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Diritti umani

Negate le cure mediche e le visite alla prigioniera politica curda iraniana Zeinab Jalalian

Accusata di appartenenza a un’organizzazione armata senza alcuna prova, alla donna curda iraniana Zeinab Jalalian è stato impedito di incontrare la sua famiglia, i suoi avvocati e le cure mediche.

A Zeinab Jalalian, una donna curda iraniana che sconta l’ergastolo dal 2009, è stato impedito di incontrare la sua famiglia e i suoi avvocati e attualmente le vengono negate le cure mediche nonostante il peggioramento delle condizioni di salute croniche nella prigione iraniana di Yazd.

Ai genitori di Zeinab Jalalian è stato vietato di farle visita a metà giugno, lo ha riferito Iran Human Rights Monitor.

La donna curda è stata arrestata nel 2007 e condannata a morte nel 2009. La sentenza è stata commutata in ergastolo nel 2011. È stata accusata di appartenenza al gruppo armato Partito della vita libera del Kurdistan (PJAK) senza alcuna prova.

Zainab dietro le sbarre ha sviluppato problemi agli occhi, ai reni e all’intestino e durante i suoi 15 anni di reclusione, le sue condizioni di salute sono peggiorate. Il medico dell’infermeria del carcere ritiene che dovrebbe essere ricoverata in ospedale per cure urgenti, ma il ministero dell’Intelligence iraniano ha emesso un’ordinanza contro il trasferimento.

L’attivista è stata costretta a fare una confessione dal ministero dell’intelligence iraniano perché le è stata negata l’assistenza sanitaria e le è stato detto che avrebbe potuto ottenere una visita temporanea di rilascio se avesse fornito una confessione video nel 2016.

Nel giugno 2020, Zainab Jalalian è risultata positiva al COVID-19 e le è stata concessa una visita in ospedale solo dopo aver iniziato uno sciopero della fame. Dopo il recupero, Zainab è stata trasferita dalla prigione di Kermanshah alla sua attuale prigione di Yazd senza spiegazioni, quarto trasferimento in sei mesi. La prigione di Yazd si trova a 1.400 km dalla casa di famiglia.

Jalalian ha impugnato la sua sentenza, tuttavia, a causa della condanna al carcere di due dei suoi avvocati, l’appello non è avanzato dal 2019.

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