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Opinioni e analisi

Deir ez-Zor vista da Afrin e possibili sviluppi

“La Turchia non è in grado di eseguire un’operazione non solo ad Afrin, ma in nessuna regione della Siria. L’attacco contro Afrin dipende completamente dall’atteggiamento della Russia. Ed è chiaro che questo per la Russia non è molto piacevole. Per questo ci sono diverse ragioni. Dal punto di vista della Turchia un possibile attacco comporta conseguenze serie. Quella più significativa è che la guerra in Siria può allargarsi alla Turchia.“

Le minacce della Turchia nei confronti di Afrin aumentano. Non sono nuove; dall’inizio della guerra civile siriana, Afrin è una delle regioni che si trovano sotto embargo. La Turchia ha continuamente intrapreso operazioni contro il cantone con i suoi gruppi ESL e di tanto in tanto anche in prima persona. Ma l’intensità della mobilitazione e dei preparativi militari degli ultimi tempi sono un segnale per il fatto che il prossimo possibile intervento corrisponde a una dimensione maggiore. Non è un segreto che la Turchia vuole procedere con zelo contro i territori sotto il controllo curdo. Le autorità turche hanno ripetuto più volte che le conquiste dei curdi rappresentano una “questione di sopravvivenza“ . Quando hanno trovato l’occasione non hanno esitato ad avviare operazioni come “Scudo dell’Eufrate“. In altre parole, la Turchia non ha un problema di stimoli per il suo intervento ad Afrin.

È evidente che la Turchia da sola non è in grado di eseguire operazioni in Siria. Da ultimo è stato possibile constatarlo quando l’operazione “Scudo dell’Eufrate“ si è diretta contro Manbij e di conseguenza è stata conclusa con ammonimenti da parte di USA e Russia. Dato che la Turchia questo lo comprende, si sforza di sfruttare le costellazioni di potere in costante cambiamento per rimuovere le conquiste curde. E questa è la questione decisiva: quali sviluppi in Siria hanno messo moto quali linee di rottura, perché la Turchia si sia infervorata precipitosamente nell’agitazione di un intervento?

La politica di scontro di USA e Russia

Una fonte di stimolo per la Turchia a procedere proprio ora contro le conquiste dei curdi deriva dal fatto che nella pragmatica politica della Russia sulla Siria si è creato un momento che potrebbe dare all’impresa turca temporaneamente la possibilità di concretizzarsi. Se si considerano gli sviluppi degli ultimi due mesi, questa situazione diventa evidente. In questo contesto dobbiamo tenere presenti gli sviluppi a partire da marzo nel sudest della Siria. Perché mentre il Paese è stato più o meno diviso tra le due forze egemoniche Russia e USA in due aree di influenza, l’accordo tra le due potenze mostra ancora poca chiarezza per quanto riguarda le zone di confine della Siria. Secondo la Russia le zone a ovest dell’Eufrate vanno lei e l’est agli USA. La politica degli USA rispetto questo tuttavia non è univoca da questo punto di vista.

La ragione per il fatto che la tensione di tanto in tanto aumenta e le due potenze mostrano i muscoli, dipende da questa mancanza di chiarezza. Indubbiamente anche la tensione tra le potenze regionali per via del conflitto tra mezza luna sciita e la cintura sunnita sono un fattore importante. Tuttavia lo sviluppo decisivo che potrebbe portare a un’occupazione di Afrin da parte della Turchia potrebbe essere il passaggio delle Forze Democratiche Siriane (FDS) con il sostegno degli USA a sud dell’Eufrate. La tensione è iniziata con l’operazione di liberazione di Tabqa da Stato Islamico e ha raggiunto il suo culmine con l’operazione su Raqqa.

Può essere che gli USA si siano convinti ad attraversare l’Eufrate solo quando si sono resi conto della disciplina militare e della forza organizzativa delle FDS. A questo si aggiunge che nei territori liberati da IS non scoppiano caos o lotte di potere tra le diverse frazioni, ma viene costituito un sistema sociale che dà alle persone la possibilità di trovare da s soluzioni per i loro problemi sociali, politici ed economici. Prima della collaborazione con le FDS gli USA nel nord della Siria hanno investito mezzi ingenti nelle organizzazioni combattenti dell’ESL. Ma risultati duraturi non ce ne sono stati. Quello che quindi nel sud è almeno parzialmente riuscito agli USA, ossia di mantenere sotto il proprio controllo determinate zone con raggruppamenti dell’ESL, nel nord della Siria si è sviluppato in un fiasco. La Russia e i suoi alleati a loro volta hanno colto l’occasione e hanno agito anche a sud della località di Al Tanf, che si trova al confine con la Giordania, contro gli USA e i loro alleati, li hanno intercettati in quella sede e inflitto un grave colpo al progetto della cintura sunnita.

Dato che gli USA ora anche a sud non sono riusciti a ottenere quello a cui aspiravano, hanno spostato il loro peso sui territori dominati dalle FDS. Nei media è stato riferito che trasferivano le loro forze a nord, in direzione di Sheddade vicino ad Al Hasaka. Che le FDS nell’operazione Raqqa abbiano superato la prestazione attesa e siano avanzate anche a Deir ez-Zor, ha fatto suonare i campanelli di allarme della Russia. Per via dell’operazione Raqqa, la Russia e il regime, che hanno tratto vantaggio dal fatto che Stato Islamico si sia ampiamente ritirato dall’est di Aleppo, sono avanzati rapidamente e alla fine si sono trovati di fronte alle FDS a sud di Tabqa. Speravano che si sarebbe ripetuto lo stesso scenario del sud del Paese, dove hanno impedito in modo perseverante i piani degli USA. Gli USA invece, abbattendo un aereo siriano, hanno mostrato una reazione più dura del previsto.

Questo evento alla fine ha fatto traboccare il vaso. A prescindere da quante volte abbia interrotto l’accordo sul controllo dello spazio aereo e dato ultimatum di inseguire ogni velivolo estraneo a sud dell’Eufrate, fino ad ora non è stata ancora confrontata con una reazione del genere. Per via dell’evidente follia di abbattere come contromossa un aereo degli USA, la Russia ha dovuto puntare su altre controreazioni. E una delle reazioni più adatte per Mosca è sembrato disturbare l’operazione Raqqa e dare fiato a IS, impegnando le forze delle FDS altrove.

Alta probabilità che la Russia faccia l’occhiolino alla Turchia

La Russia ha constatato che esiste l’opzione di approfittare della Turchia che è motivata ad impedire le conquiste dei curdi. In questo contesto esiste un’altra probabilità che la Russia faccia l’occhiolino alla Turchia.

Anche se un possibile attacco su Afrin non ferma in misura consistente l’operazione delle FDS su Raqqa, potrebbe quantomeno impedire che proceda ulteriormente in direzione sud. A questo punto la posizione degli USA assume un grande significato.

Gli USA hanno chiarito che si sentirebbero disturbati da un intervento della Turchia, dato che questo potrebbe indebolire la lotta contro IS. Tuttavia ancora non è chiaro in che misura questo possa contenere la volontà della Turchia. Potrebbe anche essere che gli USA – dopo che hanno messo da parte la Turchia nell’operazione Raqqa – vogliano evitare ulteriori tensioni con Ankara e per questo possano chiudere entrambi gli occhi di fronte a una possibile operazione su Afrin.

Dall’altro lato l’amministrazione Trump è consapevole del fatto che una possibile operazione su Afrin possa indebolire l’operazione in corso a Raqqa e una possibile avanzata in direzione di Deir ez-Zor. Percepisce anche che l’incitamento agli attacchi viene dalla parte della Russia. Per questo è più realistico che gli USA lavorino per dissuadere Mosca dal sostenere un attacco ad Afrin. In questo caso sarebbe la Russia a richiamare la Turchia e non gli USA.

I mezzi con i quali gli USA cercano di influenzare la Russia sono molteplici. Da un lato vengono fatte minacce che in caso di impiego di armi chimiche da parte di Assad ci sarebbe una risposta immediata. Dall’altro si prospetta la disponibilità a mettere il destino di Assad in mani russe. Per limitare l’influenza russa, ora da ultimo anche associazioni dell’ESL del sud della Siria boicottano i colloqui di pace di Astana, cosa che probabilmente è riconducibile a un ordine degli USA.

Anche la Russia non è tranquilla

La Turchia non solo ad Afrin, ma in tutta la Siria non è in grado di condurre un’operazione. L’attacco ad Afrin dipende completamente dall’atteggiamento della Russia. Ed è chiaro che la Russia su questo tema non è del tutto tranquilla. Per questo ci sono diverse ragioni. Primo: l’attacco contro Afrin potrebbe rendere più profonda la guerra civile in Siria che va sempre di più in certi binari e provocare una perdita di controllo. Secondo: l’imprevedibile politica estera turca e i suoi sogni di neo-ottomanesimo hanno la possibilità di far nascere risultati poco controllabili. Terzo: gli USA potrebbero sfruttare un possibile attacco per intervenire essi stessi nella regione di Afrin e insediarsi, cosa che significherebbe che gli USA si troverebbero nelle immediate vicinanze della base russa a Latakia. Quarto: un’operazione su Afrin potrebbe significare che alla Russia sfugga del tutto la carta curda e che nei curdi avrebbe un nuovo nemico sul terreno. Quinto: l’insuccesso di una Turchia, che marcia su Afrin con il permesso della Russia sarà contemporaneamente anche un insuccesso della Russia.

Possibili risultati per la Turchia

Dal punto di vista della Turchia un possibile attacco su Afrin porta con sé serie conseguenze. Quella più significativa è che la guerra in Siria attraverso i curdi possa entrare anche in Turchia. Già di per sé a causa della guerra in corso da due anni, nella società turca si sta verificando una polarizzazione finora insospettata. I fronti tra la popolazione curda e quella turca anche senza attacco su Afrin sono molto induriti.

Per quanto riguarda la posizione turca in Siria dobbiamo registrare che la Turchia prevede la regione di Shehba come retroterra per un’operazione su Afrin. Il problema nella vicenda però è che la popolazione di Shehba è in fermento per via dell’occupazione turca e per la Turchia nella regione non c’è una base sociale sana. I pochi civili che si trovano qui, sono seriamente infuriati per la politica della Turchia. Le azioni di protesta che avvengono quasi quotidianamente ormai trovano spazio anche nei media. Per via di questa politica, molti appartenenti all’ESL già trovano rifugio presso le FDS o il regime. Per questo per la Turchia esiste il serio pericolo di trovarsi da sola “nell’Hinterland“ e di subire un duro colpo.

Un ingresso aggiuntivo ad Afrin – una città con una massiccia popolazione curda – non renderebbe le cose più semplici per la Turchia. Contrariamente alla geografia generale della Siria, Afrin ha un territorio montuoso e ripido. Quindi è grande il pericolo che un attacco turco contro il cantone con il sostegno russo per la Turchia evolva molto rapidamente in una roulette russa.

Sul percorso verso la fine della guerra civile in Siria tutte le potenze mettono in tavola i propri assi. Non sarebbe sbagliato considerare l’attacco ad Afrin come regolamento dei conti per Deir ez-Zor. In questo contesto i colloqui di Astana e il colloquio Trump-Putin porteranno a cose decisive. Né da parte della Russia, né degli USA al momento ci sono da aspettarsi attacchi in Siria che rendono più profonda la crisi e aumentano il dispendio.

 

Abdulmelik Ş. Bekir

Questo editoriale è stato pubblicato originariamente il 05.07.2017 con il titolo “Afrin’in dikiz aynasındaki Deyr ez Zor ve olası gelişmeler ” nel portale di notizie Gazete Karınca.

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