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Un marchio nero sulla Turchia: la strage di Maraş

Secondo dati ufficiali, 111 persone, prevalentemente aleviti, vennero selvaggiamente massacrate nella strage di Maras tra il 19 e il 25 dicembre 1978. I testimoni del massacro non possono dimenticare l’agonia del massacro nonostante siano passati ormai 35 anni.

Migliaia di aleviti vennero feriti durante gli scontri, oltre 111 persone vennero massacrate, oltre 552 case e 289 negozi furono distrutte. I testimoni del massacro dicono, “Abbiamo visto neonati decapitati nelle culle, come possiamo dimenticare questo?”

Il massacro di Kahramanmaraş iniziò con una bomba lanciata in un cinema. Si sparsero voci che persone di sinistra avevano tirato la bomba. Il giorno successivo un’altra bomba venne lanciata in un caffè molto frequentato dalla sinistra. La sera del 21 dicembre 1978, gli insegnanti Hacı Çolak e Mustafa Yüzbaşıoğlu vennero uccisi sulla via di casa.

Erano noti come esponenti della sinistra. Mentre una folla di 5,000 persone si preparava per il funerale, gruppi di destra agitavano gli animi affermando che “i comunisti bombarderanno la moschea e massacreranno i nostri fratelli musulmani “.

Il 23 dicembre 1978 gli incidenti si trasformarono in un fenomeno di massa. Bande assaltarono i quartieri dove vivevano gli aleviti, distruggendo case e negozi. Molti uffici, compreso quello della Confederazione dei Sindacati Progressisti della Turchia (DİSK) e dell’Associazione degli Insegnanti della Turchia (TÖB-DER) vennero distrutti.

I processi, aperti presso tribunali militari, durarono fino al 1991. Un totale di 804 imputati, prevalentemente esponenti della destra, vennero messi sotto processo. I tribunali emisero 29 condanne a morte e condannarono all’ergastolo 7 imputati, 321 persone vennero condannati a pene da 1 a 24 anni di carcere. La Corte di Cassazione annullò le condanne e a seguito di modifiche legislative, tutti gli imputati vennero rilasciati nel 1991.

Un documento segreto rivela che il servizio segreto (MİT) aveva pianificato gli incidenti. Le opinioni di testimoni comprendono le seguenti osservazioni:

Seyho Demir: “Il capo della polizia di Maraş all’epoca era Abdülkadir Aksu. Il massacro è stato organizzato congiuntamente dal servizio segreto turco MIT, dal Partito del Movimento Nazionalista (MHP) e dagli islamisti… Appena ho sentito del massacro, sono andato a Maraş. Nella mattinata sono andato all’Ospedale Statale di Maraş. Li ho incontrato un’infermiera che conoscevo… Quando mi vide rimase sorpresa: ‘Seyho, da dove arrivi? Stanno uccidendo tutti qui. Hanno preso almeno 10 persone con ferite non gravi, le hanno portate fuori dall’ospedale e le hanno uccise.’ Questo è avvenuto sotto il controllo del primario dell’Ospedale Statale di Maraş. L’avvocato Halil Güllüoglu ha seguito il caso del massacro di Maraş. I fascicoli che aveva non sono mai stati resi pubblici. Comunque è stato ucciso per essersi occupato del caso.”

Meryem Polat: “Iniziarono al mattino, bruciando tutte le case e continuarono nel pomeriggio. Un bambino è stato bruciato in una caldaia. Saccheggiarono tutto. Noi eravamo in cantina immersi nell’acqua, sopra di noi c’erano assi di legno. Le assi bruciavano e ci cadevano addosso. La mia casa è stata ridotta in cenere. Nella cantina eravamo in otto; non ci videro e andarono via.”

A cura di Uiki Onlus

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