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Report

Report della delegazione internazionale per la pace a Imrali- 2022

REPORT DELLA DELEGAZIONE INTERNAZIONALE PER LA PACE A IMRALI – 2022

RAFFORZARE LE PRESSIONI INTERNAZIONALI PER IL RILASCIO

DEL LEADER CURDO ABDULLAH ÖCALAN

Indice

• Premessa

• Metodologia

• Introduzione

• Storia del rapimento, della detenzione e dell’isolamento di Öcalan

• Situazione legale

• Attività svolta dai difensori di fiducia dell’ufficio legale Asrin nell’anno passato

• Appelli presentati davanti organismi internazionali

• Attuale situazione nelle carceri turche e ricorso alla tortura da parte dello Stato turco

• Prigionieri politici e attacchi ai partiti politici curdi

• Attacchi al movimento delle donne e ai diritti delle donne

• Conclusioni

• Raccomandazioni

Chi è Abdullah Öcalan

• Biografie delle e dei componenti della delegazione

Contatti

Foto di copertina: Jim Fitzpatrick

PREMESSA

Il 15 febbraio 2022 è caduto il 23esimo anniversario dal giorno del rapimento e dell’incarcerazione del leader politico curdo Abdullah Öcalan.

Da quando è stato incarcerato, numerose delegazioni per la pace si sono recate più volte in Turchia per chiedere di poterlo incontrare nell’isola-prigione di Imrali.

Quest’anno la più partecipata delegazione internazionale per la pace fino ad oggi, organizzata da International initiative, Freedom for Abdullah Öcalan, Peace in Kurdistan e da sindacati britannici, ha completato la sua missione virtuale di due giorni in Turchia per valutare le attuali condizioni di isolamento aggravato di Abdullah Öcalan, il leader riconosciuto del popolo curdo.

METODOLOGIA

Questo rapporto è frutto di una ricerca documentale e di una serie di interviste svoltesi nell’arco di due giorni. Le interviste sono state condotte online a causa delle restrizioni di viaggio imposte dalla pandemia di Covid. I resoconti di ciascuna delle persone intervistate sono stati coerenti tra loro e hanno fornito un quadro coeso. Sono stati presi in esame anche i rapporti di organizzazioni internazionali quali Amnesty International e Human Rights Watch e i rapporti di media nazionali e internazionali, che hanno ulteriormente confermato le informazioni ricevute dalle persone intervistate. Per tutte queste ragioni la delegazione non ha avuto dubbi sul fatto che i resoconti forniti fossero veritieri e, per quanto lo consentano le difficili circostanze delle persone che vivono in Turchia, dettagliati.

INTRODUZIONE

Abdullah Öcalan, leader del Movimento di Liberazione curdo, è detenuto in Turchia in condizioni peggiori rispetto a qualsiasi altro prigioniero politico in Europa, sia rispetto al trattamento ricevuto sia rispetto alla violazione dei suoi diritti.

Mentre sembra che finalmente si avvicini la fine della pandemia, la Turchia ha l’opportunità di rompere con il suo spaventoso record di maltrattamenti nei confronti dei prigionieri politici e in particolare nei confronti di Abdullah Öcalan, leader del Movimento di Liberazione curdo, il prigioniero politico tenuto in isolamento nel modo peggiore e più disumano di qualsiasi altro prigioniero politico Europa.

Il trattamento riservato ad Abdullah Öcalan riflette le altrettanto gravi violazioni dei diritti umani commesse contro il popolo curdo in Turchia, che includono esecuzioni extragiudiziali, torture e sparizioni forzate, solo per citare alcuni dei casi più gravi1.

Mentre nel 2019 – in seguito a uno sciopero della fame di massa che ha coinvolto oltre 3000 prigionieri in 90 prigioni Turche2 – erano stati fatti alcuni passi avanti al fine di migliorare le condizioni detentive di Öcalan, nel 2020 e 2021 c’è stato un ritorno alle precedenti politiche di isolamento aggravato estremo. Da marzo 2021 non c’è stato alcun contatto con Öcalan e di conseguenza le comunità curde in Europa hanno espresso grande preoccupazione e angoscia riguardo al suo trattamento e al suo possibile destino.

La delegazione internazionale per la pace a Imrali del 2022 ha condotto una missione conoscitiva in Turchia per valutare la situazione di Öcalan dopo 23 anni di carcere. La delegazione è composta da rappresentanti di associazioni di avvocati, avvocati per i diritti umani, sindacalisti, politici, accademici e scrittori provenienti da tutta Europa (vedi l’Appendice per le loro biografie).

STORIA DEL RAPIMENTO, DELLA DETENZIONE E DELL’ISOLAMENTO DI ÖCALAN

Abdullah Öcalan, fondatore del Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK), è stato rapito in Kenya il 15 febbraio 1999, in un’operazione congiunta condotta dai servizi di sicurezza turchi, statunitensi e israeliani. Da allora è detenuto nella prigione di Imrali3.

La legittimità di questo rapimento e la successiva detenzione di Öcalan sono state vagliate dalla Corte europea per i diritti umani in numerose occasioni, a partire dal 16 febbraio 1999 fino alla sentenza del 12 maggio 2005, con la quale la Corte ha stabilito che i diritti fondamentali di Öcalan erano stati violati, precisamente in riferimento agli articoli 3, 5 e 6 della Convenzione europea per i diritti umani. In particolare è stato affermato che Öcalan non era stato giudicato da un tribunale indipendente e imparziale e per questo e altri motivi non era stato sottoposto ad un processo equo4.

La prigione chiusa di massima sicurezza tipo F si trova su un’isola, ed è stata costruita appositamente per Abdullah Öcalan nel febbraio 1999, in completa violazione del diritto internazionale.

La prigione ha uno status speciale e opera attraverso un regime di esecuzione aggravato, noto anche come “Sistema di isolamento di Imralı”. Si tratta di una zona militarizzata ad accesso estremamente limitato in cui sono stati dispiegati un migliaio di soldati per la sorveglianza totale – aerea, terrestre e marina – dell’area. Questi soldati hanno anche svolto la funzione di guardie della prigione e del suo singolo prigioniero per 12 anni, fino all’arrivo di altri 3 prigionieri.

Secondo le prime informazioni, Öcalan è stato tenuto in una cella di 13 metri quadrati, con una finestra che poteva essere aperta solo un paio di centimetri e illuminata a giorno per 24 ore. Dal 2013 non ci sono informazioni concrete e precise sulle sue condizioni di detenzione5.

Secondo la legge turca, Öcalan dovrebbe essere autorizzato a vedere i suoi avvocati una volta alla settimana e la famiglia una volta al mese, attraverso una finestra, ma per anni anche questi requisiti minimi sono stati palesemente violati, lasciando questo prigioniero altamente sorvegliato nelle condizioni più estreme rispetto a qualsiasi altro prigioniero politico in Europa.

Nel 2019, oltre 3000 persone hanno portato avanti uno sciopero della fame in vari luoghi del mondo per protestare contro le condizioni di isolamento di Öcalan. Nove di queste persone hanno perso la vita.

 

International Initiative, nel corso degli anni, ha documentato le violazioni commesse nei confronti di Abdullah Öcalan e di altri prigionieri politici in Turchia e ha sollecitato con urgenza la fine del suo isolamento. Ha inoltre chiesto alle istituzioni del Consiglio d’Europa di indagare e pubblicare una dichiarazione riguardo alle sue condizioni.

A partire dal 1999 il Comitato Europeo per la Prevenzione della Tortura (CPT) ha visitato la Turchia 29 volte, comprese 10 visite alla prigione di Imralı. Durante la visita del 6-19 maggio 2019 è stato osservato che, “a seguito del tentativo di colpo di Stato militare del 15 luglio 2016, il Giudice esecutore ha imposto un divieto totale di contatto con il mondo esterno (inclusa la corrispondenza) a tutti i prigionieri detenuti nella prigione di Imralı (provvedimento confermato dalla Corte d’Appello), che ha portato a un tipo di detenzione in totale isolamento”. Come ripetutamente sottolineato dal CPT nella sua interlocuzione con le autorità turche, “questa situazione non è accettabile e viola palesemente diversi strumenti e standard internazionali in materia di diritti umani”.

Il CPT ha inoltre rilevato il grave stato di isolamento all’interno della prigione di Imralı, dichiarando che “l’isolamento totale” praticato sull’isola di Imralı “non è accettabile” e che sarebbe necessario prendere misure per migliorare la situazione “senza ulteriori indugi”. Inoltre ha invitato le autorità turche “a procedere con una revisione completa del regime di detenzione…”.

Il CPT ha inoltre esortato le autorità turche “a prendere le misure necessarie per garantire che tutti i detenuti del carcere di Imralı siano effettivamente in grado, se lo desiderano, di ricevere visite dai loro familiari e avvocati”. A tal fine, sarebbe necessario porre fine alla pratica di vietare le visite familiari per motivi “disciplinari”. Inoltre, il CPT ha chiesto alle autorità turche di fornire – su base mensile – un resoconto delle visite che tutti i prigionieri detenuti nel carcere di Imralı hanno ricevuto dai loro familiari e avvocati” (par. 51)6.

 

Queste richieste sono state completamente disattese dalle autorità turche. Anzi, il governo turco ha risposto con il divieto di ulteriori visite, sia con la famiglia sia con avvocati, e il divieto di contatti telefonici, aggravando così ulteriormente le condizioni di isolamento.

In sintesi, Öcalan è stato perseguitato e torturato nel sistema carcerario turco per 23 anni. Ha subito condizioni di totale isolamento riconosciute come tortura dalle Nazioni Unite. I suoi avvocati hanno lavorato instancabilmente nel corso dei due decenni passati, cercando di battere tutte le strade possibili, ma ogni richiesta è stata respinta con motivazioni chiaramente politiche. Non è stata nemmeno espressa la pretesa che Öcalan sia sottoposto a un processo equo.

Lo Stato turco non ha ottemperato a numerose sentenze della Corte europea né ha posto rimedio alle numerose violazioni dei diritti di Öcalan. Le condizioni di detenzione di Öcalan costituiscono una chiara e flagrante violazione delle “Mandela Rules”, i principi affermati dalle Nazioni Unite in materia di detenzione7.

SITUAZIONE LEGALE

Öcalan, fin dall’inizio della sua detenzione, è stato rappresentato dagli avvocati dell’Ufficio legale Asrin8, che hanno lavorato instancabilmente per migliorare le sue condizioni carcerarie, presentando regolarmente richieste ai tribunali nazionali ed alla Corte europea per i diritti umani.

La vicenda della prigionia di Öcalan è stata sintetizzata dagli avvocati di Öcalan nei seguenti passaggi:

• dal 15 febbraio 1999 è detenuto in una cella di isolamento nella prigione di Imralı;

• è stato detenuto per 12 anni come unico prigioniero del carcere; successivamente è stato tenuto in isolamento per 23 ore al giorno nei giorni feriali e 24 ore al giorno nei fine settimana;

• il suo diritto a incontrare i propri legali è stato formalmente limitato a un’ora a settimana per i primi 12 anni, ma di fatto gli è stato costantemente impedito di esercitare questo diritto;

• sono state ammessi solo cinque colloqui con i suoi avvocati tra il maggio e l’agosto 2019 e per tutto il periodo di 11 anni a partire dal 27 luglio 2011; l’ultimo colloquio ha avuto luogo il 7 agosto 2019;

• dal 2014 ha potuto incontrare i suoi familiari solo 5 volte;

• l’ultimo contatto di persona con suo fratello è avvenuto il 3 marzo 2020;

• negli ultimi 23 anni ha potuto effettuare due telefonate, il 27 aprile 2020 e il 25 marzo 2021;

• la telefonata del 25 marzo 2021 è stata interrotta dopo pochi minuti e non ha potuto essere ripresa; da allora non c’è stato più alcun contatto.

ATTIVITÀ SVOLTA DAI DIFENSORI DI FIDUCIA DELL’UFFICIO LEGALE ASRIN NELL’ANNO PASSATO

Per tutto il 2021, analogamente agli anni precedenti, il tutore legale di Öcalan, i suoi familiari ed i suoi difensori hanno presentato ogni settimana istanze per esercitare il diritto di visita al Procuratore capo di Bursa, che sovrintende le questioni riguardanti la prigione dell’isola di Imralı. Richieste analoghe sono state presentate anche all’amministrazione carceraria attraverso l’ufficio del Procuratore. Nel corso dell’anno sono state presentate in totale 71 richieste, nessuna delle quali ha ricevuto risposta.

Dal momento che non è stato ottenuto alcun risultato attraverso le strade consuete, il 30 marzo 2021 è stata presentata una domanda all’Ufficio del Giudice di Bursa con la quale si richiedeva che venisse rispettato il diritto di Öcalan a ricevere visite da parte di avvocati, familiari e dal suo tutore legale, che ai suoi avvocati venisse consentito l’accesso ad eventuali fascicoli, e che, in base alla legge, gli venisse garantito il diritto di comunicare regolarmente per telefono e che venissero rimossi gli impedimenti posti al diritto alla corrispondenza così che i richiedenti avessero modo di inviare e ricevere lettere.

La richiesta è stata sommariamente respinta con il pretesto che il 29 gennaio 2021 era stata comminata una sanzione disciplinare. Tale sanzione è stata chiaramente emanata in seguito a una procedura segreta e illegittima ed è indicativa del modo con cui le richieste e le procedure a nome di Öcalan vengano negate in maniera palesemente oltraggiosa.

Il 22 novembre 2022 è stata presentata una seconda richiesta, con la quale si poneva la questione che Öcalan è detenuto in isolamento, completamente privato di ogni contatto con il mondo esterno e vulnerabile a ogni sorta di violazione dei suoi diritti fondamentali.

Il 24 dicembre 2021 è stato presentato alla Corte Costituzionale un ricorso per lamentare il regime di “incommunicado detention” a cui è sottoposto. La domanda è stata respinta il 12 gennaio 2022 ma comunicata all’ufficio legale Asrin solo il 31 gennaio 2022.

In sintesi, Öcalan è stato perseguitato e torturato nel contesto del sistema carcerario turco per 23 anni. Ha subito condizioni di totale isolamento riconosciute come tortura dalle Nazioni Unite9. I suoi avvocati hanno lavorato instancabilmente nel corso dei due decenni passati, cercando di battere tutte le strade possibili, ma ogni richiesta è stata respinta con motivazioni chiaramente politiche. Non è stata nemmeno espressa la pretesa che Öcalan sia sottoposto a un processo equo.

DOMANDE PRESENTATE DA ORGANIZZAZIONI GIURIDICHE INTERNAZIONALI
Il 26 maggio 2021 l’Associazione degli Avvocati per la Libertà (ÖHD), l’Associazione degli Avvocati Progressisti (ÇHD), l’Associazione per i Diritti Umani (IHD), la Fondazione per i Diritti Umani della Turchia (TİHV), la Fondazione per la Società e la Ricerca Giuridica (TOHAV) e la Società Civile nel Sistema Penale (CISST) hanno presentato al CPT un appello congiunto all’azione e una richiesta. Queste organizzazioni hanno criticato il CPT per non aver visitato la prigione di Imralı durante la sua visita in Turchia svoltasi tra l’11 e il 25 gennaio 2021. Hanno domandato che il CPT chieda che vengano implementate le raccomandazioni indicate nel suo rapporto del 5 agosto 2020 e che venga effettuata un’altra visita alla prigione di Imralı10. Un altro appello all’azione è stato firmato da 768 avvocati, tra cui i membri e i dirigenti di diversi ordini di avvocati, organizzazioni legali e organizzazioni per i diritti umani11.

Il 5 aprile 2022, giornata degli avvocati in Turchia, l’Associazione Europea degli Avvocati per la Democrazia e i Diritti Umani nel Mondo (ELDH), gli Avvocati Democratici Europei (AED) e Lawyers for Lawyers hanno inviato al CPT una petizione con la quale hanno chiesto che venga organizzata una nuova visita presso il carcere di Imralı e, in particolare, di che si esamini il rifiuto del governo di autorizzare gli avvocati a incontrare i loro clienti12. Il divieto delle visite degli avvocati nella prigione di Imralı viola le norme minime standard delle Nazioni Unite (ONU) per il trattamento dei prigionieri (Nelson Mandela Rules), aggiornate nel 2015, le stesse raccomandazioni del CPT e la Legge Esecutiva della Turchia (legge n. 5275). Gli Stati hanno l’obbligo di garantire i diritti dei detenuti, indipendentemente dalla loro identità o dalla durata della pena. Il divieto viola anche i diritti e le prerogative degli avvocati, come specificato nei principi fondamentali delle Nazioni Unite sul ruolo degli avvocati, in particolare i principi n. 8 e 1613.

Inoltre, molte organizzazioni per i diritti umani hanno rilasciato una serie di dichiarazioni contro le dure condizioni di isolamento nella prigione di Imralı e hanno condotto diverse iniziative per far sì che le condizioni di detenzione siano rispettose dei diritti umani.

Nonostante le chiare raccomandazioni del CPT e la mobilitazione della società civile, il governo turco non ha ottemperato ai suoi obblighi internazionali e non ha posto rimedio alle numerose violazioni riscontrate.

ATTUALE SITUAZIONE NELLE CARCERI TURCHE E RICORSO ALLA TORTURA DA PARTE DELLO STATO TURCO

La delegazione è stata informata da più voci riguardo alla situazione nelle carceri turche, che si è notevolmente aggravata nel corso dell’ultimo anno, con circa 104 detenuti deceduti prematuramente; questo si accompagna, nell’ultimo decennio, a un’enorme crescita (89,3%) della popolazione carceraria14.

Nel 2021, tra i 47 paesi del Consiglio d’Europa (CoE), la Turchia ha raggiunto la seconda più alta percentuale di incarcerazioni dopo la Russia, con 325 prigionieri ogni 100.000 abitanti. Il rapporto del Consiglio d’Europa ha anche evidenziato che, al 31 gennaio 2021, la Turchia si trovava al sesto posto tra le carceri più affollate d’Europa, con 108 detenuti per 100 posti disponibili e con un rapporto di 3,9 detenuti per ogni addetto del personale carcerario, il più alto tra i 47 paesi15.

Inoltre, il Nordic Monitor16 ha riferito che, secondo il rapporto annuale del Consiglio d’Europa SPACE I (Statistiche penali sulle popolazioni carcerarie) del 2021, la Turchia è anche di gran lunga il paese con il maggior numero di prigionieri condannati per terrorismo. Secondo i dati di SPACE I attualmente sono dietro le sbarre 32.006 persone condannate per un reato legato al terrorismo; di queste, 30.555 (il 95%) sono detenute nelle prigioni turche.

La Free Lawyers Association (FLA) ha descritto, nella pratica, in cosa consiste il deterioramento della situazione. Si ha l’impressione che siano in corso i preparativi per legalizzare pratiche ritenute finora illegali. Le commissioni di controllo, che hanno il compito di riesaminare i casi delle persone condannate all’ergastolo aggravato, lungi dall’esaminare i casi hanno imposto condizioni più restrittive ai detenuti, come l’obbligo di frequentare corsi di religione o pretendere che vengano seguite certe regole di comportamento, cosa ritenuta estremamente problematica. I comportamenti punitivi che in passato sono stati osservati solo a Imralı sono ormai una pratica comune in tutte le carceri.

Un rappresentante della FLA ha dichiarato: “L’isolamento è ora generalizzato in tutta la popolazione carceraria della Turchia. Tutte le voci di opposizione sono state imbavagliate. Il CPT ha fatto visita a Diyarbakir ma, nonostante una dichiarazione da parte di 750 avvocati, non sono arrivate risposte. Non stiamo ricevendo riscontri dalle organizzazioni internazionali”.

La tortura è praticata endemicamente nei luoghi di detenzione, con un aumento di segnalazioni di casi specifici riguardanti i detenuti politici. Alla delegazione sono stati forniti dettagli sul caso di alto profilo di Garibe Gezer, sistematicamente torturata e violentata nella prigione di massima sicurezza di Kandıra n. 1, di tipo F, nella Turchia occidentale. È morta nel febbraio 2022. Secondo le autorità carcerarie Gezer si è suicidata. L’autopsia è avvenuta in assenza dei suoi avvocati.

Nei luoghi di detenzione la tortura è diventata la reazione automatica dello Stato nei confronti degli oppositori politici e la delegazione ha appreso che le condizioni dei prigionieri di coscienza nelle carceri turche sono notevolmente peggiorate, con prigionieri malati che non vengono curati, tenuti in isolamento e sottoposti ad abusi e umiliazioni. Queste pratiche possono prosperare in una cultura di arresti arbitrari e in assenza di processi equi.

Le prove di gravi brutalità e di violazione dei diritti umani da parte delle autorità non vengono mai considerate sufficienti per il rinvio a giudizio dei responsabili, il che di fatto significa che i militari e la polizia godono di immunità. Ad esempio, non sono stati compiuti progressi nell’indagine del Procuratore sul caso di Osman Şiban e Servet Turgut, due curdi catturati dal personale militare nel settembre 2020, lanciati da un elicottero in volo e successivamente ritrovati dalle loro famiglie gravemente feriti in ospedale. Turgut è morto per le ferite riportate.

Il divieto di tortura previsto dal diritto internazionale è assoluto e inderogabile. È sancito da diverse dichiarazioni internazionali, tra le quali la Convenzione europea per i diritti umani, di cui la Turchia è firmataria. Anche nella stessa Costituzione turca c’è una garanzia contro la tortura. La Turchia ha il dovere urgente di porre fine a queste pratiche e di punire i colpevoli.

Alla delegazione è stato detto che “per cambiare il regime carcerario in Turchia ci vuole più democrazia. E se in Turchia è necessaria più democrazia, dobbiamo concentrarci su Imrali. Questa relazione tra democrazia e Imrali è significativa. Öcalan ha un ruolo molto importante nella soluzione di tutte queste questioni. Il suo enorme impatto e le sue idee sono importanti per la pace e per risolvere tutti questi problemi”.

PRIGIONIERI POLITICI E ATTACCHI AI PARTITI POLITICI CURDI

Il co-presidente del Congresso della Società Democratica (DTK) ha portato alla delegazione i saluti di Leyla Güven17, l’importante politica curda condannata a 22 anni di carcere nel dicembre 2020 solo per aver criticato l’invasione turca della Siria nel 2018. Il co-presidente del Congresso della Società Democratica ha riferito alla delegazione che “dal 2021 la situazione è molto più difficile e le violazioni aumentano. Siamo di fronte a una guerra in tutto il Rojava, con il nostro movimento politico intimidito e molestato. In Turchia i giovani curdi sono sottoposti a enormi pressioni, con persone che vengono uccise impunemente, veicoli armati pesanti utilizzati nelle strade contro i civili, i nostri giovani spinti al traffico di droga e alla prostituzione. Le pressioni sono in forte aumento”. È evidente che il regime di isolamento imposto nei confronti di Öcalan si sta espandendo a tutto il paese. “Öcalan ha una soluzione democratica per il paese, ma tutte le istituzioni internazionali per i diritti umani, tutti gli organismi regionali restano in silenzio.”

Il co-presidente del Congresso Democratico dei Popoli (HDK) ha spiegato come “nell’ultimo anno le condizioni giuridiche e politiche sono cambiate in peggio. I prigionieri politici ora muoiono in prigione. Questo ricorda le violazioni nelle prigioni palestinesi”.

Alla delegazione sono stati forniti dettagli sul caso di Aysel Tuğluk, una politica e avvocata per i diritti umani curda. È stata arrestata nel dicembre 2016 mentre era co-presidente del Partito Democratico dei Popoli (HDP), e condannata a 10 anni di carcere con accuse di basate sulla sua attività politica, sui suoi discorsi pubblici e sulla sua partecipazione ai funerali di membri del PKK. Questo fa parte di un sistema di molestie giudiziarie nei confronti di politici dell’opposizione, e in particolare dei membri dell’HDP, da parte delle autorità turche che sono politicamente motivate e mirano a ostacolare le attività legittime dell’HDP.

Alla signora Tuğluk è stata diagnosticata la demenza, e i resoconti medici hanno dimostrato che non è abbastanza in salute per sopravvivere alle condizioni carcerarie della prigione di tipo F di Kocaeli. Ma la sua detenzione continua, anche se la sua salute sta deteriorando rapidamente.

Ulteriori informazioni sulle questioni sistemiche riguardanti il trattamento dei detenuti politici in Turchia sono state fornite da una lettera firmata da 43 associazioni di avvocati e organizzazioni per i diritti umani turche e di tutto il mondo, indirizzata al relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura e altre crudeltà come trattamenti o punizioni inumane o degradanti, al relatore speciale delle Nazioni Unite per l’indipendenza dei giudici e degli avvocati, al relatore speciale delle Nazioni Unite per i difensori dei diritti umani, al gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria, al relatore speciale delle Nazioni Unite per il diritto universale al godimento del più alto livello possibile di salute fisica e mentale e al relatore speciale delle Nazioni Unite per le questioni delle minoranze. Con la lettera si chiede che gli esperti delle Procedure Speciali sollecitino il governo turco a rilasciare immediatamente Aysel Tuğluk e tutti i prigionieri gravemente malati, in conformità con le leggi nazionali e gli standard internazionali in materia di trattamento dei detenuti18. A questa lettera non è ancora stata data una risposta.

I co-presidenti del Partito Democratico dei Popoli (HDP) hanno spiegato come i loro rappresentanti democraticamente eletti siano stati rimossi dai loro incarichi e incarcerati. La politica di isolamento portata avanti nei confronti di Öcalan viene utilizzata anche contro i membri del terzo partito politico della Turchia. La Procura di Stato ha chiesto ai tribunali di bandire dalla vita politica per cinque anni 687 membri dell’HDP, compresi i parlamentari attuali e precedenti, oltre a centinaia di funzionari del partito, e di tagliare i finanziamenti pubblici che l’HDP, come altri partiti, ha diritto a ricevere. Le prove citate comprendono discorsi e attività politiche svolti dai parlamentari in carica in vari momenti nel corso degli ultimi otto anni di esistenza dell’HDP.

Ci sono stati numerosi attacchi agli uffici dell’HDP in tutto il Paese, in particolare nel giugno 2021 nella provincia occidentale di Smirne, dove un uomo armato ha ucciso Deniz Poyraz, appartenente all’HDP. Il processo contro il presunto colpevole, Onur Gencer, un uomo con presunti legami con le milizie di destra in Siria, è attualmente in corso a Smirne.19

Al momento sono in corso due grandi procedimenti nei confronti dell’HDP, uno per chiudere il partito e l’altro per criminalizzare e incarcerare oltre cento dei suoi membri. Il Procuratore capo della Corte di cassazione ha fatto partire il procedimento per la chiusura dell’HDP il 17 marzo 2021, poco dopo che il parlamento aveva espulso il deputato dell’HDP Ömer Faruk Gergerlioğlu con il pretesto di un post sui social media. L’espulsione di Gergerlioğlu è stata una forma di ritorsione per la sua costante attenzione alle migliaia di vittime della repressione dei diritti umani da parte di Erdoğan, mentre il tentativo di chiudere l’HDP è inteso a violare i diritti di milioni di elettori curdi e sovverte il principio della democrazia parlamentare20.

Nel frattempo, in quello che è conosciuto come il “processo Kobane”, ci sono 108 politici curdi alla sbarra per un caso che è una vendetta politica per i loro presunti ruoli durante le proteste del 2014, scatenate dall’occupazione da parte dell’Isis di Kobane, città siriana al confine con la Turchia. I pubblici ministeri vogliono comminare ergastoli multipli e migliaia di anni di carcere21.

Il co-presidente dell’HDP ha dichiarato: “Rimarremo sulle nostre posizioni. Il procedimento legale avrà luogo la prossima estate e probabilmente verranno mosse accuse nei nostri confronti, ma noi continueremo la nostra attività e troveremo un modo per vincere, per far sì che il nostro messaggio rimanga vivo”.

Il primo co-presidente parlamentare dell’HDP, Selhattin Demirtaş, rimane in prigione, nonostante una sentenza vincolante della Corte europea per i diritti umani abbia chiesto il suo rilascio. Nella sessione di settembre, il Consiglio dei ministri del Consiglio d’Europa ha ribadito la sua richiesta di liberazione immediata. Tuttavia, la Turchia continua a ignorare questa richiesta.

ATTACCHI AL MOVIMENTO DONNE E AI DIRITTI DELLE DONNE

Una rappresentante della Free Women’s Association (TJA) ha spiegato che, lentamente e nel silenzio, il concetto di isolamento imposto a Öcalan è diventato è diventato l’approccio standard in Turchia. Lei stessa era appena stata rilasciata dalla prigione dopo essere stata condannata per accuse pretestuose ai sensi della legislazione sul terrorismo. Ha riferito alla delegazione che “ci sono state conseguenze incredibili sul Movimento delle donne curde. l governo sta agendo illegalmente. Tutte le nostre attività e istituzioni femminili sono state chiuse in base a decreti di emergenza. Decine di nostre attiviste sono in prigione, sottoposte a politiche di isolamento. Negli ultimi due mesi otto persone sono morte in carcere, soprattutto perché non è stato concesso alcun trattamento alle persone malate in carcere. Si rifiutano di rilasciare o di curare i prigionieri malati. Almeno 600 detenuti politici sono in pessime condizioni di salute. Temiamo per le loro vite. Questo isolamento è immesso nelle vene della nostra società, in ogni arto”.

Le conquiste delle donne non vengono riconosciute e il governo sta facendo di tutto per far tornare indietro l’orologio dei diritti delle donne. Il 19 marzo 2021, per esempio, il presidente Erdogan ha emanato un decreto con cui ha ritirato la firma della Turchia dalla Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, nota come Convenzione di Istanbul, un trattato innovativo fortemente sostenuto dal movimento per i diritti delle donne in Turchia. Questo rende la Turchia il primo membro del Consiglio d’Europa ad abbandonare un trattato internazionale sui diritti umani.

Molte di coloro che hanno parlato con la delegazione si sono dette estremamente preoccupate per le tattiche usate contro di loro. Ad esempio, le attiviste curde hanno spiegato come la loro reputazione sia stata infangata e come le persone nelle loro comunità abbiano paura di parlare con loro nonostante la loro attività sia del tutto pacifica. La delegazione ha appreso che donne e ragazze sono indotte alla prostituzione e che i giovani curdi vengono spinti verso la tossicodipendenza e il traffico di droga.

Il movimento delle donne, come molti di coloro che difendono i diritti e le libertà in Turchia, viene criminalizzato ed etichettato come terrorista. Questa è un’arma profondamente immorale ma potente, che viene usata con efficacia contro i movimenti politici; è pensata per generare paura e diffidenza nei confronti di questi movimenti sia a livello nazionale che internazionale. Questa repressione generalizzata, la criminalizzazione e la negazione dell’attività politica delle donne possono essere intese come femminicidio politico.

CONCLUSIONI

Sotto la copertura della pandemia globale la Turchia ha intensificato l’oppressione nei confronti di Abdullah Öcalan. Il suo isolamento è stato aggravato in flagrante violazione del diritto nazionale e internazionale, è diventato il paradigma per il trattamento del popolo curdo in tutta la Turchia ed è sintomatico del modo in cui l’identità curda e le aspirazioni politiche dei curdi vengano sistematicamente negate attraverso strumenti di legge e nella pratica.

I testimoni intervistati hanno ripetutamente indicato alla delegazione quello che ritengono sia l’obiettivo delle violazioni di vasta portata contro il popolo curdo in Turchia. Essi sono fermamente convinti che la politica portata avanti sia quella del genocidio culturale e di una radicale ricostruzione biopolitica della regione. Questo riguarda non solo l’isolamento di Öcalan e gli attacchi politici all’HDP, ma anche la distruzione di quartieri e monumenti storici, il progetto della diga di Ilusu e la criminalizzazione di chiunque sostenga le aspirazioni curde e i diritti democratici.

Öcalan, oggi settantatreenne, rimane una singolare presenza umana al centro di un sistema carcerario militare su scala industriale, creato appositamente per lui 23 anni fa. La fine del sistema di apartheid in Sudafrica ha mostrato al mondo l’importanza di avere rappresentanti liberi e legittimi da entrambe le parti in negoziati che dovrebbero portare alla risoluzione di un conflitto. Oggi Öcalan è il Mandela del popolo curdo e la sua libertà è essenziale per raggiungere una soluzione politica alla questione curda.

 

Di fronte al totale disprezzo da parte delle autorità turche per le raccomandazioni delle Nazioni Unite, del Consiglio d’Europa e delle loro stesse leggi nazionali, è essenziale che ogni persona e ogni istituzione che ha i diritti al centro del suo agire eserciti una forte pressione sulle autorità turche al fine di garantire immediatamente a Öcalan i suoi diritti fondamentali, compreso il diritto di consultare i suoi avvocati e la sua famiglia, e per la riapertura dei negoziati di pace.

Le istituzioni europee e le Nazioni Unite per troppo tempo hanno tollerato la violazione degli obblighi internazionali da parte delle autorità turche. Chiediamo che si alzi una voce più forte per chiedere la fine dell’isolamento di Abdullah Öcalan e la garanzia del godimento effettivo dei diritti umani per tutti i prigionieri politici in Turchia.

RACCOMANDAZIONI
(1) È essenziale continuare a fare pressioni sullo Stato turco affinché si ponga fine all’isolamento di
Öcalan. La pressione dovrebbe essere esercitata anche sugli organismi internazionali per i diritti umani, in particolare quelli del Consiglio d’Europa. Nel caso di İmralı, il CPT dovrebbe esercitare appieno la sua capacità investigativa. L’APCE dovrebbe esercitare pressioni sul governo turco affinché implementi le raccomandazioni del CPT, le sentenze della Corte europea per i diritti umani e rispetti la CEDU, a rischio di sanzioni. Anche la Commissione giuridica e per i diritti umani dovrebbe dare seguito alle raccomandazioni del CPT. Gli organismi internazionali per i diritti umani dovrebbero dichiarare l’isolamento di Öcalan un crimine contro l’umanità.

(2) I governi della comunità internazionale dovrebbero essere sollecitati a intervenire contro l’isolamento di Öcalan e altre violazioni dei diritti umani di cui è responsabile il governo turco. Le persone interessate, come i membri del parlamento, dovrebbero presentare mozioni e fare interrogazioni relative alla situazione in Turchia, esprimere il loro sostegno per porre fine all’isolamento ed esercitare pressioni sui loro governi affinché agiscano. Occorre inoltre sollecitare i singoli cittadini a chiedere un incontro ai funzionari del governo turco, come per esempio il Ministro della giustizia, per esprimere le loro preoccupazioni e porre domande. I partiti politici dovrebbero essere incoraggiati ad affiliare il loro partito all’HDP e ad esprimere solidarietà ai parlamentari incarcerati.

(3) Le ONG internazionali come Amnesty International, dovrebbero agire immediatamente contro l’isolamento di Öcalan e la situazione generale in Turchia; dovrebbero inoltre essere esortate a stabilire legami con le ONG e le organizzazioni per i diritti umani in Turchia e a cercare di intervenire, laddove possibile. Medici senza frontiere e le organizzazioni che si occupano di sanità dovrebbero contattare le autorità turche e chiedere di essere autorizzati a visitare Öcalan al fine di valutare le sue condizioni di salute e fornire un servizio medico indipendente per i prigionieri in Turchia.

(4) È necessaria anche la solidarietà internazionale tra sindacati. I sindacati dovrebbero essere incoraggiati a esprimere ufficialmente la loro solidarietà con i sindacati indipendenti in Turchia, con dichiarazioni pubbliche contro l’erosione dei diritti dei lavoratori in Turchia e la repressione dello Stato nei confronti dei sindacati indipendenti; dovrebbero inoltre presentare mozioni a sostegno di Öcalan e del movimento curdo. Inoltre, i sindacati dovrebbero condannare i sindacati di Stato in Turchia che partecipano all’emarginazione e alla criminalizzazione dei lavoratori e che chiedono la loro esclusione dalle confederazioni e dalle conferenze sindacali internazionali.

(5) I movimenti sociali di tutto il mondo dovrebbero stabilire legami di solidarietà con il Movimento curdo per la liberazione e altri gruppi di opposizione in Turchia. Ad esempio, le madri di Plaza de Mayo in Argentina hanno espresso solidarietà e visitato le Madri del Sabato in Turchia, e dovrebbero continuare a farlo. I movimenti di donne di tutto il mondo dovrebbero esprimere solidarietà al Movimento delle donne curde, sotto forma di dichiarazioni scritte, videomessaggi e visite in Turchia.

(6) Gli avvocati di tutto il mondo dovrebbero presentare appelli agli organismi internazionali riguardanti la situazione e condannare l’illegalità della politica di isolamento e il trattamento del popolo curdo, come strumento di pressione sullo Stato turco. Inoltre, dovrebbero essere incoraggiati a collaborare con gli avvocati in Turchia, a partecipare a riunioni sia in Turchia sia all’estero, a conoscere meglio le specificità legali della situazione e a collaborare con gli avvocati turchi e tra loro per redigere azioni legali.

(7) È necessario impegnarsi a fondo per sensibilizzare il mondo sulla situazione in Turchia. Per esempio, promuovere campagne di solidarietà, progetti di solidarietà culturale, come documentari o opere d’arte fatti in collaborazione con artisti in Turchia, e campagne di boicottaggio della Turchia. Si dovrebbe inoltre cercare di contrastare la narrativa filo-turca fatta dai media tradizionali per far sì che emerga il profilo autoritario del governo turco che sta attivamente reprimendo le libertà politiche e civili.

(8) I popoli di tutto il mondo dovrebbero essere incoraggiati ad agire scrivendo lettere ai loro rappresentanti in parlamento affinché facciano pressione sui propri governi e sul governo turco, lettere alle ONG esortandole a intraprendere ulteriori azioni, lettere di protesta ai funzionari turchi e lettere di sostegno ai prigionieri in Turchia. Le singole persone dovrebbero essere incoraggiate a diffondere informazioni sulla situazione in Turchia, a firmare petizioni e ad aderire a campagne di solidarietà.

(9) Dovrebbero essere organizzate più delegazioni in Turchia e nella regione del Kurdistan, composte da persone di ogni genere, tra cui politici, accademici, figure pubbliche e sindacalisti. Questi dovrebbero incontrare le organizzazioni in Turchia e cercare di incontrare i funzionari del governo turco, al fine di fornire ai delegati un’esperienza di prima mano riguardo alla situazione, offrire sostegno a coloro che sono oppressi e diffondere ulteriormente consapevolezza sulla situazione.

SU ABDULLAH ÖCALAN

Abdullah Öcalan ha guidato attivamente la lotta di liberazione curda come capo del PKK a partire dalla sua fondazione, nel 1978, fino al suo rapimento, il 15 febbraio 1999.

È tuttora considerato lo stratega e il più importante rappresentante politico del Movimento curdo per la liberazione.

In condizioni di isolamento nella prigione dell’isola di İmralı, Öcalan ha scritto più di dieci libri che hanno rivoluzionato la politica curda.

Più volte ha chiesto cessate il fuoco unilaterali della guerriglia e ha presentato proposte costruttive per una soluzione politica della questione curda.

Per diversi anni, le autorità statali turche hanno portato avanti un “dialogo” con Öcalan. Da quando il governo ha interrotto i colloqui, nell’aprile 2015, Abdullah Öcalan è tenuto in totale isolamento senza alcun contatto con il mondo esterno e lo Stato turco attacca aggressivamente le aree curde in Turchia, Siria e Iraq.

Una breve biografia politica di Abdullah Öcalan è disponibile a questo link:

https://ocalanbooks.com/#/book/freedom-shall-prevail

BIOGRAFIE DEI MEMBRI DELLA DELEGAZIONE

Ögmundur Jónasson è un ex leader sindacale dei Servizi pubblici in Islanda, è stato membro del Parlamento islandese e Ministro per diversi anni, rivestendo, tra gli altri, il ruolo di Ministro della giustizia. È socio onorario dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. È anche firmatario International initiative, Freedom for Abdullah Öcalan, Peace in Kurdistan.


Clare Baker è una funzionaria per le politiche internazionali di Unite, un sindacato del Regno Unito; attualmente è segretaria della campagna sindacale britannica, Freedom for Öcalan.


La baronessa Christine Blower fa parte della Camera dei Lord ed è ex segretaria generale del sindacato nazionale degli insegnanti del Regno Unito; attualmente è co-presidente della campagna sindacale britannica Freedom for Öcalan.


La professoressa Radha D’Souza è una studiosa, attivista per la giustizia sociale, avvocata e scrittrice indiana. Ha lavorato in Nuova Zelanda e attualmente insegna Diritto presso l’Università di Westminster, nel Regno Unito.


Melanie Gingell è un’avvocata e docente di Diritto internazionale dei diritti umani e Teoria giuridica femminista; è stata membro dell’esecutivo del Comitato per i diritti umani dell’Ordine degli avvocati di Inghilterra e Galles ed è membro del comitato direttivo di Peace in Kurdistan.


Il dottor Thomas Jeffrey Miley è un prolifico scrittore e studioso di sociologia presso l’Università di Cambridge; ha partecipato a diverse delegazioni in Turchia e Kurdistan, compresa una in Rojava, tema sul quale ha pubblicato numerosi libri e articoli. Fa parte del comitato esecutivo della Commissione Civica UE-Turchia (EUTCC).


Doug Nicholls, è il segretario generale del sindacato più longevo del Regno Unito. Nel 1987 è stato eletto primo segretario generale del Community and Youth Workers’ Union e ora dirige la Federazione generale dei sindacati.

Claire Jones è attiva nel movimento sindacale da 30 anni, è la segretaria generale della Society of Union Employees (SUE) e fa parte della Federazione generale dei sindacati (GFTU). SUE è il più antico sindacato indipendente dei lavoratori del sindacato.

Andrea Kocsondi è un praticante di Her Majesty’s Prison and Probation Service (HMPPS), un membro attivo della National Association of Probation Officers (NAPO), un sindacato e un’associazione professionale che rappresentano il personale addetto alla libertà vigilata e dei tribunali familiari, e recentemente è stato eletto nell’esecutivo della Federazione generale dei sindacati (GFTU).

La professoressa Kariane Westrheim è docente di Scienze dell’educazione presso l’Università di Bergen, in Norvegia. Il suo campo di ricerca è all’interno di movimenti sociali e politici e opportunità educative in carcere. Westrheim ha svolto diversi lavori sul campo nelle regioni curde che ha visitato con diverse delegazioni. Dal 2004 è presidente della Commissione Civica UE-Turchia (EUTCC).

Shavanah Taj, è la prima segretaria generale del Wales Trade Union Congress, di etnia nera e minoritaria (BME). È entrata a far parte del TUC del Galles nel febbraio 2019 dal sindacato dei servizi pubblici e commerciali, di cui è stata segretaria gallese dal 2013. Shavanah è una militante e attivista appassionata ed è spesso presente con interventi a tavole rotonde e marce di protesta su temi come l’antirazzismo, i diritti umani, i diritti delle donne, la giusta retribuzione e il lavoro equo, la giustizia climatica.

Dimitrios Roussopoulos è un attivista politico, ecologista, scrittore, editore, organizzatore di comunità e oratore pubblico. Nel 1969, creò la Black Rose Books, una casa editrice radicale senza scopo di lucro che ha pubblicato più di cinquecento libri su diverse tematiche. Nel 2012 ha fondato l’Istituto transnazionale di ecologia sociale, una rete di intellettuali e attivisti che lavorano in diverse città europee.

Barbara Spinelli è copresidente dell’Associazione europea degli avvocati per la democrazia e i diritti umani nel mondo (ELDH) e avvocata per i diritti umani; è stata bandita dalla Turchia per “la sua collaborazione con gli avvocati di Abdullah Öcalan”. È membro del Consiglio per i diritti umani dell’Ordine degli Avvocati di Bologna e della Commissione per le Relazioni nel Mediterraneo dell’Ordine degli Avvocati Italiani (CNF). Esperta di femminicidio per le Nazioni Unite. Premi: SEN per il lavoro svolto in difesa dei diritti delle donne, medaglia al merito del CNF per la sua attività di osservatrice internazionale.

Şerife Ceren Uysal è co-segretaria generale dell’Associazione europea degli avvocati per la democrazia e i diritti umani nel mondo (ELDH), avvocata e attivista per i diritti umani. Dal 2015 fa parte del Consiglio direttivo dell’Associazione degli avvocati progressisti. Vive a Vienna dal dicembre 2016. In Austria ha conseguito il Premio per la libertà di parola dottor Georg Lebiszczak.

Il dottor Federico Venturini è un ricercatore associato presso l’Università di Udine (Italia). La sua attuale ricerca si concentra sulla sostenibilità e sui processi partecipativi. È membro del Comitato consultivo dell’Istituto Transnazionale di Ecologia Sociale. Recentemente ha co-curato il libro La tua libertà e la mia: Abdullah Öcalan e la questione curda nella Turchia di Erdogan e il volume Ecologia sociale e diritto alla città: verso città ecologiche e democratiche.

Laura Quagliuolo è una redattrice e autrice di libri scolastici per bambini italiana, da tempo attiva nel lavoro internazionalista, in particolare a favore dei diritti delle donne. Attualmente è attiva in RETE JIN, una rete italiana di donne che lavorano a stretto contatto con il Movimento delle donne curde; fa parte del comitato italiano The Time has Come: Freedom for Öcalan.

Margaret Owen OBE è un’avvocata britannica che si occupa dei diritti umani delle donne, in particolare i diritti delle vedove nelle zone di conflitto. Da tempo si occupa di questioni curde, prima come consulente per i diritti delle donne del Kurdish Human Rights Project (KHRP), poi come patrocinatrice di Peace in Kurdistan, per il quale si è spesso recata in Turchia per riferire sui processi politici e sulle violazioni dei diritti umani; ha visitato anche l’Amministrazione autonoma della Siria del Nord-Est (AANES).

Mahmoud Patel è un accademico, studioso di diritto e attivista per i diritti umani. È presidente del Gruppo d’azione curdo per i diritti umani (KHRAG) in Sudafrica ed è stato nominato nella commissione ideologica del Partito comunista sudafricano (SACP) nel Capo Occidentale dal responsabile dell’Unità di ricerca e sviluppo dell’ANC (Parlamento). Mahmoud Patel è un ex agente dell’Umkhonto we Sizwe (MK), ala militare dell’African National Congress.

MAGGIORI INFORMAZIONI

International Initiative, Freedom for Abdullah ÖcalanPeace in Kurdistan è un’iniziativa di pace internazionale per il rilascio di Abdullah Öcalan e per una soluzione pacifica della questione curda. È stata istituita subito dopo il rapimento di Öcalan a Nairobi e la sua consegna alla Repubblica di Turchia il 15 febbraio 1999, a seguito di un’operazione clandestina di un’alleanza di servizi segreti. Parte della sua attività consiste nel documentare le violazioni commesse contro Abdullah Öcalan e altri prigionieri politici in Turchia.

www.freeocalan.org

Peace in Kurdistan ha avuto inizio nell’ottobre 1994 con un incontro a Londra con Lord Avebury, Harold Pinter, Arthur Miller, John Berger, Noam Chomsky e i parlamentari John Austin e Jeremy Corbyn con l’obiettivo di costruire una rete di politici, accademici, avvocati, scrittori, sindacalisti e attivisti per lavorare con e a sostegno del Movimento di liberazione curdo e per raggiungere una soluzione politica pacifica alla questione curda, ispirandosi alle idee e alle lotte di Abdullah Öcalan. Dal 1999 lavora a sostegno di International Initiative Freedom for Abdullah ÖcalanPeace in Kurdistan e dal 2016 della campagna sindacale Freedom for Öcalan.

https://peaceinkurdistancampaign.com/estella@gn.apc.org

La campagna sindacale Freedom for Öcalan è un’iniziativa sostenuta dai sindacati britannici per ottenere il rilascio del prigioniero politico curdo Abdullah Öcalan. Alla campagna aderiscono oltre 16 tra i principali sindacati del Regno Unito ed è sostenuta dal TUC. Gli obiettivi della campagna sono il rilascio immediato di Abdullah Öcalan e di tutti i prigionieri politici curdi, la promozione della pace nella regione e di una risoluzione pacifica di quella che è diventata nota come “questione curda” e la promozione della società civile curda nell’interesse dei diritti democratici e della giustizia sociale.

http://www.freedomforocalan.org.uk

9 https://news.un.org/en/story/2011/10/392012-solitary-confinement-should-be- banned-most-cases-un-expert-says

 

 

5X1000 a UIKI Onlus

5 x Mille a
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Codice Fiscale: 97165690583

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