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Turchia

Comuni come pilastro della rivoluzione

Le elezioni comunali del 31 marzo, nelle quali oltre a sindaci delle città e dei quartieri, vengono eletti anche i consigli provinciali e i Muhtar (sovrintendenti di villaggi e località), questa volta hanno un significato maggiore delle altre volte. La cricca del blocco dell’AKP (Partito per la Giustizia e lo Sviluppo) e dell’MHP (Partito del Movimento Nazionale) si prepara a istituzionalizzare in modo ancora più forte l’amministrazione coatta fascista e a sviluppare le gambe d’appoggio locali. Le istituzioni e i partiti democratici invece agiscono con l’impostazione di respingere il fascismo nel suo complesso – cosa che non è riuscita nel referendum presidenziale e nelle elezioni parlamentari e presidenziali del 24 giugno – e creare meccanismi di resistenza locali, in cui le amministrazioni locali dell’AKP e MHP vengano espulse. La forza di motrice di questo è il nostro partito, il Partito Democratico del Popoli (HDP).

Ci prepariamo alle elezioni comunali con l’obiettivo di riconquistare tutti i comuni sotto amministrazione forzata in Kurdistan e di conquistare nuovi comuni, di aumentare il numero dei nostri consigli provinciali e di far eleggere dei democratici al posto dei Muhtar che sono diventati il braccio del palazzo presidenziale.

A ovest perseguiamo l’obiettivo di conquistare il maggior numero possibile di comuni e ad indebolire il dominio di AKP e MHP nei comuni guidati da loro. Per questo cerchiamo di incontrarci con forze sociali, sindacati, organizzazioni della società civile e partiti politici e di sviluppare politiche di alleanza locale a seconda delle rispettive caratteristiche.

In 40 distretti e quasi 6000 circondari rurali abbiamo condotto studi di fattibilità con oltre 5000 istituzioni ed enti e raccolto proposte. La nostra strategia per la campagna elettorale viene progettata tenendo conto di queste proposte.

Una politica che nega alle donne il diritto all’esistenza

Dal punto vista delle donne inoltre, le elezioni comunali hanno un significato molto più grande. Perché sotto il governo dell’AKP le conquiste delle donne sono in pericolo. Un Presidente che dichiara pubblicamente che non crede nella parità di diritti tra donne e uomini, insieme al suo partito, durante il loro mandato cercano di spingere le donne fuori dalla vita economica, sociale, politica e intellettuale. Siamo confrontate con una politica che nega alle donne il diritto di esistere. Siamo sottoposte a un ordine fascista aggressivo che vuole obbligare le donne all’ubbidienza all’uomo e allo Stato e che cerca di impostare la società secondo l’immagine tradizionale della donna. Per via della politica nazionalista, militarista e sessista, oggi viviamo in una spirale di violenza. Il numero di casi di abuso, stupro e di morte di donne, aumenta quotidianamente. Negli ultimi dieci anni c’è stato un forte aumento di femminicidi. Le case rifugio nelle quali si trovano le donne che chiedono protezione allo Stato, vengono messe in mostra con cerimonie di inaugurazione. Il 73 percento delle donne che hanno chiesto protezione alla polizia o alle autorità giudiziarie e il 27 percento delle donne nelle case rifugio vengono assassinate. Il numero di donne che si sono separate dai mariti a causa di episodi di violenza o solo per decidere autonomamente della loro vita, nel 2018 rispetto al 2017 è salito del 25 percento e ammonta a 409. Gli assassini di donne invece godono di ogni tipo di riduzione di pena.

Attacco al diritto della rappresentanza paritaria

Il governo mira anche a riprendersi i diritti conquistati a seguito delle grandi lotte di resistenza delle donne. Il nome del Ministero delle Donne è stato cambiato. Anche la legge sulla protezione della famiglia per la prevenzione della violenza contro le donne nel codice civile turco e l’articolo nel codice penale turco sullo stesso problema sono stati cambiati, e il tentativo di togliere gli alimenti per i bambini vuole fare in modo che la donna resti sposata con il suo stupratore.

Sono sempre le donne coloro che sono maggiormente colpite dalla crisi economica. O vengono espulse dalla vita lavorativa e chiuse in casa, oppure i loro diritti vengono limitati in nome della flessibilità lavorativa. La mentalità dell’AKP, secondo la quale le donne devono partorire almeno tre bambini e restare in casa, vuole creare un tipo di donna che tace sul dominio e la violenza maschile e segue l’uomo incondizionatamente. Anche contro politiche e co-sindache viene adottata una politica di repressione e violenza. Donne elette, come la co-presidente dell’HDP Figen Yüksekdağ o la co-residente del DBP (Partito demcratico delle regioni) Sebahat Tuncel, sono state messe in carcere e condannate con richieste di decenni di detenzione. Il sistema della co-presidenza, che i comuni guidati dal DBP cercano di mettere in pratica, viene vietato e rimosso il diritto delle donne alla parità nella rappresentanza. Le co-sindache vengono messe in carcere e condannate.

Primo obiettivo degli attacchi dell’amministrazione forzata sono state le organizzazioni delle donne

Il primo obiettivo degli attacchi dell’amministrazione forza, che cerca di criminalizzare tutti i lavori delle amministrazioni comunali e che ha dichiarato sua nemica la volontà della società locale, sono state le conquiste delle donne. I centri delle donne, le case rifugio e le strutture abitative per le studentesse sono stati chiuse. Incarichi come quelli di direttrici e dirigenti sono stati aboliti. Sono state perfino sequestrate le spese di direttrici e responsabili di centri e strutture di accoglienza delle donne e le spese dei comuni in favore delle donne dichiarate illegali. Le porte delle sedi degli uffici comunali, che sono diventate quasi postazioni militari e che si possono attraversare solo esibendo documenti, per le donne sono chiuse. Donne che prima dell’amministrazione forzata si recavano negli edifici comunali per discutere dei loro problemi o fare proposte, oggi non possono più entrarci.

Il sistema della co-presidenza adottato dai nostri comuni e il nostro modello ecologico, sociale, basato sulla liberazione delle donne, nonostante difetti e errori, aveva portato con sé sviluppi molto importanti. Perché i comuni, che prima erano diventati un luogo di scambio professionale tra uomini e nei quali a tutti i livelli venivano occupati uomini, erano cambiati e avevano iniziato a cambiare la società.

Il BDP ha messo in pratica il sistema della co-presidenza in 96 comuni

Alla elezioni comunali nell’anno 2014 il BDP (Partito della pace e la democrazia) si era presentato con la prospettiva »Noi amministreremo autonomamente la nostra città e noi stessi« e aveva conquistato 102 comuni. In 96 comuni ha messo in pratica il sistema della co-presidenza. Il numero di donne componenti dei consigli comunali è salito a 363 e il numero di donne componenti dei consigli provinciali a 20 (il numero di sindache negli altri partiti nelle stesse elezioni è rimasto a 13). Il sistema della co-presidenza perseguiva l’obiettivo di rafforzare nelle amministrazioni comunali attraverso il sistema delle donne una concezione democratica, partecipativa, paritaria e sociale al posto di quella a dominio maschile, burocratica e orientata al profitto.

È stata accelerata l’apertura di centri delle donne, sostenute cooperative di donne, per garantire l’occupazione delle donne sono stati fatti corsi per ottenere posti di lavoro e sono stati aperti centri rifugio. I comuni di Amed (Diyarbakır) e Van hanno aperto centri per bambini di strada e una hotline anti-violenza. In molti quartieri e villaggi sono stati fatti seminari sulla salute delle donne e trasmesse informazioni sulla cura e l’igiene delle madri e dei bambini. Per mantenere viva la memoria e l’attenzione sociale rispetto alla violenza contro le donne, ai centri delle donne e ai parchi sono stati dati nomi di donne assassinate. Sono stati fatti passi per garantire nei comuni una rappresentanza paritaria. C’è stato un aumento di personale femminile e di dirigenti donne. Nei contratti di lavoro sono state previste diverse sanzioni per il personale comunale che aveva usato violenza contro le donne. Sono stati creati posti di lavoro per le donne e sviluppati progetti.

Il pregiudizio»le donne non lo sanno fare« è stato spezzato

Inoltre dai centri delle donne in centinaia di quartieri e villaggi sono state fatte iniziative di formazione sul sessismo sociale per mettere in discussione i ruoli sociali di genere. Sono stati fatti seminari per rafforzare i diritti delle donne e la rispettiva consapevolezza. In seguito a questo è stata registrata una diminuzione dei casi di violenza contro le donne, dei matrimoni forzati di minorenni e la poligamia. Nella società si potevano notare significativi cambiamenti verso una parità di diritti tra i generi. In questo modo la società curda ha potuto vedere che le donne possono farsi carico di compiti importanti nella politica. Il pregiudizio »le donne non lo sanno fare« è stato in gran parte smontato. In studi di fattibilità nelle regioni abbiamo scoperto perfino che la società si fida di più delle donne sindache. Ma non si può certo affermare che questi passi siano sufficienti per la liberazione della donna o la trasformazione del sistema a dominio maschile. Sarebbe necessario un lavoro maggiore e più complessivo nel quale sia influenzata la società nel suo complesso. Perché per il cambiamento sociale le amministrazioni locali sono la possibilità migliore.

Le donne devono assumere un ruolo di avanguardia nelle elezioni comunali

Le elezioni comunali sono uno dei pilastri centrali della politica democratica. Le amministrazioni locali democratiche sono la base migliore per il coinvolgimento delle cittadine e dei cittadini nell’amministrazione, per riflettere la loro volontà e lo strumento più importante per sviluppare la democrazia contro il centralismo. Per questo le donne nelle elezioni comunali del 31 marzo con il loro voto daranno una risposta a tutta la repressione e difenderanno le loro conquiste. Senza curarsi dei giudizi maschili come »le donne sono inadeguate«, »bisogna tenere conto delle aspettative della società«, le donne si candideranno e saranno elette come sindache e consigliere comunali e provinciali. Nei comuni verranno di nuovo incaricate co-presidenti e verranno riaperte le case delle donne. Noi come HDP facciamo appello a tutte le donne di proteggere le nostre conquiste contro la repressione e la violenza dell’AKP, di rafforzare la lotta per la libertà delle donne e di svolgere un ruolo attivo nelle elezioni comunali del 31 marzo.

Questo articolo è stato pubblicato originariamente con il titolo “Kadınlar 31 Mart’ta cevap vereceknella rivista delle donne Newaya Jin.

Yurdusev Özsökmenler, vice co-Presidente di HDP per le amministrazioni sulle elezioni comunali in Turchia nel marzo 2019, 02.01.2019

 

Le elezioni comunali del 31 marzo, nelle quali oltre a sindaci delle città e dei quartieri, vengono eletti anche i consigli provinciali e i Muhtar (sovrintendenti di villaggi e località), questa volta hanno un significato maggiore delle altre volte. La cricca del blocco dell’AKP (Partito per la Giustizia e lo Sviluppo) e dell’MHP (Partito del Movimento Nazionale) si prepara a istituzionalizzare in modo ancora più forte l’amministrazione coatta fascista e a sviluppare le gambe d’appoggio locali. Le istituzioni e i partiti democratici invece agiscono con l’impostazione di respingere il fascismo nel suo complesso – cosa che non è riuscita nel referendum presidenziale e nelle elezioni parlamentari e presidenziali del 24 giugno – e creare meccanismi di resistenza locali, in cui le amministrazioni locali dell’AKP e MHP vengano espulse. La forza di motrice di questo è il nostro partito, il Partito Democratico del Popoli (HDP).

Ci prepariamo alle elezioni comunali con l’obiettivo di riconquistare tutti i comuni sotto amministrazione forzata in Kurdistan e di conquistare nuovi comuni, di aumentare il numero dei nostri consigli provinciali e di far eleggere dei democratici al posto dei Muhtar che sono diventati il braccio del palazzo presidenziale.

A ovest perseguiamo l’obiettivo di conquistare il maggior numero possibile di comuni e ad indebolire il dominio di AKP e MHP nei comuni guidati da loro. Per questo cerchiamo di incontrarci con forze sociali, sindacati, organizzazioni della società civile e partiti politici e di sviluppare politiche di alleanza locale a seconda delle rispettive caratteristiche.

In 40 distretti e quasi 6000 circondari rurali abbiamo condotto studi di fattibilità con oltre 5000 istituzioni ed enti e raccolto proposte. La nostra strategia per la campagna elettorale viene progettata tenendo conto di queste proposte.

Una politica che nega alle donne il diritto all’esistenza

 

Dal punto vista delle donne inoltre, le elezioni comunali hanno un significato molto più grande. Perché sotto il governo dell’AKP le conquiste delle donne sono in pericolo. Un Presidente che dichiara pubblicamente che non crede nella parità di diritti tra donne e uomini, insieme al suo partito, durante il loro mandato cercano di spingere le donne fuori dalla vita economica, sociale, politica e intellettuale. Siamo confrontate con una politica che nega alle donne il diritto di esistere. Siamo sottoposte a un ordine fascista aggressivo che vuole obbligare le donne all’ubbidienza all’uomo e allo Stato e che cerca di impostare la società secondo l’immagine tradizionale della donna. Per via della politica nazionalista, militarista e sessista, oggi viviamo in una spirale di violenza. Il numero di casi di abuso, stupro e di morte di donne, aumenta quotidianamente. Negli ultimi dieci anni c’è stato un forte aumento di femminicidi. Le case rifugio nelle quali si trovano le donne che chiedono protezione allo Stato, vengono messe in mostra con cerimonie di inaugurazione. Il 73 percento delle donne che hanno chiesto protezione alla polizia o alle autorità giudiziarie e il 27 percento delle donne nelle case rifugio vengono assassinate. Il numero di donne che si sono separate dai mariti a causa di episodi di violenza o solo per decidere autonomamente della loro vita, nel 2018 rispetto al 2017 è salito del 25 percento e ammonta a 409. Gli assassini di donne invece godono di ogni tipo di riduzione di pena.

Attacco al diritto della rappresentanza paritaria

 

Il governo mira anche a riprendersi i diritti conquistati a seguito delle grandi lotte di resistenza delle donne. Il nome del Ministero delle Donne è stato cambiato. Anche la legge sulla protezione della famiglia per la prevenzione della violenza contro le donne nel codice civile turco e l’articolo nel codice penale turco sullo stesso problema sono stati cambiati, e il tentativo di togliere gli alimenti per i bambini vuole fare in modo che la donna resti sposata con il suo stupratore.

Sono sempre le donne coloro che sono maggiormente colpite dalla crisi economica. O vengono espulse dalla vita lavorativa e chiuse in casa, oppure i loro diritti vengono limitati in nome della flessibilità lavorativa. La mentalità dell’AKP, secondo la quale le donne devono partorire almeno tre bambini e restare in casa, vuole creare un tipo di donna che tace sul dominio e la violenza maschile e segue l’uomo incondizionatamente. Anche contro politiche e co-sindache viene adottata una politica di repressione e violenza. Donne elette, come la co-presidente dell’HDP Figen Yüksekdağ o la co-residente del DBP (Partito demcratico delle regioni) Sebahat Tuncel, sono state messe in carcere e condannate con richieste di decenni di detenzione. Il sistema della co-presidenza, che i comuni guidati dal DBP cercano di mettere in pratica, viene vietato e rimosso il diritto delle donne alla parità nella rappresentanza. Le co-sindache vengono messe in carcere e condannate.

Primo obiettivo degli attacchi dell’amministrazione forzata sono state le organizzazioni delle donne

 

Il primo obiettivo degli attacchi dell’amministrazione forza, che cerca di criminalizzare tutti i lavori delle amministrazioni comunali e che ha dichiarato sua nemica la volontà della società locale, sono state le conquiste delle donne. I centri delle donne, le case rifugio e le strutture abitative per le studentesse sono stati chiuse. Incarichi come quelli di direttrici e dirigenti sono stati aboliti. Sono state perfino sequestrate le spese di direttrici e responsabili di centri e strutture di accoglienza delle donne e le spese dei comuni in favore delle donne dichiarate illegali. Le porte delle sedi degli uffici comunali, che sono diventate quasi postazioni militari e che si possono attraversare solo esibendo documenti, per le donne sono chiuse. Donne che prima dell’amministrazione forzata si recavano negli edifici comunali per discutere dei loro problemi o fare proposte, oggi non possono più entrarci.

Il sistema della co-presidenza adottato dai nostri comuni e il nostro modello ecologico, sociale, basato sulla liberazione delle donne, nonostante difetti e errori, aveva portato con sé sviluppi molto importanti. Perché i comuni, che prima erano diventati un luogo di scambio professionale tra uomini e nei quali a tutti i livelli venivano occupati uomini, erano cambiati e avevano iniziato a cambiare la società.

Il BDP ha messo in pratica il sistema della co-presidenza in 96 comuni

 

Alla elezioni comunali nell’anno 2014 il BDP (Partito della pace e la democrazia) si era presentato con la prospettiva »Noi amministreremo autonomamente la nostra città e noi stessi« e aveva conquistato 102 comuni. In 96 comuni ha messo in pratica il sistema della co-presidenza. Il numero di donne componenti dei consigli comunali è salito a 363 e il numero di donne componenti dei consigli provinciali a 20 (il numero di sindache negli altri partiti nelle stesse elezioni è rimasto a 13). Il sistema della co-presidenza perseguiva l’obiettivo di rafforzare nelle amministrazioni comunali attraverso il sistema delle donne una concezione democratica, partecipativa, paritaria e sociale al posto di quella a dominio maschile, burocratica e orientata al profitto.

È stata accelerata l’apertura di centri delle donne, sostenute cooperative di donne, per garantire l’occupazione delle donne sono stati fatti corsi per ottenere posti di lavoro e sono stati aperti centri rifugio. I comuni di Amed (Diyarbakır) e Van hanno aperto centri per bambini di strada e una hotline anti-violenza. In molti quartieri e villaggi sono stati fatti seminari sulla salute delle donne e trasmesse informazioni sulla cura e l’igiene delle madri e dei bambini. Per mantenere viva la memoria e l’attenzione sociale rispetto alla violenza contro le donne, ai centri delle donne e ai parchi sono stati dati nomi di donne assassinate. Sono stati fatti passi per garantire nei comuni una rappresentanza paritaria. C’è stato un aumento di personale femminile e di dirigenti donne. Nei contratti di lavoro sono state previste diverse sanzioni per il personale comunale che aveva usato violenza contro le donne. Sono stati creati posti di lavoro per le donne e sviluppati progetti.

Il pregiudizio»le donne non lo sanno fare« è stato spezzato

Inoltre dai centri delle donne in centinaia di quartieri e villaggi sono state fatte iniziative di formazione sul sessismo sociale per mettere in discussione i ruoli sociali di genere. Sono stati fatti seminari per rafforzare i diritti delle donne e la rispettiva consapevolezza. In seguito a questo è stata registrata una diminuzione dei casi di violenza contro le donne, dei matrimoni forzati di minorenni e la poligamia. Nella società si potevano notare significativi cambiamenti verso una parità di diritti tra i generi. In questo modo la società curda ha potuto vedere che le donne possono farsi carico di compiti importanti nella politica. Il pregiudizio »le donne non lo sanno fare« è stato in gran parte smontato. In studi di fattibilità nelle regioni abbiamo scoperto perfino che la società si fida di più delle donne sindache. Ma non si può certo affermare che questi passi siano sufficienti per la liberazione della donna o la trasformazione del sistema a dominio maschile. Sarebbe necessario un lavoro maggiore e più complessivo nel quale sia influenzata la società nel suo complesso. Perché per il cambiamento sociale le amministrazioni locali sono la possibilità migliore.

Le donne devono assumere un ruolo di avanguardia nelle elezioni comunali

Le elezioni comunali sono uno dei pilastri centrali della politica democratica. Le amministrazioni locali democratiche sono la base migliore per il coinvolgimento delle cittadine e dei cittadini nell’amministrazione, per riflettere la loro volontà e lo strumento più importante per sviluppare la democrazia contro il centralismo. Per questo le donne nelle elezioni comunali del 31 marzo con il loro voto daranno una risposta a tutta la repressione e difenderanno le loro conquiste. Senza curarsi dei giudizi maschili come »le donne sono inadeguate«, »bisogna tenere conto delle aspettative della società«, le donne si candideranno e saranno elette come sindache e consigliere comunali e provinciali. Nei comuni verranno di nuovo incaricate co-presidenti e verranno riaperte le case delle donne. Noi come HDP facciamo appello a tutte le donne di proteggere le nostre conquiste contro la repressione e la violenza dell’AKP, di rafforzare la lotta per la libertà delle donne e di svolgere un ruolo attivo nelle elezioni comunali del 31 marzo.

Questo articolo è stato pubblicato originariamente con il titolo “Kadınlar 31 Mart’ta cevap vereceknella rivista delle donne Newaya Jin.

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