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Iraq

L’aspetto economico dell’invasione del Kurdistan meridionale

Con la perdita del controllo dei pozzi petroliferi, la maggiore fonte di introiti, una diffusa crisi economica potrebbe emergere presto. L’Esercito iracheno e le forze Hashd al-Shaabi hanno utilizzato il referendum del 25 settembre come una scusa per assumere il controllo di vari “territori contestati” a partire da Kirkuk il 16 ottobre. Quello che influenzerà maggiormente il Kurdistan meridionale a riguardo delle aree le aree assunte sono le entrate generate dal petrolio che ora sono andate perse. A causa delle regioni ricche di petrolio perse dal 16 ottobre, l’Amministrazione del Kurdistan meridionale è caduta dietro alle vendite di petrolio, fatte illegalmente dal 1991 al 2003 e poi esportato ufficialmente dal 2003 in poi.

Dopo le sollevazioni a Qaladize e Ranya nel Kurdistan meridionale nel 1991, la maggior parte dei territori era stata liberata dal regime di Saddam Hussein. Il KDP e il PUK non erano nel paese in quel periodo ma tornarono nel Kurdistan meridionale e presero il potere. C’erano giacienti petroliferi in molti villaggi e distretti nella regione di Shiveshok nei pressi di Taktak nelle zone liberate. I 300.000 barili di petrolio grezzo estratto da questi giacimenti presi in consegna dal KDP e dal PUK sono stati venduti illegalmente in autobotti. Ciò è proseguito fino a quando ISIS aveva incominciato ad invadere Shengal e le zone nei pressi di Kirkuk nel 2014.

Il KDP aveva il controllo dei giacimenti

Dopo che ISIS era entrato a Shengal, Kirkuk, Zumar e Rabia nel 2014 e il governo iracheno si era ritirato dalla regione,anche le zone ricche di petrolio di Zumar, Bayhesen, Havane, Babagurgur, Cembur e Xeba erano finite sotto il controllo del governo regionale. Tra le zone ricche di petrolio , Bayhesen e Havane erano quelle dove veniva estratta la maggior parte di petrolio grezzo.  560.000 barili di petrolio grezzo venivano estratte soltanto nei giacimenti petroliferi di queste due zone. Il KDP veva assunto il controllo di queste due aree più ricche. Con queste la vendita giornaliera era aumentata fino al 2004 dai 300.000 barili agli 800.000 barili.

L’introito giornaliero era di 28 milioni di dollari

In questo momento nei mercati internazionali il prezzo del barile è di 55 dollari. Secondo gli esperti di petrolio, il costo di estrazione e di trasporto ed altri costi giungono a 20 dollari. Così dopo le spese, l’introito di ciascun barile di petrolio è di 35 dollari. Dopo le spese 800.000 barili di petrolio portano a 28 milioni di dollari ogni giorno. Questo significa, prima del 16 ottobre, che approssimativamente 28 milioni di dollari di introito giornaliero giungevano nel Kurdistan meridionale. Il petrolio ottenuto dal Kurdistan meridionale e gli introiti generati attraverso di esso erano noti dal primo ministro Nechirvan Barzani e da Aşiti Hewrami.

Perso il 60% del petrolio

Il presidente del Comitato dell’Energia e delle Risorse Naturali di Sulaymaniyah Ğalip Mıhemmed ha parlato della perdita dei giacimenti, la caduta delle esportazioni di petrolio e della perdita economica che comporterà e ha affermato quando segue: “Il Governo Regionale del Kurdistan meridionale ha perso il 60% dei giacimenti petroliferi che controllavano dal 16 ottobre. Le zone confiscate non erano solamente pozzi funzionanti, ma anche giacimenti inutillizzati. Nella zona che è andata perduta c’erano 535 pozzi petroliferi che sono andati persi.

Durante questo processo , il petriolio esportato è sceso dagli 80.000 barili ai 200.000 barili al giorno. Questo è persino meno del petrolio venduto illegalmente nel 1991. Con un introito di 200.000 barili l’amministrazione regionale sta osservando una grave crisi economica.”

ANF – RÊBAZ HESET SULAYMANIYAH

 

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