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Kurdistan

Il nemico del mio nemico

Giornalista britannico: Turchia e USA nella lotta contro i curdi nel nord della Siria si appoggiano a sequestratori e criminali di guerra. La Turchia è di nuovo entrata in Siria con i carri armati. Questi avrebbero attraversato il confine dalla provincia di Kilis presso il villaggio di Cobanbey ha riferito l’agenzia stampa Dogan. Sarebbero entrati anche nella località di confine di Al-Rai per aiutare le “Brigate Sultan-Murad” sostenute da Ankara e da Washington nella lotta contro “Stato Islamico” (IS) e le unità di autodifesa curde YPG.

Al-Rai si trova a circa 55 chilometri a sudovest di Jarabulus, dove le truppe turche nelle scorse settimane avevano iniziato la loro prima grande offensiva in Siria, “Scudo dell’Eufrate”. Al-Rai, ora occupato, per lungo tempo è stato nella mani di IS. Obiettivo evidente è di spostarsi da lì verso est e così chiudere IS in una morsa.

Le azioni militari di Ankara sono il tentativo di impedire la nascita di un territorio curdo unito lungo il confine con la Turchia. Questo rafforzerebbe anche i curdi all’interno del Paese, questa la preoccupazione. Secondo indicazioni ufficiali l’esercito turco per questo vuole creare in Siria un corridoio largo 90 chilometri nel quale non abbiano voce in capitolo né IS né i curdi. Secondo quanto riferito dall’agenzia stampa Reuters negli ultimi giorni ci sono state proteste contro il modo di procedere della Turchia. Le forze di sicurezza turche venerdì hanno reagito con lacrimogeni e idranti.

Il reporter britannico Anthony Loyd sabato sul Times di Londra si è mostrato sorpreso su chi in quei luoghi viene sostenuto da Ankara e Washington. Su Facebook il giornalista sequestrato e torturato in Siria nel 2014 aveva riconosciuto il suo presunto aguzzino in un video nel quale armeggia con un Kalashnikov e festeggia la vittoria del gruppo di ribelli sostenuto dagli USA nella città di confine di Al-Rai.

Quando Loyd all’epoca insieme al fotografo Jack Hill voleva ritornare in Turchia da una missione giornalistica i due stranieri erano stati rapiti. Il suo aguzzino, che dopo tentativi di fuga falliti lo ha brutalmente pestato e gli ha sparato per due volte nella caviglia, lo aveva insultato come “spia della CIA”. Il suo sequestratore si era vantato che lo avrebbe venduto e acquistato armi con il premio ottenuto.

Su richiesta del Times su come sia possibile che »un sequestratore così ben noto con collegamenti con gli estremisti abbia superato i controlli di sicurezza degli USA, l’esercito USA non si è pronunciato. Che Hakim Abu Jamal, noto anche come Abd Al-Hakim Al-Jassin e Hakim Ansa, sia un temuto sequestratore, lo sapevano numerosi servizi segreti occidentali. Loyd scrive che l‘MI6 britannico e i servizi segreti turchi MIT ne erano a conoscenza. Anche i collegamenti di Abu Jamal con gli estremisti erano noti. Così due dei suoi fratelli si sono uniti al Fronte Fatah-Al-Sham islamista sostenuto da Al-Qaeda. Il New York Times inoltre già nel 2012 aveva riferito di crimini di guerra di Abu Jamal.

Il gruppo di ribelli “Sultan Murad” anche secondo il Times è noto come “brigata siriana di turkmeni” e dal punto di vista ideologico copre un ampio spettro. Vi si trovano seguaci del nazionalismo turco laico, quanto islamisti. Abu Jamal nel gruppo ricoprirebbe il ruolo di sottoufficiale, così Loyd.

di Bernd Müller

Junge Welt 

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