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Diritti umani

Torture sessuali a prigioniere nel carcere di Sincan

ANKARA – Abdulvahap Çile ha detto che ha potuto visitare sua figlia Zeynep Dilan Çile nel carcere femminile chiuso di Sincan grazie agli sforzi fatti dai suoi avvocati. Ha fatto notare che sua figlia e altre prigioniere nel carcere sono oggetto di torture psicologiche e fisiche.

Dopo la dichiarazione dell’OHAL (Stato di Emergenza), le pratiche illegali contro prigionieri politici in Turchia e in Kurdistan aumentano ogni giorno. Zeynep Dilan Çile, prigioniera nel carcere di Sincan ad Ankara, è stata oggetto di tortura e perquisizioni corporali. Suo padre Abdulvahap Çile ha sporto denuncia penale rispetto alla sua situazione. Ha detto, “Pratiche di questo tipo sono incompatibili con i diritti umani e devono finire immediatamente.” Abdulvahap ha riferito che sua figlia e altre prigioniere sono oggetto di torture psicologiche e fisiche nel carcere di Sincan.

La corte ha chiuso gli occhi di fronte alle torture

Abdulvahap, che ha visitato sua figlia dopo mesi grazie agli sforzi fatti dai suoi avvocati, ha detto, “Non sappiamo nemmeno di cosa sia accusata mia figlia. Il suo fascicolo è stato dichiarato segreto. Dicono che c’è la testimonianza di testimoni la cui identità deve rimanere segreta. Mia figlia ha detto che è stata oggetto di torture fisiche l’ultima volta che è stata portata a Silopi. I suoi avvocati lo hanno riferito alla corte; ma la corte ha risposto che non potevano ammetterlo senza un rapporto medico.”

Abbiamo sporto una denuncia penale

Osservando che i prigionieri hanno il diritto di chiamare le loro famiglie ogni 15 giorni, Abdulvahap ha detto, “Mia figlia ci ha chiamati, ha detto che stata oggetto di torture fisiche quando è stata portata in carcere. Come ci ha detto mia figlia, è stata oggetto di perquisizioni corporali e quando ha rifiutato di essere perquisita nuda, le hanno usato violenza. Come sua famiglia abbiamo sporto denuncia pena tramite i nostri avvocati.”

È stata messa in isolamento per una lettera

Facendo notare che i prigionieri sono oggetto di torture sistematiche nell’ambito delle pratiche dell’OHAL, Abdulvahap ha detto, “Solo parenti stretti possono visitarla. Nella visita aperta mensile le famiglie sono oggetto di torture. Abbiamo passato un controllo di almeno mezz’ora nei checkpoint. Nei checkpoint ci insultano. Non possono scrivere lettere e avere risposta ai loro bisogni specifici. Mia figlia è stata messa per nove giorni in cella di isolamento per averci scritto una lettera.”

Sujin

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