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Rassegna Stampa

Fuoco e acqua come armi

Siria del nord: La Turchia conduce una »guerra a bassa intensità«. Colloqui tra partiti curdi.Da settimane in Siria del nord bruciano in campi. Secondo quanto riferito dalla locale Amministrazione Autonoma la causa sono incendi dolosi causati in modo mirato dall’esercito turco e dai suoi mercenari. Nell’ambito di una »guerra a bassa intensità« condotta da manuale, simili atti di sabotaggio, così come lo sporadico fuoco di artiglieria su villaggi e sequestro e assassinio di civili da parte di gruppi combattenti jihadisti mirano a scacciare la popolazione contadina attraverso la distruzione delle sue basi di sostentamento.

Nell’ottobre dello scorso anno l’esercito turco e i suoi mercenari dell’Esercito Nazionale Siriano avevano occupato un’area larga circa 130 chilometri e profonda 30 chilometri tra le città di confine siriane di Tel Abjad e Ras Al-Ain. Questa zona di occupazione come le zone intorno a Jarabulus, Al-Bab e Afrin conquistate negli anni precedenti servono da punto di partenza per terrorizzare le zone circostanti.

Secondo quanto riferito dall’agenzia stampa ANF c’è stato un gran numero di incendi intorno a Ain Issa e la città di Tell Tamer (curdo Til Temir) abitata in prevalenza da cristiani. A nord di Al-Bab miliziani jihdadisti hanno appiccato incendi in campi di frumento, piantagioni di ulivi e noci, a ovest di Ain Al-Arab (curdo Kobani) sono state distrutte superfici coltivate con granate di mortaio. Gli jihadisti hanno aperto il fuoco contro abitanti dei villaggi che volevano spegnere gli incendi. In parallelo agli incendi, in parti della regione autonoma curda c’è carenza di acqua, dato che un’importante centrale idrica a Elok presso Ras Al-Ain è stata messa sotto controllo di gruppi combattenti jihadisti. Già sette volte dall’inizio dell’anno nella stazione di pompaggio è stata interrotta la fornitura idrica per 1,2 milioni di persone, tra l’altro nella grande città di Hasaka.

Intanto Ankara si mostra nervosa per via di colloqui tra il partito alla guida politica, di orientamento socialista, il Partito dell’Unione Democratica (PYD) e il Consiglio Nazionale Siriano (ENKS) con l’obiettivo di una »unificazione della posizione curda«. L’ENKS finanziato dal clan Barzani in Iraq del nord, fa parte di una serie di partiti nazionalisti curdi che finora si sono rifiutati di riconoscere l’Amministrazione Autonoma della Siria del Nord e dell’Est. L’ENKS inoltre fa parte dell’alleanza siriana di opposizione ETILAF con sede in Turchia, che si presenta come rappresentanza politica dello »Esercito Nazionale Siriano«.

Come misura di costruzione della fiducia, l’Amministrazione Autonoma della Siria del Nord e dell’Est alla fine dello scorso anno aveva già amnistiato una serie di membri dell’ENKS che erano reclusi per via del loro coinvolgimento in azioni di sabotaggio. Una riconciliazione con i satelliti di Barzani che nel nordest della Siria hanno relativamente pochi seguaci, appare importante per l’Amministrazione Autonoma. Perché una gran parte dell’approvvigionamento della regione sotto il blocco della Turchia, passa attraverso la cruna dell’ago del valico di confine di Semalka verso la regione autonoma curda in Iraq del nord e con questo dipende dalla benevolenza del clan Barzani.

Secondo quanto riferito dall’emittente Rudaw vicina a Barzani, come mediatore nei colloqui segreti sarebbe comparso il vice-coordinatore dell’alleanza contro lo Stato Islamico (IS), William Roebuck. Il diplomatico USA si sarebbe mostrato »lieto dei recenti progressi« nei »colloqui di unità« sostenuti anche dalla Francia e dalla Russia, ha sostenuto Rudaw domenica.

Il governo USA attraverso il coinvolgimento dei partito Barzani conservatori, da un lato spera di ricacciare indietro le forze socialiste intorno al PYD e le Unità di Difesa del Popolo YPG, e dall’altro di disperdere le riserve turche contro il proseguimento della cooperazione dell’esercito USA con le milizie curde nell’ambito della »lotta anti-IS«. Ma a Ankara questo intendimento non viene corrisposto. Avrebbe messo esplicitamente in guardia l’ENKS da un accordo con le YPG, ha dichiarato il Ministro degli Esteri Mevlüt Cavusoglu nel fine settimana all’emittente televisiva A-Haber. »Il nostro atteggiamento è molto chiaro: non permetteremo né che nella regione si crei un corridoio del terrorismo, né che i terroristi siano legittimati.«

di Nick Brauns

da junge Welt

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