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Kurdistan

Intrighi turchi e la fase dopo al-Bab

L’esercito turco e i gruppi ad esso collegati dopo un accordo con IS hanno preso la città di al-Bab. È ancora presto per scorgere la contropartita turca per la ritirata di IS. Sull’altro lato l’esercito siriano aspetta a Tedef che si trova a circa 3 km di distanza da al-Bab e che a sua volta con la ritirata di IS ha messo sotto il suo controllo altri due villaggi. Contemporaneamente l’ex Ministro della Difesa e attuale “Ministro per la Concordia Sociale” del regime siriano, Ali Haydar, ha fatto una dichiarazione sorprendente. La domanda che si pone ora è: adesso che succede a al-Bab e nei dintorni?

Qual è stata la contropartita turca per Bab?

Il governo turco dopo la sua intesa su Aleppo con la Russia ha ritirato dalla città le truppe islamiste alle sue dipendenze. Le truppe ritirate da qui, sono poi state scatenate su al-Bab. Il tutto è successi circa tre mesi fa. IS a al-Bab ha cercato di tenere la città e nel farlo ha inflitto pesanti perdite all’esercito turco. Ancora alcuni giorni fa giravano diverse voci: IS avrebbe lasciato la città, ma ceduto il controllo all’esercito siriano e non alla Turchia, dato che si sente tradito dalla Turchia. Ma ora è andata in modo diverso e l’esercito turco e i suoi sodali hanno preso la città. Questo accordo con IS senza dubbio è collegato a una contropartita. Ci ricordiamo la storia con il consolato turco a Mossul: la Turchia aveva rilasciato tutti gli appartenenti a IS da lei detenuti. Cose analoghe sono successe anche per la ritirata di IS da Jarablus, Rai e Dabiq. Nei media si è parlato di forniture di armi e munizioni. Senza dubbio è ancora presto per poter dire cosa è stato promesso a IS questa volta. Ma molto presto si vedrà cosa c’è dietro …

Cosa significa la dichiarazione di Ali Haydar?

Torniamo alla dichiarazione di Ali Haydar: dopo che l’esercito turco e le sue bande sono avanzate nella città, anche l’esercito siriano è avanzato ancora. La presa di due villaggi doveva essere un messaggio per la Turchia che insieme alla dichiarazione di Haydar non poteva diventare più chiaro di così: “Attualmente noi [geograficamente] siamo a un punto in cui uno scontro militare con l’esercito turco non è più escluso. Non vogliamo scontri con l’esercito turco. Il nostro desiderio è che dopo un dialogo politico si ritirino. Chiediamo alla Russia di convincere la Turchia a ritirarsi”, così Haydar. Questo messaggio può essere un importante presagio di quegli eventi che ci aspettano nei prossimi giorni e settimane a al-Bab. L’esercito siriano potrebbe avviare un’offensiva contro il cosiddetto “Esercito Siriano Libero”, con il quale si trova in guerra da cinque anni.

Se dovesse succedere questo: l’esercito turco rischierà una guerra contro l’esercito siriano? Non bisogna dimenticare che l’ingresso turco in Siria non si fonda su alcuna base legale. Se quindi rischiasse uno scontro con il regime, questo significherebbe una nuova guerra nella quale sono coinvolte forze internazionali e regionali. Il regime siriano e la Russia hanno consapevolmente acconsentito alla battaglia turca a al-Bab. Ma da questo momento si cercherà di rappresentare la Turchia come occupante sia a livello internazionale che regionale perché si ritiri dalle zone occupate di al-Bab, Jarablus, Rai, Soran, Exterin ecc..

Un’altra opzione: la guerra contro i curdi

Dall’invasione di Jarablus le bande legate alla Turchia hanno dichiarato le città di Manbij e Tal Rifat come loro “prossimi obiettivi”. Manbij era anche il primo obiettivo dopo Jarablus, solo un tentativo di mediazione degli USA ha fermato l’attacco. Dopo si sono intensificati gli attacchi nei villaggi di Tal Rifat, Sey Isa e Hesiye. Qui ci sono stati violenti scontri e l’esercito turco e le sue bande hanno dovuto subire gravi perdite. Dopo che soldati turchi sono stati bombardati “inavvertitamente”, gli attacchi sono cessati.

Potrebbe essere che la Russia ora acconsenta a un attacco della Turchia e delle sue bande contro i curdi, in particolare perché di piani del genere si è parlato anche in passato. Ma tutte le forze, USA e Russia compresi, sanno che a Manbij e Shahba non c’è IS e che le forze in quelle città non sgombereranno le città in cambio di una qualche contropartita. E questo significa che la Turchia deve mettere in contro perdite decuplicate rispetto a quelle a al-Bab. Inoltre ora esiste ancora la possibilità di lasciare “in qualche modo” il Paese. Dopo un attacco del genere questo non sarà più possibile. Non va dimenticato che la popolazione di Manbij ha perso 264 dei suoi combattenti per liberare la città. È quindi escluso che la città venga lasciata alla Turchia.

La guerra contro i curdi e il referendum in Turchia

D’altro conto un attacco a Manbij o Shahba potrebbe significare che in Turchia venga revocato il referendum. Perché la Turchia e le sue bande sono consapevoli del fatto che in queste città non otterranno una vittoria. Al contrario, sarebbe una guerra di mesi, se non di anni.

Da sondaggi sul referendum risulta che il risultato sarà un forte “NO”. Attualmente in Turchia però non esiste una base legale per la revoca del referendum. Quindi potrebbe essere che il Presidente dello Stato turco trascini il Paese consapevolmente in una guerra per poter revocare il referendum. Quindi può essere che il Presidente dello Stato seguirà fino all’ultimo sondaggi e prognosi sul referendum per poi possibilmente dare il via libera per un’ulteriore avventura militare in Siria.

Seyit Evran
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