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Iraq

Rivolta contro la corruzione

Morti e feriti nelle proteste contro il governo curdo nel nord dell’Iraq – Per il terzo giorno di seguito mercoledì ci sono state proteste di massa contro il governo regionale curdo nel nord dell’Iraq. Gli scontri più duri si sono verificato martedì nella città di Rania. Sei persone sono state uccise e oltre cento ferite, in parte in modo grave, quando le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco sui manifestanti. Questi ultimi hanno quindi dato alle fiamme gli edifici del Partito Democratico del Kurdistan (KDP) conservatore e dell’Unione Democratica del Kurdistan (PUK). I due partiti sono al potere da anni e si sono spartiti la regione autonoma. Vestiti di nero in segno di lutto, diverse migliaia di persone mercoledì hanno partecipato a una marcia commemorativa per gli uccisi, mentre in tutta la città i negozi sono rimasti chiusi. Anche in altre città sono andati in fiamme uffici di KDP e PUK, così come quelli Movimento Goran, liberale che si trova all’opposizione e di due partiti islamici.

La ragione che ha scatenato le proteste è che gli stipendi degli insegnanti e di altri dipendenti del pubblico impiego non vengono pagati da mesi e che ci sono seri problemi nell’approvvigionamento elettrico e idrico. Il governo curdo in precedenza aveva annunciato tagli salariali scaricando la responsabilità sul governo centrale irakeno. Questo da anni trattiene la parte del bilancio irakeno spettante alla regione autonoma con la motivazione che Erbil esporta petrolio per conto proprio. I manifestanti infuriati vedono la responsabilità per la miseria sociale non tanto da parte di Bagdad quanto da parte dei partiti KDP PUK estremamente corrotti. I loro peshmerga dopo il referendum curdo sull’indipendenza, considerato anticostituzionale da Bagdad, in ottobre avevano consegnato quasi senza combattere la città Kirkuk con i suoi giacimenti petroliferi e altri »territori contesi«.

A Sulaymania le forze del PUK martedì sera hanno assaltato il canale televisivo indipendente NRT che dava notizie sulle proteste in diretta e hanno interrotto le trasmissioni. Il Ministero della Cultura ha fatto sapere che l’emittente sarebbe stato chiuso per »istigazione alla violenza«. Con la stessa accusa l’ex proprietario di NRT, Shaswar Abdulwahid, è stato arrestato dalle forze speciali all’aeroporto di Sulaymania. L’uomo d’affari è presidente del movimento »Nuova Generazione« fondato di recente, che si intende come alternativa civica al cartello neofeudale costituito da KDP e PUK. Inoltre nelle prime ore del mattino di mercoledì a Sulaymania dozzine di attivisti e collaboratori di organizzazioni non governative sono stati arrestati dalle forze di sicurezza del PUK.

Solo nella serata della seconda giornata di proteste il Presidente del Consiglio dei Ministri Neshirvan Barzani, che si trovava a Berlino per colloqui con il governo federale tedesco, si è rivolto al movimento di protesta con una breve dichiarazione. La loro frustrazione sarebbe comprensibile, ha dichiarato il politico del KDP, ma la violenza inaccettabile, pur essendo un diritto legittimo e democratico esprimere le proprie opinioni. Questo però non sembra valere per i distretti Erbil e Dohuk governati dal KDP con il pugno di ferro. Il governatore di Erbil, Nawzad Hadi, mercoledì ha dichiarato di non permettere alcun tipo di manifestazione nella capitale. Le proteste quindi finora sono rimaste limitate ai governatorati di Sulaimaniya e Halabja controllati dal PUK.

Intanto il Primo Ministro irakeno Haider Al-Abadi durante la sua conferenza stampa settimanale di martedì ha ammonito che è dovere del governo centrale garantire la sicurezza di tutta la popolazione in ogni parte del Paese, minacciando in intervento delle truppe irakene qualora le forze di sicurezza curde dovessero limitare il diritto alla libertà di manifestazione.

 

di Nick Brauns

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