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Kurdistan

Arresto dei politici dell’HDP in Turchia: Le parole non bastano

Per mesi gli osservatori della politica interna turca avevano ammonito: se i due co-presidenti del Partito Democratico dei Popoli (HDP) nell’ambito della caccia alle streghe contro i politici curdi dovessero essere arrestati, questo potrebbe allargare la guerra civile nel sudest del Paese, dove da oltre un anno infuria la soldatesca di Erdogan, a tutta la Turchia. Nella notte tra giovedì e venerdì si è arrivati a questo punto: poliziotti hanno perquisito le abitazioni di Selahattin Demirtas e Figen Yüksekdag e hanno arrestato i due. L’accusa – come sempre in questi casi – sostegno al »terrorismo«, quindi al Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK). Le reazioni alla repressione non si sono fatte attendere a lungo. In Turchia e in Europa i curdi insieme alla sinistra solidale sono scesi in piazza protestando contro l’imposizione sempre più aperta della dittatura del Presidente Recep Tayyip Erdogan.

Certo, nella Berlino politica si è “preoccupati”, ma gli affari devono andare avanti. Le industrie belliche tedesche [N.d.T. e italiane] forniscono armi e munizioni a coloro i quali hanno ridotto in macerie dozzine di città curde. Politici turchi di sinistra su ordine di Ankara sono oggetto di giudizi sommari da parte dei tribunali tedeschi e rinchiusi per molti anni. Miliardi di Euro scorrono verso un corrotto regime dell’AKP dal quale Angela Merkel spera di avere la messa in sicurezza dei confini europei contro i profughi.

Si cerca di mascherare la partnership militare, economica e diplomatica con il regime Ankara con affermazioni »critiche«. E dato che questa volta la situazione è particolarmente drammatica, a prendere la parola sono addirittura in diversi tra coloro il cui mestiere è nascondere l’evidenza con la retorica. Uno è »costernato« (Joachim Gauck), un’altra trova la situazione in Turchia “estremamente allarmante” (Angela Merkel tramite Steffen Seibert). Ma dato che ora dopo mesi di assassinii, arresti e torture da parte dello Stato turco bisogna pur fare qualcosa si arriva perfino al mezzo più aspro: il Ministro degli Esteri Frank-Walter Steinmeier convoca l’ambasciatore turco. Per parlare.

Chi non è cieco può notare: ai milioni di curde e curdi i cui rappresentati eletti e scelti vengono in massa licenziati, arrestati e assassinati, la critica retorica di quel regime che li odia e li perseguita non basta più. Sanno che i collaborazionisti che sono quelli che rendono possibile l’azione di Erdogan, stanno a Berlino. E anche da queste parti non resteranno in silenzio. Dopo gli arresti dei due politici di spicco Demirtas e Yüksekdag – e di altri funzionari dell’HDP – la confederazione KCK, confederazione di riferimento del PKK, ha dichiarato che i curdi »in tutto il mondo devono sollevarsi contro gli attacchi«. Dappertutto, quindi anche nella RFT. A Francoforte sul Meno già venerdì pomeriggio ci sono stati scontri con la polizia, per dozzine di città sono indette manifestazioni. Il prezzo della politica tedesca sulla Turchia potrebbe salire nelle prossime settimane e mesi.

di Peter Schaber

 Junge Welte

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