È stata una decisione sorprendente quella che giovedì a Bruxelles è stata emessa nel procedimento contro politici curdi in esilio. La Corte ha fermato il processo e ha valutato che gli attivisti sotto accusa non possono essere considerati come appartenenti a un’organizzazione »terroristica« perché secondo la giustizia belga questo non è possibile dato che in Turchia è in corso una guerra. Le autorità belghe hanno accusato complessivamente oltre 30 curde e curdi – tra cui noti politici in esilio come Remzi Kartal, Zübeyir Aydar e Adem Uzun e collaboratori di media turchi – di sostegno al Partito del Lavoratori del Kurdistan (PKK) criminalizzato anche nell’Unione Europea come »organizzazione terroristica«.
Soprattutto la motivazione della sentenza dovrebbe avere un effetto di richiamo. Il tribunale ha classificato le attività del PKK, che nelle zone curde della Turchia compie azioni contro polizia e soldati, come azioni nell’ambito di un “conflitto armato”. “La risoluzione riconosce che in Turchia è in corso una guerra e che le accuse di Ankara sul fatto che i curdi sarebbero terroristi, sono false”, si dice nella prima presa di posizione della confederazione in esilio KNK.
Il regime di Ankara si è mostrato invece adirato. In Belgio sarebbe visibile un “atteggiamento che consente all’organizzazione terroristica PKK di agire apertamente e questo noi lo condanniamo”, ha dichiarato il Ministero degli Esteri turco. Che le autorità belghe devono provvedere rapidamente a correggere il »grave errore«. La stampa succube del partito di governo AKP si è fatta sentire in modo assai più aggressivo. »Quando i giudici rinsaviranno, si accorgeranno di quello che hanno fatto«, ha commentato l’editorialista di Daily Sabah Ozan Ceyhun a proposito della decisione del tribunale.
Se e in che modo ci saranno effetti sulla giurisprudenza tedesca si vedrà nei prossimi mesi. Nella Repubblica Federale nelle scorse settimane e mesi, dodici attivisti curdi sono dovuti comparire in tribunale. Anche se non sono accusati di reati in Germania, rischiano lunghe pene detentive, dato che per condanne ai sensi del paragrafo 129 b basta la sola appartenenza al PKK.
Associazioni curde invitano le autorità tedesche a prendere esempio dalla sentenza belga: “Il governo, le autorità inquirenti e tribunali dovrebbero orientarsi in base a questa sentenza e riflettere sul loro atteggiamento che fino ad ora ha ignorato la legalità internazionale e correggerlo”, recita un comunicato stampa dell’associazione per il sostegno legale Azadi. »Di fronte alla fascistizzazione della Turchia portata avanti da Erdogan, i responsabili politici della RFT non devono ›preoccuparsi‹, ma finalmente agire. La politica di Erdogan deve essere bandita e va finalmente messa fine alla criminalizzazione dei curdi e dei turchi di sinistra.”
di Peter Schaber
Junge Welt