostra cultura e loro ce l’hanno negata. Non abbiamo combattuto una guerra contro nessuno, combattiamo una guerra per l’esistenza e l’autodifesa”

Yousef ha anche menzionato le minacce turche e gli attacchi sulle aree del nordest siriano. “Nel 2018 uno degli argomenti su cui abbiamo lavorato di più è la stabilità della Siria e l’eliminazione della bande ISIS. Ma Turchia e Russia hanno considerato ciò una minaccia, e per portarci alla guerra hanno attaccato Afrin. Il nostro obiettivo era fare un modello della Siria del Nord per risolvere la crisi siriana, ma la Turchia e gli altri paesi non volevano risolverla, e per acuirla hanno attaccato Afrin e l’hanno occupata.

[four_fifth]Ogni volta che si fa un passo per eliminare un oppressore, la Turchia gli aiuta per prolungare la vita dell’ISIS. Quando si decise di eliminare Jabhit al-Nusra, la Turchia è intervenuta per proteggerlo. La Turchia non vuole eliminare il terrorismo in Siria, non vuole stabilire sicurezza e stabilità, e non vuole risolvere la crisi, perché sa benissimo che anche il popolo turco e i partiti vorranno un cambiamento dal regime dittatoriale, e quindi tutti i suoi sforzi fanno peggiorare la crisi siriana”.[/four_fifth]

L’obiettivo della Turchia è la divisione della Siria.

Fawza Yousef ha inoltre aggiunto che l’obiettivo principale dell’occupazione turca è la divisione della Siria. “Il problema turco non è il popolo curdo, né il PYD (Partito dell’Unione Democratica), né le Unità di Protezione del Popolo YPG. La presenza turca a Idlib, Azaz, al-Bab, e Jarablus è un preludio della divisione della Siria, non siamo noi ad aver attirato i mercenari a Idlib, ma le politiche dello stato turco, le politiche internazionali, le pratiche del regime che spianano la strada per la Turchia verso la divisione della Siria”.

 

ANF

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