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Verso il Kurdistan: Comunicato contro i bombardamenti in Sud Kurdistan (Nord Iraq)

Alle ore 24 del 15 giugno, aerei da guerra turchi hanno bombardato il Campo profughi di Makhmour e l’ospedale Sherdesh a Sinijar, dove sono rifugiati i sopravvissuti al genocidio di Daesh contro gli ezidi, la zona di difesa della Media sui monti Qandil, Zap e Xakurk, oltre a diverse località, comprese zone abitate da civili.

Ancora non ci sono stime ufficiali di morti e feriti perché la zona è isolata. Per ora, sappiamo che ci sono quattro feriti a Sinijar, mentre a Makhmour alcuni bambini hanno perso la funzione uditiva a causa del fragore delle bombe, ma non si registrano vittime.

I media turchi asserviti al regime hanno legittimato il bombardamento affermando che si è trattato di un’operazione contro i “terroristi”.

Invece, l’intera operazione fa parte di un piano di attacco studiato a tavolino, in un incontro avvenuto in Iraq, alcuni giorni prima, tra il capo dei servizi segreti turchi, Hakan Fidal, con il governo federale e il governo regionale del Kurdistan iracheno, tantochè hanno concesso l’uso dello spazio aereo iracheno che era chiuso per coronavirus.

E’ la terza volta, in pochi mesi, che il Campo di Makhmour viene attaccato dai bombardieri turchi, attacchi che si alternano a frequenti scorribande dell’ISIS, mentre è sotto embargo da quasi undici mesi e pure a rischio pandemico.

Non c’è limite alla sofferenza del popolo di Makhmour, costretto, negli anni 90, dall’esercito turco ad abbandonare le proprie case e i propri villaggi bombardati della regione del Botan e ad intraprendere un lungo viaggio, attraverso le montagne, che lo ha portato in Iraq, in una zona inospitale, in mezzo al deserto.

Come non c’è limite alla sofferenza del popolo ezida, ad opera delle bande nere di Daesh che, ad agosto del 2014, nei villaggi della zona di Sinijar, ha fatto oltre tremila tra morti e scomparsi, con circa cinquemila donne vendute come schiave sessuali sui mercati di Raqqa e Mosul.

Nel suo delirio neo-ottomano, Erdogan punta sulla guerra di conquista, anche per coprire i gravi problemi di politica interna e il calo di consensi.

Truppe turche non si trovano solo in Siria del nord, ma avanzano anche in nord Iraq.

Nel Mediterraneo orientale, navi da guerra turche, in violazione del diritto internazionale, presidiano i ricchi giacimenti di gas davanti a Cipro.

Mentre in Libia, la Turchia, in base ad un accordo con il governo di unità libico di Tripoli, non solo arma le milizie dei Fratelli mussulmani libici, ma continua ad inviare uomini e mezzi a sostegno di El Serraj.

Tutto questo nel silenzio colpevole delle Nazioni Unite, dell’Unione Europea, degli Stati regionali, della Russia e degli Usa. Ancora più assordante, il silenzio dell’UNHCR sotto la cui giurisdizione si trova il Campo profughi di Makhmour.

Per questo è necessario rafforzare la mobilitazione e la nostra solidarietà internazionalista. La giornata del 27 giugno per i diritti umani e per la liberazione dei detenuti politici in Turchia, deve avere anche questi contenuti contro la guerra in corso.

Sosteniamo i progetti di solidarietà con il popolo kurdo, sosteniamo il progetto del Campo di Makhmour “HEVI CENTER” a favore dei bambini con sindrome di down e grave disabilità.

I versamenti possono essere effettuati al seguente IBAN:

IT17 Q030 6909 6061 0000 0111 185 Causale: Progetto “Hevi Center”

 

Alessandria, 15 giugno 2020

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