Kurdistan

La Corte Europea respinge i ricorsi per Efrîn

La Corte Europea per i Diritti Umani ha respinto ricorsi per l’invasione di Efrîn con la motivazione che la via giudiziaria a livello nazionale non è esaurita. Contro le violazioni dei diritti umani commesse dall’esercito turco nell’ambito dell’invasione iniziata il 20 gennaio e della successiva occupazione del cantone di Efrîn nel nord della Siria, sono stati presentati diversi ricorsi presso la Corte Europea per i Diritti Umani CEDU). Tutte le querele sono state respinte dalla CEDU con l’argomento che la via giudiziaria in Turchia non sarebbe esaurita.

Diverse persone a metà dello scorso anno avevano iniziato a presentare ricorsi alla CEDU per la distruzione delle loro case, violenze e torture nell’ambito dell’operazione di occupazione „Ramoscello d’ulivo“. Non è stata resa nota l’identità dei e delle ricorrenti, che lamentavano una violazione della Convenzione Europea per i Diritti Umani.

Tutti i 21 ricorsi presentati tra il 23 luglio e il 18 settembre, sono stati respinti. Il presupposto per ricorsi ala CEDU è che l’esaurimento della via giudiziaria all’interno [del proprio Paese]. Per presentare un ricorso alla CEDU gli interessati dovrebbero sporgere querela in Turchia e lì non ottenere risultati in alcuna istanza. Fonti nella CEDU hanno invece riferito a Deutsche Welle, che i ricorsi riguardano la violazione del divieto di tortura e maltrattamenti (atricolo 3), del diritto al rispetto della vita privata e famigliare (art. 8) e la protezione della proprietà (art. 1, 1. protocollo aggiuntivo).

Non c’è possibilità di presentare ricorrere alla via giudiziaria contro la decisione della CEDU. La decisione rappresenta un precedente per casi simili.

 

ANF

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