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Kurdistan

Ergastolo per sopravvissuta di Cizîr

Almeno 280 persone sono morte durate l’assedio militare turco tra il 2015 e il 2016 nella città curde di Cizîr. La studentessa Helin Öncü è sopravvissuta al massacro – e ora è stata condannata a una pena a vita aggravata.

Un mese dopo le elezioni parlamentari del giugno 2015 il Presidente Recep Tayyip Erdoğan annunciò la fine del processo di pace tra il governo turco e il PKK. Prontamente l’AKP tornò alla strategia del terrorismo di Stato contro la popolazione curda. Seguì un assedio militare durato diversi mesi in città come Amed (Diyarbakir), Şirnex (Şırnak), Cizîr (Cizre) e Nisêbîn (Nusaybin), del quale caddero vittima centinaia di persone. Quasi quattro anni dopo, non si conosce ancora il numero preciso.

Su Cizîr il governo di Erdoğan fece proclamare un primo coprifuoco il 4 settembre 2015. Armati fino ai denti con armamenti convenzionali, l’esercito turco per nove giorni attaccò la città capoluogo della provincia di Şirnex (Şırnak) che all’epoca aveva 115.000 abitanti. Un gruppo di giovani gli si oppose. 21 morti, dozzine di feriti e centinaia di case e abitazioni distrutte, furono la prima conseguenza dell’attacco turco a Cizîr.

Secondo assedio di Cizîr

Il 14 dicembre 2015 iniziò il secondo assedio di Cizîr, terminato solo 1 marzo 2016. Per quasi tre mesi l’esercito turco bombardò Cizîr dall’aria e da terra. La polizia e l’esercito misero sotto il loro fuoco interi quartieri, distrussero le reti telefoniche, elettriche e idriche e accerchiarono migliaia di persone. Abitanti che cercarono rifugio dagli attacchi genocidi nelle cantine delle loro abitazioni furono assassinate in modo crudele dall’esercito turco. Nei 79 giorni di durata del coprifuoco, almeno 280 persone vennero uccise dalle forze di sicurezza turche. Circa 150 delle vittime nei quartieri Cûdî e Nur furono bruciate vive nelle „cantine della morte”. Altre morirono per ferite di arma da fuoco non curate perché l’esercito non faceva passare le ambulanze.

Dopo ferita di arma da fuoco: cure mediche per disposizione della CEDU

Helin Öncü, una studentessa che all’epoca aveva 20 anni, è sopravvissuta la massacro di Cizîr. Il 21 gennaio 2016 nel quartiere Cûdî l’esercito le sparò. Tre donne, tra loro anche Asya Yüksel, all’epoca co-Presidente del Consiglio del Popolo di Cizîr, più tardi bruciata in una delle cantine, corsero in suo soccorso sotto una pioggia pallottole. Per una disposizione della Corte Europea dei Diritti Umani (CEDU), ottenuta dall’avvocato Ramazan Demir perché Öncü ottenesse cure mediche, fu possibile ricoverarla in ospedale. Dopo essere stata dimessa, Öncü tu temporaneamente arrestata e accusata. L’imputazione: „Distruzione dell’unità e dell’integrità dello Stato”. Due mesi dopo anche contro il suo difensore Ramazan Demir venne emesso un mandato di cattura e fu arrestato a Istanbul. Dato che si era rivolto alla Corte Costituzionale e alla CEDU per reati contro il diritto alla vita e la sospensione di ogni diritto durante il coprifuoco a Cizîr, la procura generale di Istanbul lo accusò di „aver messo in pericolo la reputazione internazionale della Turchia“. Dopo cinque mesi di carcerazione preventiva, Demir venne rilasciato dal carcere nel settembre 2016.

AutogovernoPericolo per la sicurezza dello Stato

Ma quali ragioni ha addotto il governo turco per motivare la sua guerra contro la popolazione civile curda nell’anno 2015? Poco prima del primo coprifuoco a Cizîr in una serie di città e comuni curdi era stato proclamato l’autogoverno che rappresentava una controproposta rispetto al „sistema presidenziale“ totalitario proposto dall’AKP. Nel Kurdistan del nord all’epoca già si discuteva da tempo dell’organizzazione autonoma nello stile dei cantoni, che è anche parte del programma del partito HDP e forma un’antitesi rispetto all’ideologia ufficiale dello Stato turco e alla sua concezione strettamente centralista e burocratica. Anche a Cizîr, dove l’HDP nel giugno 2015 aveva ottenuto quasi il 92 percento dei voti (all’AKP andò solo il 4,3 percento), era stato proclamato l’autogoverno. Per il governo turco ragione sufficiente per radere al suolo il Kurdistan del nord.

Sopravvissuti accusati di aver messo in pericolo la sicurezza della Turchia

Dalla fine dei coprifuoco tra il 2015 e il 2016 contro innumerevoli sopravvissuti e testimoni dell’assedio militare, sono stati avviati procedimenti in base all’articolo 302 del codice penale turco. L’articolo sul quale si basa l’accusa contro Helin Öncü è il più pesante del codice penale turco e in ogni caso presuppone l’uso di violenza – che tuttavia nelle città assediate è partito unicamente dallo Stato.

CEDU respinge la querela per le cantine della morte di Cizîr

Nel novembre 2018 gli eventi durante il coprifuoco a Cizîr sono stati affrontati davanti alla CEDU – e respinti per mancanza di competenza. Concretamente i trattava dei casi di Ömer Elçi e Orhan Tunç. Orhan Tunç alla fine del 2015 era stato colpito dal fuoco delle forze di sicurezza. Dato che non venne lasciata passare l’ambulanza, morì a causa delle sue ferite.

I giudici di Strasburgo non affrontarono la querela da punto di vista dei contenuti e decisero che prima andava completato l’iter giuridico nazionale perché erano ancora in corso due esposti presso la Corte Costituzionale e bisognava attenderne l’esito prima che la CEDU potesse affrontare il caso. Inoltre i ricorrenti avrebbero ancora potuto rivolgersi alla Corte Costituzionale turca.

La difesa argomentò con l’illegittimità dell’uso di strumenti di guerra in zone residenziali, come è avvenuto a Cizîr. La querela si basava sulla lesione del diritto alla vita tutelato dalla Convenzione Internazionale sui Diritti Umani, la totale mancanza di un’indagine indipendente sulla morte di Orhan Tunç e la violazione del divieto di tortura e trattamenti inumani e il diritto alla vita privata nel contesto dei coprifuoco.

Ergastolo senza una sola prova

Contro Helin Öncü si è svolto un processo due giorni fa davanti alla 2° corte d’assise di Şirnex. Senza alcuna prova del fatto che abbia „messo in pericolo la sicurezza della Turchia“, in cui la 23enne è stata condannata in contumacia a una pena detentiva aggravata a vita, che secondo la legislazione vigente dura fino alla morte fisica. Öncü, che nelle elezioni comunali del 31 marzo è stata eletta per l’HDP nel consiglio comunale di Qoser (Kızıltepe), deve aver messo in conto la sentenza: giovedì è stata arrestata nella provincia di Edirne nella Turchia occidentale. Aveva cercato di fuggire in Grecia attraverso il fiume Mariza (Evros) sul confine. Nel frattempo è stata trasferita nel carcere femminile di Edirne.

Fonte: ANF

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