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Kurdistan

Il golpe fallito in Turchia e la realtà di Erdogan

Il 15 luglio 2016 in Turchia si è verificato un tentativo di golpe che è fallito. Se il golpe fosse riuscito, parleremmo di altre cose in Turchia. Si sarebbe avviato un processo diverso. Ma anche il fallimento del golpe ha messo in moto importanti sviluppi dei quali è necessario parlare. Per comprendere la situazione attuale e le possibili conseguenze del tentativo di golpe è necessario partire dai risultati delle elezioni del 7 giugno 2015 e dal successivo intervento dell’AKP.

Ma intanto vogliamo ricordare che non corrisponde al vero che questo golpe è stato organizzato dalla setta di Gülen. Può anche essere che seguaci di Gülen abbiamo partecipato al tentativo di golpe. Ma l’affermazione che i gülenisti avrebbero organizzato il golpe serve sia a procedere contro l’organizzazione dei seguaci di Gülen all’interno dello Stato che a continuare ad isolare ulteriormente gli effettivi golpisti e così a distruggerli. Così l’AKP vuole prendere due piccioni con una fava.

Tra i militari c’è una frazione di Gülen che sarebbe in grado di organizzare un golpe. Se effettivamente esiste una frazione del genere, dovrebbe essere molto debole. Il tentativo di golpe invece aveva una cerchia sostenitori abbastanza grande tra i militari. Se avessero ragionato meglio la loro azione e avessero preso meglio i loro provvedimenti, il golpe avrebbe senz’altro potuto avere successo. In questo tentativo di presa del potere erano coinvolti innumerevoli generali e militari di grado elevato. I soldati coinvolti nella guerra in Kurdistan non si sono attivati durante il golpe. Ma anche tra loro sembra esserci stata grande approvazione nei confronti dei golpisti. La possibile ragione per il loro ritegno probabilmente è stato il fatto che un abbandono del fronte di guerra in Kurdistan si sarebbe potuto usare contro di loro. Tuttavia nel seguito del tentativo di golpe sono stato arrestati molti militari anche in Kurdistan e questo rende chiaro da quale parte stavano dopo il 15 luglio.

La guerra in Kurdistan ha spianato ai militari la strada verso il tentativo di golpe

Dopo che l’AKP ha deciso di non risolvere la questione curda da un anno ha messo in moto il piano di guerra di distruzione in Kurdistan. La non-soluzione della questione curda però ha anche messo in moto il “meccanismo del golpe” in Turchia. Questo meccanismo che ha preso la forma di un’alleanza anticurda fascista, ora è sfociata nel tentativo di golpe dei militari. Da quando Erdogan per mantenere il proprio potere si è impegnato in un percorso di guerra in Kurdistan, le competenze e il potere dei miliari sono stati aumentati in modo significativo. Erdogan e il suo AKP nella loro guerra contro il Movimento di Liberazione Curdo si sono praticamente resi dipendenti dai militari.

I militari in questa guerra hanno raggiunto una nuova coscienza di se stessi. Negli anni precedenti i militari avevano perso potere in modo continuo. Il tentativo di una presa del potere da parte dei militari quindi non era immaginabile. Ma con la guerra di distruzione nelle zone di insediamento curde i militari hanno rafforzato la propria posizione. Ora pretendevano di poter partecipare all’impostazione della politica in Turchia. Per questo il 15 luglio hanno perfino tentato di mettere il destino del Paese completamente sotto il proprio controllo per poter impostare in modo completamente nuovo la politica in Turchia. Questa intenzione si evince dal testo che i militari hanno letto durante quella notte. La posizione dei golpisti quindi è più o meno come segue: „Noi abbiamo condotto la guerra, quindi facciamo anche la politica.“

Dopo il tentativo di golpe fallito i nazionalisti islamisti creeranno uno IS turco

Ma dopo che è stato possibile sventare il tentativo di golpe, l’AKP e i suoi alleati cercheranno di rappresentarsi come „volontà popolare contro il golpe“ e „forze della democrazia“. Con questa immagine che cercano di creare, cercheranno di aumentare la loro guerra contro le curde e i curdi e le vere forze della democrazia nel Paese. Con questo il governo dell’AKP, i suoi seguaci e i suoi alleati hanno ampliato i loro margini di manovra per l’attuazione della loro politica anti-curda e nemica della democrazia.

Dato che gli alleati del fascismo dell’AKP, sono l’MHP e altre aree scioviniste e nazionaliste, non sarebbe una sorpresa che dopo il fallito tentativo di golpe verranno probabilmente gli attacchi e l’ostilità nei confronti delle curde e dei curdi e delle forze democratiche allargati. L’intesa l’AKP e i suoi alleati fascisti ora è più forte che mai. Quindi ci si può aspettare che le aree islamiste-nazionaliste che si trovano nell’orbita dell’AKP si radicalizzeranno e che così verrà creata una versione turca dell’organizzazione terroristica IS. Già ora l’organizzazione „Osmanli Ocaklari“ in Turchia mostra un atteggiamento di questo tipo. Questa organizzazione è stata creata da aree vicine a Erdogan come forza paramilitare e attualmente sviluppa le sue strutture anche in Europa. Già da tempo si specula sul rapporto tra questo gruppo e IS.

Con l’esperienza collettiva di successo che queste aree islamiste-nazionaliste provano dopo il tentativo di golpe sventato, ci si può aspettare che si radicalizzeranno ulteriormente e che diventeranno una forza che intimidirà e minaccerà qualsiasi opposizione. La gran parte delle persone che nella notte del golpe sono scesi in strada appartengono a quest’area. Dato che uno dei loro comuni denominatori è anche l’ostilità nei confronti dei curdi, è probabile che anche gli attacchi contro le curde e i curdi aumenteranno. Già dopo le elezioni del 7 giugno 2015 queste forze si erano comunque alleate per agire insieme contro le curde e i curdi e le forze democratiche in sintonia con il governo turco. Questi attacchi ora probabilmente si intensificheranno. A questo le curde e i curdi e le forze democratiche devono prepararsi.

Cosa ci si può aspettare ora dall’AKP e quali sono i compiti delle forze democratiche…

Va da sé che ogni tentativo di golpe militare è antidemocratico e che per questo non in alcun modo promuovere la democratizzazione di un Paese. Ma questo non significa automaticamente che ogni frazione o gruppo antigolpista sia democratico e agisca ai sensi della democrazia. Così le azioni e le dichiarazioni dell’AKP contro il golpe non sono dovute a un apparente impegno in favore dei principi democratici, ma esclusivamente alla sua focalizzazione sul mantenimento del proprio potere.

Per questo sarebbe sbagliato anche aspettarsi dall’AKP che ora tenda alla democratizzazione del Paese per impedire in futuro altri tentativi di golpe. Anche se uno scenario del genere sarebbe auspicabile, è una farsa aspettarsi qualcosa del genere dall’AKP. Perché l’AKP stesso rappresenta solo un governo che attraverso un golpe contro la volontà degli elettori del 7 giugno 2015 ha potuto mantenere il proprio potere di governo. E così l’unica cosa che ci si può aspettare dall’AKP in questo contesto è che cercherà di rappresentarsi come protettore della democrazia per nascondere così il suo vero volto. E proprio questo è quello che attualmente sta succedendo.

C’è da aspettarsi che nel Medio Oriente sotto il tetto ideologico dell’AKP si creeranno forze islamiste che saranno orientate in modo molto più radicale di quanto lo siano ad esempio i Fratelli Musulmani. Tayyip Erdoğan cercherà sicuramente di utilizzare l’occasione che a questo proposito gli è stata fornita dal tentativo di golpe. Già ora all’interno dell’apparato di polizia turco ha organizzato gruppi islamisti. Il ruolo di questi gruppi dopo il fallito tentativo di golpe aumenterà ulteriormente. Ci si può perfino aspettare che la Turchia possa diventare un vero e proprio Stato di polizia. La polizia in Turchia crescerà fino a diventare una forza armata che si proporrà come alternativa ai militari.

Le forze democratiche devono seguire ancora di più la situazione dopo il tentativo di golpe, analizzarla meglio e prepararsi di conseguenza. Perché il fascismo dell’AKP prenderà di mira ancora di più le forze democratiche. L’AKP si presenterà come forza di governo democratica e chiederà a tutti di piegarsi al suo cospetto. Chiunque si rifiuti di farlo, viene denunciato al governo come golpista e così l’AKP „nel nome della democrazia“ avvierà una vera e propria caccia alle streghe. Per questa ragione le forze democratiche devono assolutamente decifrare questa politica dell’AKP e ritrovarsi all’interno di un fronte democratico collettivo per proteggersi dagli attacchi.

Congresso Nazionale del Kurdistan (KNK), 21.07.2016

Fonte: http://civaka-azad.org/der-gescheiterte-pusch-in-der-tuerkei-und-die-erdogan-realitaet/

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