La Ong italiana impegnata nel Nord Est Siria dal 2015 condanna l’attacco turco e fa appello al Governo italiano perché si adoperi immediatamente. Lo staff dal campo: “Situazione grave dalle conseguenze imprevedibili”.
Roma, 10 ottobre 2019 – La Ong italiana Un Ponte Per (UPP) denuncia con forza quanto sta testimoniando in queste ore nel Nord Est della Siria: il lancio dell’operazione turca “Peace Spring” ha colpito le principali città di confine causando vittime civili e numerosi feriti, tra cui donne e bambini.
Lo staff internazionale di UPP, dal campo, fa sapere che “la situazione è molto grave, la popolazione è ovviamente spaventata a causa dei bombardamenti. Oggi, nonostante tutto, le persone al mattino facevano la fila per il pane e provavano ad andare avanti con le loro vite normalmente. Nel frattempo, stiamo predisponendo tutte le nostre risorse per far fronte alla situazione e restare al fianco dei civili, anche se un’ulteriore escalation potrebbe avere conseguenze imprevedibili“.
Solo nel corso della giornata di ieri, 9 ottobre, i bombardamenti dell’aviazione militare turca e fuoco di artiglieria hanno colpito in modo indiscriminato le città più prossime al confine turco-siriano: tra queste, anche Kobane, Qamishlo, Ras El Ain, Ain Issa, Jawadia, Tel Abiad, dove si registrano i danni peggiori. Le operazioni militari, attualmente, continuano. A Qamishlo il bombardamento di ieri notte ha colpito il quartiere cristiano e mietuto vittime civili, tanto che oggi un comunicato internazionale delle organizzazioni Siriache Cristiane condanna l’invasione e chiede una No-Fly-Zone sul Nord Est siriano. Poche settimane fa, il 21 settembre, la popolazione di tutte le confessioni religiose aveva festeggiato proprio a Qamishlo la Giornata Internazionale della Pace, impegnandosi a collaborare in un processo di sviluppo eco-sostenibile e coesione sociale.
Grave ed in peggioramento anche la situazione ad Hassake, dove un attacco aereo ha colpito l’impianto di distribuzione dell’acqua, compromettendo l’approvvigionamento per circa 400.000 persone. Alcune Ong stanno portando l’acqua con dei camion cisterna.
Sono approssimativamente 450.000 le persone che vivono nei centri abitati vicini al confine turco-siriano e che si trovano in questo momento ad altissimo rischio. L’impatto sulla popolazione di questi nuovi attacchi è enorme e i civili iniziano a fuggire. Se l’offensiva non verrà fermata immediatamente, ci troveremo ad osservare una nuova crisi umanitaria di dimensioni imponderabili.
La popolazione del Nord Est Siria che viene colpita in queste ore si è da poco liberata dal giogo di Daesh, che ieri è tornato a colpire: cellule dello Stato Islamico hanno già condotto attacchi coordinati nella notte a Raqqa e in altre località. Alcuni familiari dei miliziani di Daesh che si trovano attualmente nel campo profughi di Al Hol, già provato da una recente crisi umanitaria nel corso dell’estate, ieri hanno dato fuoco alle tende, e si sono registrati scontri con le forze di sicurezza curde. L’attacco turco, in questo senso, rischia solo di rafforzare l’offensiva di Daesh nell’area.
UPP è impegnata in Nord Est Siria a fianco della Mezzaluna Rossa Curda (KRC) dal 2015, per la ricostruzione del sistema sanitario nazionale, già fortemente colpito dai precedenti conflitti. Le ambulanze di UPP e KRC sono attualmente attive a Derek, Kobane, Qamishlo, Amuda, Derbasye, Tell Tamer, Serykanyye e Tel Abiat. Stiamo inoltre supportando gli ospedali di Tell Tamer, Hassake, Raqqa e Ain Issa nella preparazione alla risposta umanitaria e siamo pronti a distribuire medicinali alla popolazione civile.
Lo staff locale della KRC tra molte difficoltà resta operativo. Il dr. Sherwan Bery, co-Direttore della KRC, dichiara: “A causa della situazione al confine siamo stati costretti a riposizionare il nostro team medico e le ambulanze, lasciando scoperti i principali campi profughi. Questa situazione provocherà un rapido declino dei servizi sanitari nei campi, che ospitano al momento decine di migliaia di persone rifugiate e sfollate. Ma la situazione impone di intervenire in prima linea. Molti nostri partner delle Ong internazionali per ragioni di sicurezza hanno accesso limitato all’area. Questo comporterà un peggioramento generale del nostro intervento. Nonostante tutto, faremo di tutto per garantire assistenza in questa emergenza”.
Luca Magno, Operational Desk Siria di UPP, afferma: “Già prima di questo attacco il 95% della popolazione civile aveva bisogno di supporto per accedere a servizi sanitari di base. Adesso la situazione precipita verso un disastro umanitario. Per le organizzazioni internazionali non ci sono le condizioni di sicurezza per operare, e a livello locale mancano le risorse. In questi anni abbiamo contribuito a ricostruire il sistema sanitario locale: oggi tutto questo lavoro rischia di andare distrutto“.
Il precipitare della situazione in Nord Est Siria avrebbe conseguenze incalcolabili per tutta l’area, e l’interruzione del lavoro umanitario delle organizzazioni internazionali avrebbe impatti devastanti sulla popolazione civile.
Abbandonare quest’area e la popolazione curda, che avuto un ruolo fondamentale nel contenimento e nella sconfitta di Daesh, sarebbe gravissimo, e rappresenterebbe un tradimento dei valori stessi per i quali tante vite sono state sacrificate. Allo stesso tempo, la popolazione arabo-siriana che ha trovato rifugio in Turchia non può essere utilizzata come merce di scambio in questo conflitto, e non deve essere costretta a tornare in Siria, insediata forzatamente nella “zona di sicurezza” che Erdogan vuole creare al confine.
Un Ponte Per condanna con forza questo attacco, sottolinea che è urgente una risposta internazionale per fermare l’escalation militare. UPP ribadisce inoltre l’appello, già lanciato nei giorni scorsi, al Governo italiano e a quelli dell’Unione Europea, affinché utilizzino ogni pressione e mezzo diplomatico per indurre Ankara a fermare i suoi programmi di morte. Chiede in particolare che siano immediatamente sospesi i contratti di vendita di armi alla Turchia come concreta forma di dissociazione dell’Italia e dell’Europa dall’aggressione.
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Cecilia Dalla Negra
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