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Kurdistan

Arrestati a Xelfetî: elettroshock, percosse, tortura sessuale

Dieci delle diverse dozzine di persone della città di Xelfetî che una settimana fa sono state arrestate in una retata a seguito di uno scontro a fuoco in cui è morto un commissario di polizia, sono state rilasciate. In tribunale hanno riferito di pesanti torture.

L’operazione avviata sabato scorso a Xelfetî (Halfeti, provincia di Riha/Urfa) dopo uno scontro a fuoco, continua ancora a una settimana dall’evento. L’operazione si è verificata per via di una sparatoria in una casa del quartiere residenziale di Derto (Dergili), in cui un vice-commissario di un’unità speciale della polizia è rimasto ucciso. Altri due poliziotti sono rimasti feriti. Nel corso della successiva operazione, i militari hanno gettato bombe a mano nella casa interessata. Due persone che si trovavano all’interno hanno perso la vita.

Dopo la sparatoria, sia a Xelfetî sia nel capoluogo Hewenc (Bozova) circa 30 persone sono state arrestate in perquisizioni domiciliari della gendarmeria. I legali degli interessati avevano già reso noto che gli arrestati sono stati pesantemente torturati e hanno contratto fratture ossee e in parte fratture craniche.

Elettroshock, percosse, tortura sessuale

Nel capoluogo di provincia Riha, il 24 maggio si è svolta un’udienza per dieci degli interessati con accuse di „sostegno del terrorismo“. La procura nei casi di Abdullah Buğa, Abdurrahman Çiftçi, Ahmet Yıldırım, Ali Zencirkıran, Kenan Yıldırım, Mehmet Kaçar, Mehmet Hayri Çiftçi, Mustafa Çiftçi, Müslüm Yıldırım e Sinan Yıldırım aveva chiesto misure restrittive e rinviato gli uomini in tribunale. Nei loro interrogatori, Mehmet Hayri Çiftçi e Mustafa Çiftçi hanno raccontato dettagliatamente delle torture durante la custodia di polizia. Hayri Çiftçi ha verbalizzato: „Come ho già dichiarato durante l’interrogatorio di polizia, nella stazione della gendarmeria sono stati torturato. Mi hanno preso a calci, il mio corpo ne mostra i segni. Sono stato picchiato con dei manganelli, hanno infierito sulle mie mani e sui miei piedi. Mi è stata rovesciata addosso acqua e sono stato messo su una panca per le torture. Tutto questo è successo nella sede della gendarmeria. Nella direzione distrettuale di polizia, al piano superiore mi sono stati bendati gli occhi mi sono stati messi degli elettrodi sui genitali. Mentre le mie mani e i miei piedi erano legati, mi si sono gettati addosso. Intraprenderò le vie legali contro i responsabili. Mi oppongo alle misure restrittive.“

Misure restrittive e divieto di espatrio

Si è opposta l’avvocata Sevda Çelik Özbingöl e ha presentato richiesta di un esame medico legale. La giurista inoltre ha fatto notare che non ci sono prove concrete per le accuse contro Hayri Çiftçi. Anche Mustafa Çiftçi ha parlato di pratiche di tortura simili.

Nonostante le obiezioni, il tribunale ha disposto la firma settimanale contro Kenan, Müslüm, Sinan und Ahmet Yıldırım e Mehmet Hayri Çiftçi. Abdullah Buğa, Abdurrahman Çiftçi, Mehmet Kaçar, Mustafa Çiftçi e Ali Zencirkıran sono stati messi a piede libero, ma gli è stato imposto il divieto di espatrio.

Un arresto

Già ieri altri dieci civili arrestati sono stati rinviati alla giustizia. Nel caso di Abdullah Çiftçi il tribunale per via di contributi critici nei social media, ha disposto la carcerazione preventiva.

Fonte: ANF

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