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Interviste

Gli attacchi vengono condotti con armi tedesche

Contro la crociata turca in Siria del nord dovrebbero alzare la voce anche i sindacati. Un colloquio con Bernd Riexinger

Berlino non dice niente sui crimini contro i diritti mani di Ankara nel nord della Siria. Pensa che con la grande manifestazione di sabato sia possibile fare pressione sul governo federale?

Senza pressioni non è possibile fermare la guerra di aggressione lesiva della legalità internazionale che la Turchia conduce contro la popolazione curda e l’amministrazione autonoma nel nord della Siria. Il pericolo di guerra in questo modo viene aumentato in modo drammatico a livello complessivo. Non sappiamo come reagiranno la Russia e gli Stati Uniti. Il governo tedesco CDU-SPD indirettamente sostiene il Presidente turco Erdogan. Permette forniture di armi alla Turchia.

Il deputato svedese Jabar Amin all’inizio della settimana si è recato in Siria del nord per documentare sul posto le violazioni dei diritti umani dell’esercito turco e delle bande di mercenari jihadisti. Il Presidente della Francia Emmanuel Macron ha invitato Erdogan a mettere fine alla guerra di aggressione contro Afrin. Perché il governo federale tace con tanta perseveranza?

Il motivo è lo sporco accordo che la Cacelliera federale Angela Merkel, CDU, ha fatto con Erdogan sulla questione dei profughi. Il prezzo per questo negli scorsi anni lo ha reclamato di continuo: il governo federale accetta il silenzio violazioni dei diritti umani, l’attacco alla democrazia e questo attacco lesivo della legalità internazionale.

Die Linke nei dibattiti parlamentari insiste sulla necessità di considerare la cosiddetta operazione “Ramoscello d’Uivo” una violazione della legalità internazionale perché la Turchia non è stata né attaccata né esiste un mandato delle Nazioni Unite. Quali sono le reazioni?

Giusto mercoledì Die Linke in un dibattito sulle esportazioni di armi ha chiarito: gli attacchi contro Afrin vengono condotti con armi provenienti dalla Germania o con armi prodotte su licenza tedesca. Per la Siria del nord girano carri armati »Leopard«. Gli intrecci sono chiari. La Cancelliera non si pronuncia; il Ministro degli Esteri Sigmar Gabriel, SPD, insiste sul fatto di aver »migliorato« le relazioni con la Turchia.

Lei è stato Segretario del sindacato Verdi. I sindacati non dovrebbero annunciare resistenza contro questa brutale guerra di aggressione?

Le politiche per la pace negli scorsi decenni per i sindacati erano una questione centrale. Ma c’è stata una spoliticizzazione. I sindacati si concentrano principalmente sulla loro attività centrale, la politica salariale. A mio avviso questo è un grande errore.

Di fronte a violazioni così gravi dei diritti umani e attività guerresche, i sindacati potrebbero rendere più chiara la loro influenza anche attraverso scioperi.

Questo lo ritengo illusorio. Anche su altre questioni che per loro sono una patata bollente non fanno niente: per esempio nel caso del peggioramento delle pensioni o della deregolamentazione del mercato del lavoro. Ma questo non significa che non potrebbero svolgere un ruolo in termini di politica generale. Tanto più che la Turchia perseguita anche sindacalisti e che vengono limitati i diritti sindacali. Chi dice qualcosa contro l’aggressione a Afrin viene immediatamente arrestato.

Quindi i sindacati si sono congedati dalle politiche per la pace?

La situazione non è poi così drastica, ci sono ancora le marce pasquali [NdT: in tedesco “Ostermärsche”, manifestazioni pacifiste o antimilitariste annuali del movimento per la pace in Germania]. Ma vorrei che alzassero di più la voce.

La IG Metall potrebbe intervenire su Rheinmetall e Krauss-Maffei Wegmann perché non forniscano armi alla Turchia. Perché questo non succede?

La IG Metall discute sulla conversione dell’industria degli armamenti. C’è una sinistra che porta avanti questo tema. Ma i vertici sindacali non si sono pronunciati in modo chiaro sul fatto che i sindacati sono contrari alle esportazioni di armi verso la Turchia e non hanno invitato il governo tedesco a mettere fine alla collaborazione militare.

Come si può coinvolgere il sindacato quando si tratta di politiche per la pace?

La manifestazione di sabato è importante. È convocata da iscritti al sindacato e gruppi di base. Se non lo fa il vertice, è compito dei sindacalisti di sinistra portare avanti la politicizzazione dell’organizzazione: delegati, segreterie locali e provinciali possono partecipare. Ci sono iscritti curdi e turchi.

 

Intervista: Gitta Düperthal

Bernd Riexinger è Co-Presidente di Die Linke

https://www.jungewelt.de/artikel/328271.angriffe-werden-mit-deutschen-waffen-gef%C3%BChrt.html

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