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Campagne

Öcalan e il PKK: un altro mondo è possibile

15 Feb 2015
Di Havin Güneşer

Abdullah Öcalan: 66 anni, 16 anni su un’isola-prigione.Una vita di più di 40 anni di lotta e di resistenza

Cos’è che spinge la gente va a resistere e lottare nonostante le difficoltà, l’oppressione e le minacce per la propria vita? Dev’essere ciò che rende umano l’essere umano; la sua capacità di immaginare. Immaginare: un altro mondo è possibile.

Questo è esattamente ciò che Abdullah Öcalan e il suo primo gruppo di amici come Haki Karer, Sakine Cansiz, Kemal Pir, Mazlum Dogan e altri cominciarono a fare alla fine del 1960 e nei primi anni ’70. Immaginare. Chi avrebbe potuto sfuggire al potere rivoluzionario e agli effetti del dopo ’68? Che ha davvero trasformato il modo in cui le persone vedono il mondo, così come il liberalismo. Öcalan e i suoi compagni erano l’effetto collaterale di questa ondata, della Liberazione Nazionale vietnamita e della crescita della sinistra in Turchia (in particolare quella di Mahir Cayan, Deniz Gezmis e İbrahim Kaypakkaya). Il suo primo gruppo non era composto solo di curdi, ma anche di rivoluzionari provenienti da diversi gruppi etnici così come da donne.

Immaginarono una vita in cui non ci fosse spazio per l’oppressione, lo sfruttamento delle donne, la colonizzazione e lo sciovinismo nazionalista. Immaginarono che il popolo curdo esistesse e che avesse il diritto di continuare la propria esistenza. Questo può sembrare oggi una cosa facile da immaginare. Ma, allora, le politiche di genocidio culturale e fisico, la pervasività dell’auto assimilazione e le strutture politiche interne stabilite dai colonizzatori – in termini di partiti politici e collaboratori – rendevano davvero difficile immaginare qualsiasi cosa.

Ma hanno osato, e gli è costato caro. E’ costato caro alla società curda. Del resto, se la libertà fosse così facile da raggiungere, la società umana non sarebbe stata in lotta per la libertà negli ultimi 5.000 anni. Forse questo è il modo in cui il capitalismo prima di tutti gli altri sistemi politici patriarcali cerca di scoraggiare la nostra immaginazione. Non è possibile, dicono; questa vita senza libertà è l’unica vita. E per dimostrarlo e convincerci hanno il crollo dell’Unione Sovietica, la stasi del femminismo, l’incapacità dei movimenti alternativi di costruire una vita alternativa. Ma è davvero così?

Molti diversi movimenti alternativi in tutto il mondo si sono semplicemente rifiutati di smettere di immaginare che un altro mondo è possibile: Öcalan e il movimento di liberazione curdo appartengono a questa categoria. Così, quello che nacque non fu un movimento di liberazione nazionale classico.

Öcalan e i suoi amici, nonostante tutti i tentativi prima da parte della Turchia e poi delle potenze mondiali per soffocare il movimento, riuscirono a sopravvivere. Forse è uno dei pochi movimenti che ha visto tutti gli alti e bassi non solo del capitalismo, ma anche il crollo del socialismo reale e il senso di impotenza che ha provato la gente. Gli altri movimenti di liberazione nazionale che ebbero successo, cominciarono a governare i paesi ai cui governanti essi avevano opposto resistenza in passato. Il PKK ha potuto vederne anche i risultati; e come si sono trasformati essi stessi in governanti. Il PKK in sé, afferma Öcalan, ha sperimentato il socialismo reale mentre era ancora un movimento. Anche il movimento delle donne, al suo apice negli anni ’80 e ’90, ha naturalmente influenzato il PKK, ma anche questo arrivò a un punto morto. Oggi, mentre guardiamo al grande contesto e al patrimonio di lotte e di successi contro la schiavitù, la colonizzazione e il fascismo, ne osserviamo anche il risveglio. Mentre la maggior parte dei movimenti alternativi sono caduti nel dogmatismo e/o sono scomparsi, altri hanno fatto uno sforzo per capire. Questo spinse e spinge a una grande rianalisi non solo di tutto il sistema, ma anche dei movimenti alternativi. Che cosa si è sbagliato? Si tratta di nuovo dell’immaginazione; Öcalan e i suoi amici si sono rifiutati di accettare lo stato delle cose; e che non ci fosse più nulla da immaginare.

Sempre di più dopo il 1994, Öcalan trascorse la maggior parte del suo tempo alla ricerca di una risposta. Già nel 1980 era stato piuttosto critico circa le pratiche del socialismo reale dell’Unione Sovietica e di altri per molti aspetti. Criticò anche molto la sinistra creata in Turchia in seguito al colpo di stato militare del 1980. Continuò a scavare in profondità per trovare le risposte. Forse la complessità della questione curda e il fatto che PKK avesse la capacità di agire in modo indipendente hanno contribuito al raggiungimento di alcune risposte. Non c’era spazio per false risposte o per l’inganno; perché un passo falso avrebbe significato l’eliminazione da parte di un potere o dell’altro.

Öcalan è tutt’altro che dogmatico; è un vero dialettico. Comprese bene che tutti i sistemi hanno una vita. Sono nati, non perché fossero assolutamente necessari o rappresentassero l’unica strada, continuano sulla base di alcune norme e raggiungono un equilibrio. In seguito si allontanano da quell’equilibrio e non è quindi più possibile mantenere le cose come stanno. E’ esattamente quello che stiamo attraversando in questo momento. Il capitalismo è in una crisi strutturale e il nostro mondo è in una situazione caotica. Öcalan ha scritto e parlato ampiamente di questo fin dagli anni ’90, ma specialmente attraverso i suoi scritti dal carcere, dalla cella della prigione di Imrali (si veda Öcalan-books.com). Questa situazione caotica, avverte, non si evolverà necessariamente in qualcosa di più progressista. Non solo vi è la possibilità di cambiare il dominio egemonico vecchio di 500 anni del capitalismo, ma c’è anche la possibilità di cambiare allo stesso tempo il sistema patriarcale, sostiene Öcalan. Öcalan e altri intellettuali come I. Wallerstein, prevedono che la lotta sarà feroce e caratterizzerà almeno un altro secolo, se non di più. E guardando a ciò che sta accadendo attualmente in tutto il mondo e in Medio Oriente, ciò si accorda certamente a queste previsioni.

Così Öcalan, dalla sua cella singola su un’isola-prigione, sta cercando di fare in modo che tutti i popoli oppressi, tra cui i curdi, siano in grado di attivare un sistema politico alternativo, così come di proteggerli dal bagno di sangue preparato per loro ad ogni fase del percorso.

Si dice che gli esordi determinino la fine. Il PKK iniziò come organizzazione multietnica. Sotto la guida del PKK il popolo curdo ha conquistato il suo diritto ad esistere come popolo, ma ancora una volta sotto la sua guida sta lottando esternamente ed internamente contro il sessismo e il patriarcato, che sono tutte ideologie basate sul potere, la gerarchia e lo stato. Il movimento di liberazione curdo rifiuta di essere assimilato nel sistema capitalistico. Questo grazie alle lezioni apprese da ciò che accadde ad altri movimenti di liberazione nazionale. Questo rifiuto è alla base dell’enorme anti-propaganda o del non menzionarlo affatto nel valutare gli sviluppi nella regione.

Facciamo l’esempio del Rojava (parte curda in Siria); in un primo momento ci fu molta reazione contro i curdi da parte delle grandi potenze del mondo, semplicemente perché essi non sarebbero caduti nella trappola in cui sono caduti molti popoli in Egitto, Libia e altrove nel mondo. I curdi si sono rifiutati di partecipare a guerre che hanno portato solo spargimento di sangue per i popoli. Hanno invece optato per la terza via guidata da Öcalan. Per unirsi a tutti i popoli che vivevano nella regione, al fine di formare il proprio autogoverno basato sulla democrazia radicale, la libertà delle donne, l’economia alternativa – una vita ecologica. Nel migliore dei casi sono stati ignorati ed esclusi da ogni discussione che si è tenuta sulla Siria. Ma i cantoni di recente formazione permangono, e stanno cercando di stabilire una sfera di amministrazione dei popoli, facendo in modo che tutte le identità siano in grado di svilupparsi. Una sfera di libertà.

Contro questa sfera di libertà si posiziona la sfera del fascismo rappresentato da ISIL (IS dal 29 giugno). ISIL prende di mira la pluralità delle identità della regione, in particolare quella delle credenze e delle etnie. Questo è il motivo per cui sta attivamente attaccando i curdi (anche quelli sunniti), gli assiri, i turkmeni, gli ezidi, gli sciiti e i cristiani. Cercando così di praticare la pulizia etnica e religiosa nella regione. La militarizzazione totale della società è strutturata in modo attivo. E’ anche improntato a una supremazia maschile estrema, spingendo le donne a conformarsi a ruoli ancora più servili nella società. Utilizza perfino la violenza sessuale come sua strategia di guerra. Infatti è un sistema del solo maschio forte. Così – non importa come ISIL si travesta – non è altro che fascismo puro in azione.

Il paradigma di Abdullah Öcalan è proprio l’antidoto giusto; sia che lo guardiamo dal punto di vista delle credenze, delle etnie e della libertà delle donne. Öcalan ha cercato di rompere questo circolo vizioso della formazione di nemici sui quali poi vendicarsi quando possibile. E’ esattamente il motivo per cui ha fatto una profonda analisi dello stato, del potere e della gerarchia e di come essi costituiscano la base della vita senza libertà.

La prigione dell’isola di Imrali e Abdullah Öcalan

Öcalan ha attualmente 66 anni, ed è stato detenuto nella prigione di Imrali come unico prigioniero per 10 anni, in totale per 16 anni. L’isola è ancora dichiarata zona militare, sorvegliata da 1.000 soldati. Fino al 2013, ad Abdullah Öcalan non era permesso di incontrare nessuno a parte i suoi avvocati e fratelli, ed è stato sottoposto a gravi condizioni di isolamento che non prevedevano alcun contatto con il mondo esterno. Ai suoi unici contatti con il mondo esterno – i suoi fratelli e avvocati – è stato spesso vietato di visitarlo per mesi senza fine. Il Comitato Europeo per la prevenzione della Tortura (CPT) ha descritto la situazione come ‘indiscutibile isolamento’.

Ciononostante, comprendendo quanto si richiede in situazioni caotiche, ha continuato a concentrarsi sulla soluzione della questione curda e sulla democratizzazione della Turchia e del Medio Oriente, e a tal fine ha cercato continuamente di costruire ponti tra i popoli. Nonostante le gravi condizioni di isolamento, la sua capacità di vedere in avanti e di prendere decisioni che rafforzano la posizione del popolo curdo e l’amicizia tra i popoli hanno ulteriormente rafforzato l’accettazione del popolo curdo che ha abbracciato Öcalan come proprio leader. La sua rigida carcerazione non ha impedito al suo prestigio e alla sua statura di crescere e di guadagnare forza. Il motivo è così semplice, e deve essere ricercato nella sua leadership messa alla prova nel corso degli anni, nonostante le gravi e mutevoli condizioni politiche. Il fatto che Öcalan e il movimento di liberazione siano stati in grado di condurre il popolo curdo dal punto della “non esistenza” e da ostacoli che mettevano in pericolo la vita fino alla ricerca di un modo alternativo di vivere, è ciò che ha reso la fiducia in lui incrollabile. Le sbarre della prigione non sono mai diventate per lui un ostacolo per superare la colonizzazione e aumentare le richieste di libertà. Ha ispirato e continua ad ispirare la domanda di libertà del popolo curdo. Öcalan è il simbolo della lotta del popolo curdo contro la negazione e il colonialismo, e la maggior parte dei curdi lo vede come la garanzia della pace e della democrazia.

I recenti colloqui con Abdullah Öcalan, hanno reso possibile a delegazioni politiche sia da parte del governo turco, sia dal parte del Partito Democratico Popolare HDP, di visitare Öcalan. Tuttavia le sue visite familiari e in particolare le consultazioni tra avvocato e cliente sono state portate a un punto morto. Due degli avvocati di Öcalan sono stati arrestati nella prima ondata di perquisizioni KCK, mentre 34 avvocati in totale sono stati arrestati dopo il 27 luglio 2011. Tutti gli avvocati sono stati rilasciati qualche mese fa, ma da luglio 2011 nessuno degli avvocati di Öcalan è stato in grado di vedere il suo cliente. Lasciamo a ciascuno il compito di osservare come le regole del gioco siano ancora stabilite dallo Stato; e sono arbitrarie. Ci può essere un processo politico in movimento, ma nessuno è legalmente o ufficialmente responsabile. E un tale non chiaro – finora – processo politico, non potrebbe e non dovrebbe ostacolare i diritti legali di Öcalan, tralasciando il fatto che ciò consente alle organizzazioni per i diritti umani di continuare a tacere delle gravi violazioni dei diritti di Öcalan. Questo continua unicamente a dimostrare che le leggi imposte e praticate su Öcalan sono quelle di un prigioniero di guerra. Per questo i colloqui non possono continuare in questo modo. Devono trasformarsi in negoziati. E perciò Abdullah Öcalan deve essere libero. Mandela aveva una citazione adatta a questa situazione: ‘Solo gli uomini liberi possono negoziare. Un prigioniero non può stipulare contratti’.

Una campagna mondiale: Libertà per Abdullah Öcalan

L’iniziativa internazionale, fin dal primo giorno in cui è stata costituita nel marzo 1999 (neanche un mese dopo il rapimento di Öcalan), non ha mai smesso di credere nella sua libertà e nella pace in Kurdistan. Da allora l’iniziativa internazionale – grazie al sostegno che ha ricevuto da gente comune, intellettuali e personalità di tutto il mondo – ha lavorato senza sosta per questo fine, e per contribuire a ricucire i legami tra i popoli non solo curdo e turco, ma fra tutti i popoli della regione, nonché per soddisfare le richieste per una pace giusta. Il lavoro ha preso molte forme e si è servito di molti strumenti diversi per raggiungere questo obiettivo.

Quando l’iniziativa internazionale ha discusso e ha preso la decisione di avviare una raccolta di firme a livello mondiale nel settembre 2012, il signor Öcalan era già da otto mesi in isolamento totale e aggravato. Nessuno aveva notizie di lui, né degli altri cinque prigionieri che sono stati presi a novembre 2011. Imrali era diventata un’isola-prigione dove c’erano solo curdi e dove non si applicavano regole: la prigione di Guantanamo nel cuore dell’Europa. Non c’era nessun indizio su quando questo totale isolamento sarebbe finito. Le organizzazioni per i diritti umani, o non avevano il mandato per agire, o erano perse nella burocrazia, o semplicemente questo venne usato come un precedente per ridurre ulteriormente i diritti. Dopo tutto, chi si sarebbe schierato a favore di un ‘terrorista’. Questa è la situazione ad oggi.

Non fu difficile sentire e capire che si trattava di un periodo critico quasi come il 1999. Anche se la pena di morte non era più legale, è stato il momento in cui è stata più usata a livello retorico. Così cominciò il lavoro, sei mesi prima di poter annunciare la campagna di raccolta firme in tutto il mondo. Un migliaio di primi firmatari diedero avvio all’inizio ufficiale della campagna di raccolta firme il 6 settembre 2012 a Bruxelles, sulla base della Giornata Mondiale Internazionale della Pace. L’obiettivo era monumentale: rompere l’isolamento totale e mai così grave dai tempi del rapimento di Öcalan 15 anni fa, e rompere il silenzio del pubblico internazionale. Questa è stata la ragione che sta dietro la domanda per il rilascio di Öcalan e tutti gli altri prigionieri politici. Eravamo arrivati a un punto in cui non si parlava più di un individuo (anche se non dimentichiamo che prima di tutto è un essere umano con dei diritti) o di un leader. Perché Öcalan era diventato un fattore che avrebbe determinato il futuro del popolo curdo e del Medio Oriente. Gerry Adams, il Prof. Antonio Negri, il Prof. Immanuel Wallerstein, il Prof. Achin Vanaik e altri intellettuali e politici provenienti da Sud America, Europa, Asia, Russia e Medio Oriente, nonché i parlamentari e le ONG, sono stati tra i primi mille firmatari che chiedevano la libertà di Öcalan.

Prima che l’iniziativa internazionale lanciasse questa campagna, anche il KHRG (Kurdish Human Rights Group in Sud Africa) venne consultato, ottenendo il loro appoggio, che constava di decine di migliaia di sostenitori. Allo stesso tempo le ONG, i sindacati, i partiti politici del paese basco, Cipro, Perù, Filippine, Germania, Inghilterra e Francia hanno sostenuto la campagna di raccolta firme. E’ importante sottolineare l’impegno e il lavoro da parte di Fidan Dogan, che ha innescato un forte sostegno da parte del Partito comunista francese, così come di molte ONG e di personalità conosciute.

La reale influenza di tali campagne

Fino ad oggi sono state realizzate molte campagne di raccolta firme, proteste e cortei per chiedere la libertà di Öcalan. Tutti questi elementi hanno contribuito a promuovere e a migliorare la situazione di Abdullah Öcalan e del popolo curdo in generale. Quando guardiamo il mondo degli anni ’70, il popolo kurdo non era invisibile e negato solo in Iran, Iraq, Siria, Turchia, ma anche in Europa e in tutto il mondo. Ma nel 2014 i curdi non sono solo la potenza più dinamica e rivoluzionaria della Turchia, ma anche del Medio Oriente e del mondo. Il motivo è semplice; i curdi non si sono solo ribellati, si sono organizzati e hanno una idea chiara della loro alternativa.

Tuttavia, non è stato facile passare da una situazione in cui Öcalan era sotto la minaccia della pena di morte e un popolo sotto la minaccia di genocidio, a un Öcalan e un popolo che hanno la capacità di determinare il futuro della Turchia e del Medio Oriente. Di solito c’è gente che ci chiede se tali campagne di raccolta firme o azioni simili abbiano alcun effetto. Forse l’esempio più concreto è l’atteggiamento mostrato da tutti i curdi in tutto il mondo – contemporaneamente – quando Öcalan è stato rapito. Questo non solo ha bloccato la pena di morte, ma ha anche aperto la strada a un futuro dialogo, perché il popolo curdo ancora una volta ha mostrato che Öcalan che è il leader indiscusso del popolo curdo.

Nel corso dei 15 anni ci sono state molte campagne di molte organizzazioni diverse, e ogni campagna ha comportato una fase diversa. Per esempio la libera circolazione dei cittadini in Turchia ha iniziato una raccolta di firme con la quale dichiarava che ‘Öcalan rappresenta la mia volontà politica’ nel 2005-2006, che ha raccolto 3,5 milioni di firme nonostante gli arresti, gli imprigionamenti, l’oppressione, la confisca di firme in Turchia e anche in Europa. Il popolo curdo nel suo insieme non ha alcun diritto ufficialmente riconosciuto come popolo per tenere elezioni o referendum. Pertanto tali campagne, nonostante le difficoltà e l’oppressione che devono affrontare, hanno un enorme significato nel dichiarare le esigenze e la volontà del popolo curdo.

Tra l’altro la campagna attiva nel 2005-2006 è stata anche una risposta all’insistenza coloniale della Turchia e degli stati europei sui curdi a “trovate voi stessi un altro leader.” Il risultato di questa campagna di raccolta firme ha permesso ai curdi di contestare ampiamente tali politiche. Mentre il regime razzista-colonialista, da un lato, tenta di creare dati per legittimare il proprio regime, il popolo curdo e i diversi popoli, intellettuali, politici responsabili e ONG progressiste hanno intrapreso azioni e proteste per smentire queste proiezioni. Il popolo curdo è dunque passato dal dichiarare Abdullah Öcalan – nonostante le difficili condizioni – come proprio ‘rappresentante politico’, al chiederne la libertà, con il sostegno dei suoi amici in tutto il mondo.

La campagna si è diffusa dall’Europa in tutto il mondo fin dal suo inizio. Dalla situazione di totale isolamento di Öcalan del 2011 e del 2012, siamo entrati in un periodo di ripresa del dialogo nel 2013. Sin da allora la campagna firme è proseguita con il rinnovato scopo di rompere i pregiudizi costruiti intorno ad Abdullah Öcalan e alla lotta per l’esistenza e la libertà del popolo curdo. Abbiamo anche puntato a correggere le diffuse informazioni sbagliate e ad educare la società su ciò che è realmente accaduto e come può essere risolto. Il popolo curdo e il signor Öcalan, come risultato delle politiche coloniali ufficiali, erano stati criminalizzati ed presentati in maniera scorretta al pubblico generale. Era quindi importante trovare metodi creativi e fare un enorme sforzo. E’ ora che i nostri sforzi siano affiancati dalle politiche degli stati europei che possono essere intraprese aprendo l’arena politica, sociale, culturale al popolo curdo.

Inoltre, nonostante le condizioni in Rojava e nelle altre parti del Kurdistan, siamo felici di dire che anch’essi hanno recentemente aderito alla campagna. Soprattutto in Turchia le persone sono ancora arrestate per aver raccolto firme o per aver firmato.

Ci sono state molte persone che hanno ispirato tutta la campagna. Era possibile vedere curdi, francesi o persone di altre nazionalità sui tram, davanti a università o piazze, o nei centri commerciali a raccogliere firme. Alcuni hanno escogitato metodi creativi per rendere la loro raccolta firme più attraente. Come in Svezia: coloro che firmavano, ricevevano un limone. Un limone che aveva sopra la scritta ‘terrorista’. Perché? Perché in Turchia, chiunque sia trovato con un limone viene immediatamente arrestato, perché il limone va bene per gli effetti irritanti dello spray al peperoncino utilizzato dalle forze di sicurezza turche contro i manifestanti. Una brillante e semplice correlazione tra il limone come protesta all’uso dello spray al peperoncino e la questione curda. Non solo hanno raccolto le firme, ma hanno fatto sì che i limoni “terroristi” diventassero ospiti a casa come qualcosa su cui riflettere.

A parte il fatto di raccogliere così tante firme da un enorme numero di persone, anche entrare in contatto con queste e spiegare la situazione del popolo curdo e di Öcalan è stato di per sé significativo. A questo scopo sono stati preparati molti materiali diversi in molte lingue diverse dall’Iniziativa internazionale. Questi possono essere trovati su www.freeocalan.org e su ocalan-books.com. I materiali creati per tali campagne saranno utilizzati per molti anni a venire.

La campagna ‘Arte per Öcalan’

In parallelo abbiamo anche avviato la campagna ‘Arte per Öcalan’. I dettagli di questa campagna sono disponibili all’indirizzo http://art-for-ocalan.org/. Questa campagna ha lo scopo di esprimere il rapporto finora non così ben espresso tra Abdullah Öcalan, popolo curdo, libertà e libertà delle donne. Ma mira anche a informare il grande pubblico sul passato, il presente e le richieste del popolo curdo e le idee di Öcalan. Abbiamo già un ampio lavoro arrivato da Brasile, Sud Africa, Stati Uniti, Sud America, Italia, Germania e dai curdi delle diverse parti del Kurdistan. Attraverso questa campagna vogliamo favorire lo sviluppo di diversi settori dell’arte. Abbiamo usato il lavoro che è già stato raccolto con la stampa di cartoline con campagne più circoscritte come quella di ‘inviare 20 mila carte di compleanno a Öcalan’ per il suo 64° compleanno nell’aprile del 2013. Abbiamo stampato opere selezionate su magliette e su tela rendendole disponibili per una vendita di sottoscrizione. Abbiamo in programma di organizzare mostre per mostrare i lavori raccolti in un prossimo futuro. C’è ancora del lavoro che si sta facendo per questo. L’iniziativa internazionale è alla ricerca di una canzone della campagna che sarà la canzone ufficiale della campagna per la libertà di Öcalan.

Dalla ripresa dei negoziati all’inizio del 2013 e con il messaggio al Newroz 2013 di Öcalan, la questione curda ha ufficialmente preso una nuova piega. La politica ufficiale del mondo e della Turchia sulla negazione dei curdi è andata in frantumi. Al suo posto è iniziata la più violenta battaglia per determinare la vita futura dei curdi e degli abitanti della regione. Anche se il pericolo rilevante dell’eliminazione dei curdi rimane, il nuovo periodo e la lotta per realizzare un sistema alternativo significa un cambio di mentalità per ogni individuo: la vita alternativa non è un concetto astratto. Così come c’è la possibilità che il Medio Oriente diventi un cimitero di culture e fedi, c’è anche una probabilità maggiore che la sfera della libertà venga ampliata. La lotta data determinerà il risultato finale.

Così, l’immaginazione sembra essere una importante metà per realizzare i sogni, l’altra metà è dargli voce e mostrare il coraggio di realizzarli. Del resto, Libertà per Öcalan non chiede solo la libertà per un individuo, ma di garantire la libertà del popolo curdo e l’amicizia tra i popoli in modo irreversibile.

Ogni campagna è stata una grande risposta alle mutate condizioni in Turchia, nella regione e nel mondo. La campagna di raccolta firme in tutto il mondo è ufficialmente giunta al termine oggi. Anche se questa campagna è stata avviata e guidata dall’Iniziativa, siamo orgogliosi di dire che la campagna è diventata di tutti. Molte organizzazioni curde così come il partito comunista francese, il KHRAG – Sud Africa, e altre organizzazioni in tutto il mondo, le istituzioni e le personalità delle Filippine, del paese basco, così come molti tedeschi e britannici e molti altri hanno dato la massima priorità a questa campagna. C’è stata la partecipazione di tutti i continenti del mondo. Questo è ciò che rende una campagna mondiale.

Vorremmo ringraziare ancora una volta gli sforzi e il lavoro di persone in tutta Europa e degli amici del popolo curdo in tutto il mondo per il loro impegno, la loro creatività, la perseveranza e la continuità, e mi congratulo con tutti i soggetti coinvolti.

La campagna ha raggiunto le 10.328.623 firme (9.548.303 delle quali già convalidate da un notaio).

E’ probabilmente una, se non la più grande, fra le campagne di raccolta firme per la libertà di un prigioniero politico che il mondo abbia mai visto.

Oggi, il popolo curdo e i suoi amici hanno marcato ancora un altro giorno nel nostro calendario, completando 12 giorni di marcia da tre diversi punti di partenza in condizioni estreme di freddo invernale; da Lussemburgo, Francoforte e Berna.

Tutti chiedevano una sola cosa nel 16° anniversario del rapimento del loro leader – libertà per Öcalan e libertà per il Kurdistan – e questa è solo una questione di tempo.

Pubblicato la prima volta in Kurdistanreport in tedesco il 1 agosto 2014, modificato e aggiornato per Kurdish Question

Havin Güneşer è giornalista e portavoce dell’Iniziativa internazionale ‘Libertà per Abdullah Öcalan – Pace in Kurdistan’

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