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Kurdistan

Manifestazione Amed 5 giugno

L’appuntamento era fissato per le 17:00 alla piazza della stazione raggiunta da cortei spontanei dai vari quartieri di Amed. Un fiume di giovani, di donne, uomini, macchine imbandierate tutti colorati e rumorosi. Alle 16:00 la piazza era già colma come tutte le strade e i giardini limitrofi.

Si stimano oltre un milione di partecipanti. Sul palco gruppi musicali e sotto tutta la gente a ballare.

Alle 17:00 cominciano gli oratori a precedere Idriss Baluken, deputato dell’ HDP di Amed cheavrebbe dovuto chiudere la giornata di lotta e di festa. Poco prima delle 18:00 una prima leggera esplosione. Un petardo, una bomba carta, parte dei festeggiamenti?

Neanche cinque, forse dieci minuti dopo una seconda esplosione. Forte, rumore di vetri in frantumi e uno spostamento d’aria percepito anche anche a una certa distanza. Una bomba, difficile pensare ad altro nonostante dal palco arrivavano spiegazioni meno allarmanti e l’invito a mantenere la calma.

Fuggi fuggi generale, panico e la ricerca di vie d’uscita dalla massa accalcata in tutta la piazza e nei dintorni. A seguire il tanfo dei lacrimogeni e l’invito insistente dal palco a mantenere la calma e a liberare spazio per le ambulanze. Si vede sangue e gente portata via a braccia. In molti rimangono, si organizzano e attaccano la polizia che parte con i cannoni ad acqua. Si alza fumo di qualcosa che brucia, ancora lacrimogeni e le notizie in breve diventano chiare e inequivocabili: due bombe, la seconda probabilmente già posizionata tempo prima, era lì per far male e per chiudere col suo portato mortifero la giornata di festa dell’HDP e della gente curda.

In serata sappiamo di 27 feriti di cui alcuni, quelli più vicini alla bomba, molto gravi. Era posizionata proprio di fronte al palco, a un centinaio di metri, sembra all’interno di una cabina elettrica, nel cuore della manifestazione, in una situazione dove durante il comizio era impossibile allontanarsi per la calca di gente.

Arrivano le ambulanze, qualcuno si fa male nella fuga, molti s’incazzano. Urlano “morte ad Erdogan” e cominciano ad organizzarsi. In serata ci sono scontri in tutta la città. Per il momento non ci sono altre notizie di feriti, almeno tra i compagni ed i manifestanti. Il partito ha invitato tutti sotto la sua sede. Per le 20 è indetta una conferenza stampa. Non è quel clima pre- elettorale cui siamo abituati in Europa. C’è più rabbia che paura e gente abituata a reagire e a non scappare.

Sono ancora tutti in strada mentre la televisione di stato dà versioni edulcorate senza però poternascondere la verità. Due bombe al comizio dell’HDP a Diyarbakir (Amed per i Kurdi) due morti, Ramazan Yildiz di 16 e Remzi Ipek di 17, e più di 50 feriti accertati.Un compagno incontrato lungo la strada ci dice, in inglese: “ We’re not afraid, we live to resist”

Delegazione osservatori di Roma

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