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Kurdistan

Le priorità di Erdogan

Ankara critica Washington per l’appoggio aereo all’offensiva contro “Stato Islamico” in Siria.Ormai da una settimana in Siria è in corso un’offensiva su ampia scala contro la capitale ufficiosa di »Stato Islamico« (IS), Raqqa. L’avanzata die combattenti delle Forze Siriane Democratiche (SDF) in una prima fase è iniziata da tre direzioni verso la citta della Siria orientale sette gironi fa, successivamente all’operazione si è aggiunto un quarto fronte a est del fiume Eufrate. Obiettivo dell’operazione, così i portavoce della coalizione militare di milizie curde, arabo-sunnite e assiro-aramee è di liberare il nord della provincia di Raqqa dalle mani di IS. Se la città di oltre 200.000 abitanti, nella quale le truppe jihadiste dispongono di grandi depositi di armi, verrà attaccata alla fine dell’avanzata resta da chiarire. Finora sono soprattutto villaggi minori e terre non coltivate a essere state conquistate dalle truppe delle SDF guidate dalle Unità di Difesa del Popolo YPG. La linea del fronte passa ancora a circa 60 km dalla capitale di provincia Raqqa.

Contemporaneamente fonti vicine al governo siriano sotto il Presidente Bashar Al-Assad fanno sapere che anche unità dell’esercito si avviano verso Raqqa. Un contingente d circa 5.000 soldati sarebbe stato composto al confine tra le province di Hama e Raqqa secondo quanto riferito da Almasdar News. Nelle »prossime settimane« è attesa un’offensiva su vasta scala.

Appoggio indiretto a IS arriva – come spesso negli anni passati – dal governo turco. Ripetutamente il Presidente Recep Tayyip Erdogan che governa in modo autoritario, ha fatto appello agli USA perché ritirino l’appoggio aereo alle le forze siriano-democratiche, nonché le unità speciali impegnate nei combattimenti »Condanno l’appoggio USA per il PYD (Partito dell’Unione Democratica curdo in Siria, jW) e le YPG. Questo non corrisponde alla promessa che ci è stata fatta«, ha dichiarato sabato durante una visita nella metropoli curda Diyarbakir nel sudest della Turchia.

Il governo turco considera PYD e YPG »terroristici« e nei mesi passati ha più volte attaccato le milizie curde nel nord della Siria (Rojava) con l‘artiglieria. Per indebolire l’alleanza tattica tra le milizie curde locali e la coalizione anti-IS guidata dagli USA, Ankara ora cerca di spingere Washington a un’operazione congiunta in Siria – ovviamente con l’esclusione delle forze curde. »Possiamo metterci insieme. Voi (gli USA) avete le vostre forze speciali, e noi abbiamo le nostre forze speciali«, ha dichiarato il Ministro degli Esteri Mevlüt Cavusoglu martedì ad Antalya. »La nostra posizione è: dovrebbe essere aperto un secondo fronte, ma senza il PYD.« Invece che sui curdi si vorrebbe puntare su »ribelli moderati«.

Il »secondo fronte« dovrebbe, così i politici del partito di governo AKP, essere stabilito in quel territorio che nei pressi di Manbij al confine turco-siriano è ancora sotto il controllo di IS. Le Unità di Difesa del Popolo YPG in passato avevano cercato più volte di chiudere questo corridoio. Ma la Turchia lo ha impedito e ha dichiarato il fiume Eufrate presso Jarablus »linea rossa«, il cui attraversamento non sarebbe stato tollerato. Come gli USA reagiranno all’offerta potrebbe diventare significativo per le future costellazioni di alleanze in Siria. Perché anche per i curdi il corridoio di Manbij è di importanza strategica, dato che passando da qui si potrebbe creare un collegamento tra i cantoni già controllati da YPG e PYD di Afrin e Kobani.

 

di Peter Schaber

Jungewelt

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