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Kurdistan

Centro logistico di IS

Dall’inizio della guerra in Siria »Stato Islamico« usa la metropoli turca di Gaziantep come base operativa. Le istituzioni stanno a guardare-A Washington il portavoce del pentagono Peter Cook ha comunicato che Al-Adnani martedì è stato preso nel mirino dagli USA in un »attacco di precisione« a Al-Bab. »Attualmente valutiamo ancora i risultati dell’attacco«, ha aggiunto il portavoce. Se si dovesse confermare la sua »rimozione dal campo di battaglia« sarebbe però un colpo importante inferto a IS. Al-Adnani sarebbe stato il più importante portavoce di IS e »principale architetto« di attacchi al di fuori del territorio di IS. Avrebbe reclutato nuovi combattenti, coordinato le loro missioni e fatto le chiamate per gli attentati.

Gli USA avevano messo su di lui una taglia di cinque milioni di dollari (4,4 milioni di Euro). Al-Adnani era diventato noto per i messaggi audio su Internet nei quali minacciava di attacchi gli avversari di IS. È stato sempre lui che nell’estate del 2014 ha proclamato il »califfato« e dichiarato il capo di IS Abu Bakr Al-Bagdadi »califfo«.»Stato Islamico« (IS) martedì sera ha reso nota la morte del suo capo della propaganda Abu Mohammed Al-Adnani. Sarebbe »diventato martire« nella provincia siriana di Aleppo ha comunicato la pagina web Amaq vicina a IS. Su tempistica e circostanze precise della sua morte, la milizia jihadista non ha fatto dichiarazioni.

Anche le forze armate russe in Siria sostengono di essere stata loro a uccidere Al-Adnani. Come il Ministero della Difesa a Mosca ha comunicato mercoledì, in un attacco aereo russo nelle vicinanze del villaggio di Um Hosch nella provincia siriana di Aleppo martedì sarebbero stati uccisi »fino a 40« miliziani di IS. Diversi canali di intelligence avrebbero confermato che tra i morti ci sarebbe stato »la seconda persona più alta in grado di IS«, così il Ministero.

Gaziantep è arrivata alla ribalta dell’opinione pubblica internazionale il 20 agosto 2016 quando durante un crudele attentato dinamitardo contro un matrimonio curdo sono state uccise almeno 60 persone. In effetti la città è già da tempo un centro logistico della milizia jihadista »Stato Islamico« (IS) in Turchia. Da qui IS organizza la vendita di merci contrabbandate, l’ingresso e l’uscita di miliziani da tutto il mondo, nonché le attività dell’organizzazione all’interno della Turchia. Ankara sa tutto questo da tempo – le attività dei terroristi ormai sono ben documentate da documenti »leakati« e emersi durante procedimenti legali.

Così il giornalista turco Ismail Saymaz nell’aprile 2016 ha pubblicato un documento classificato come segreto della sezione informativa della Direzione di Polizia del 21 settembre 2015 a commissariati di 50 province. Nel documento il numero di persone influenzate da ideologie jihadiste e salafite in Turchia viene stimato fino a 20.000. Il rapporto fa notare che questa corrente ormai rappresenta un serio pericolo per la Turchia. Contemporaneamente veniva valutato che la frammentazione degli jihadisti in innumerevoli comunità settarie ne diminuiva l’efficacia. In generale però il 70 per cento sarebbe attribuibile a IS e il 30 per cento al Fronte Al-Nusra che nel frattempo si fa chiamare Fatah-Al-Sham. Dall’aprile 2011 2.750 salafiti turchi sarebbero andati a combattere in Siria.

Dal rapporto emerge che Ibrahim Bali alias Ebu Bekir, sarebbe l’»emiro« di IS responsabile per la Turchia, che dal 2012 viene intercettato e seguito passo per passo dai servizi di sicurezza. Viene illustrato che Bali avrebbe portato circa 1.000 appartenenti all’organizzazione dalla Turchia in Siria. Secondo informazioni dei servizi segreti inoltre avrebbe addestrato nella città siriana di Raqqa, Abdurrahman e Yunus Emre Alagöz, poi diventati attentatori, e successivamente li avrebbe infiltrati in Turchia. Entrambi sono ritenuti responsabili dell’attentato alla riunione della Federazione delle Associazioni Giovanili Socialiste (SGDF) a Suruc nel luglio 2015 nel quale sono morte 34 persone.

Ulteriori informazioni sono diventate note anche attraverso le indagini processuali sull’attacco dinamitardo contro una manifestazione per la pace il 10 ottobre 2015 ad Ankara. In un attentato davanti alla stazione centrale della capitale turca morirono 102 persone. Soprattutto registrazioni di conversazioni intercettate di Ibrahim Bali nel processo confermano che la sezione di IS di Gaziantep si occupa dell’intermediazione di attentatori e che lui stesso li aveva fatti entrare clandestinamente in Siria dalle località di confine di Kilis e Elbeyli per l’addestramento. Dai colloqui emerge inoltre in particolare che IS ha fatto accordi con cliniche private a Gaziantep per le cure dei di feriti.

Nel maggio scorso, tre mesi prima dell’attentato a Gaziantep, le forze di sicurezza avevano ricevuto informazioni sulle attività di IS nella città e su imminenti attentati. Il 19 maggio Yunus Durmaz che svolgeva le funzioni di »emiro« di IS a Gaziantep si è fatto esplodere durante un raid della polizia. Sul suo computer la polizia ha poi scoperto il suo traffico di e-mail con Bali in cui si dice che Durmaz avrebbe addestrato a Gaziantep 400 militanti dei quali 150 sarebbero nel libro paga di IS e che sarebbero pronti a »prendere« la città. Inoltre ha chiesto a Bali il permesso di poter eseguire attentati suicidi. Come obiettivi ha citato strutture turistiche ad Antalya e luoghi nei quali si trovano spesso cittadini statunitensi e francesi. Si parla anche di attentati contro matrimoni curdi. Lì ci sarebbero sempre molti appartenenti al Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK).

Come già prima degli attacchi dinamitardi di Suruc e Ankara le forze di sicurezza turche quindi erano informate tempestivamente anche prima dell’attentato a Gaziantep. Ciononostante è stato possibile eseguire questi attacchi senza ostacoli. Questo difficilmente si può definire come un fallimento delle istituzioni.

di Alp Kayserilioglu, Gaziantep

 Junge Welt

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