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Pordenone per Kobânê

Mentre al Parco S, Valentino la Rete Solidale garantiva sostegno e condivisione ai profughi “invisibili” alle istituzioni, nelle piazze e vie di Pordenone, nel centro del shopping, si è tenuta la giornata per la libertà e la ricostruzione di Kobane come richiesto dai curdi attraverso un appello internazionale. A distanza di un anno esatto si era più del doppio, rompere il silenzio e la disinformazione assordante dei media su quanto avviene in medio oriente è un’impresa, Erdogan per vincere le elezioni ha fatto saltare in aria centinaia di dissidenti, per lo più curdi, pestato e arrestato migliaia di attivisti dopo aver devastato interi villaggi e città del kurdistan, una strategia della tensione che in Italia conosciamo bene.

Quello che sta avvenendo in questi martoriati territori ci interessa molto da vicino e non solo per la solidarietà, contro l’oppressione di un popolo e per la ricostruzione di ospedali, scuole e quartieri ma anche, e soprattutto, per quella piccola scintilla di rivoluzione che sta avvenendo nel Rojava dove un nuovo modo di organizzare la società sceglie di fare a meno dello stato, attraverso l’autogoverno, la partecipazione diretta nelle assemblee, lo scardinamento del patriarcato, l’abolizione di eserciti e polizie con la creazione di comitati di autodifesa. Un cambiamento alla radice di un sistema che han chiamato Confederalismo Democratico e che però è ancora assai fragile ed il cui esito non è affatto scontato.

Scommettere su questa sperimentazione significa scommettere sul nostro futuro, qui e ora, anche se ci sembrano luoghi e storie così lontane, così impossibili sono invece le uniche possibilità che abbiamo per costruire una società senza odi e violenza a partire anche dai nostri quartieri. Durante il piccolo corteo più volte si è fatto riferimento alle migrazioni di massa di questi anni e del futuro prossimo, migrazioni storiche che nessun muro potrà fermare. Spetta a noi gettare le basi per un’accoglienza dignitosa e per fermare le devastazioni delle guerre e della violenza, delle miserie e dei fondamentalisti: nei nostri paesi, garantendo dignità e umanità ai profughi e ai migranti e opponendosi al business delle armi (l’Italia è tra i maggiori esportatori al mondo), alla costruzione di caccia letali (f-35 in primis), alle basi militari e rispondendo signorNò ad ogni chiamata all’odio, al razzismo, alle guerre travestite da missioni umanitarie, internazionali ecc.E’ stata una bella giornata, è stata solo un’altra tappa, un piccolo passo un lungo cammino.

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