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Territori curdi in Iraq: scontro sulle operazioni militari contro il PKK

Il governo dell’Iraq negli ultimi giorni ha suscitato clamore con la sua presunta dichiarazione di non voler combattere militarmente unità del Partito dei Lavoratori del Kurdistan PKK operanti sul suo territorio. Il contesto dello scontro è costituito dagli eventi nella città di Sinjar di due anni e mezzo fa. Combattenti della milizia terroristica »Stato Islamico« nell’agosto 2014 conquistarono ampie parti della città e dell’omonima catena montuosa assassinando migliaia di appartenenti al gruppo di popolazione degli yezidi che vengono perseguitati da IS come »infedeli«. Inoltre sequestrarono numerose donne e ragazze yezide per venderle come schiave.

I Peshmerga – le forze armate della »Regione Autonoma Kurdistan« sotto il Presidente Masud Barzani – schierati a difesa della città, all’epoca fuggirono dalla città senza combattere e lasciarono indietro gli yezidi senza alcuna protezione. Solo l’intervento di unità della guerriglia del PKK e delle Unità di Difesa del Popolo (YPG) e del loro battaglione di donne YPJ sono riusciti a salvare decine di migliaia di yezidi, a fermare IS e poi a scacciarlo dalla città. Il tradimento delle unità di Peshmerga senza dubbio non verrà dimenticato tanto presto dagli yezidi.

Dall’inizio dell’operazione per la liberazione della città di Mosul tenuta da IS, nell’ottobre 2016, continuano a prodursi tensioni tra il governo centrale di Bagdad e la Turchia, le cui truppe operano in territorio irakeno dove affermano che si starebbero dedicando alla lotta al terrorismo. Così il governo chiede il ritiro delle truppe turche dalla base militare di Bashiqa nel nord dell’Iraq. Anche su Sindjar ci sono dispute: Già il 30.10.2016 il Presidente turco Erdogan secondo l’agenzia stampa statale Anadolu dichiarava: »Sindjar sta diventando una nuova Qandil. Per questo non tollereremo Sindjar, perché lì si trova il PKK« (Con Qandil si intende il quartier generale del PKK nelle montagne dell’Iraq del nord). Due giorni dopo un gran numero di carri armati e artiglieria pesante è stato spostato al confine turco-irakeno ed è stato apertamente minacciato l’ingresso a Sindjar e Qandil (riferito da jW).

 

di Kevin Hoffmann, Istanbul

 

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