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Il Tribunale Permanente Internazionale dei Popoli condanna la Turchia per violazione dei diritti umani contro il popolo kurdo

Il 24 Maggio, a Bruxelles, il Tribunale Permanente dei Popoli emetterà il verdetto sull’indagine pubblica svoltasi a Parigi il 15-16 Marzo u.s. con l’audizione di numerosi testimoni e l’esame di documentazione per individuare le responsabilità per le violazioni dei diritti umani e per i fatti commessi dall’esercito e dalla Polizia turca nelle città del Kurdistan e del Rojava.

Ai numerosi episodi di violenza commessi dalla Turchia nelle città di Cizre, Nusaybin, Mardin, e numerose altre, attaccate con armi e Tanks usati contro le popolazioni civili inermi, si sono aggiunti in questi mesi, gli attacchi armati e i bombardamenti operati dalla Turchia con il proprio esercito, supportato da bande islamiste di Al Qaeda, Al Nusra e Daesh, già cacciate dalla gloriosa resistenza del popolo curdo in terra siriana.

Da Gennaio 2018 ad oggi, infatti, il Governo Turco, svelando definitivamente il proprio ruolo di potere tra le compagini Nato e gli alleati a questa esterni, quali la Russia e l’Iran, ha attaccato direttamente la zona del Rojava, nel cantone di Afrin, dove erano stati accolti migliaia di civili, di numerose etnìe diverse, rifugiati e fuggiti dalla sanguinosa guerra in corso, che sperimentavano la Via Politica dell’Autogestione del territorio. Le diverse etnìe di Arabi, Curdi, Turcomanni ed altre avevano creato, infatti, un proprio Parlamento e redatto una Carta dei Diritti Fondamentali insieme con le popolazioni dei territori di Qamila e Kobane dove venivano sanciti solennemente i Valori Comuni.

Nel rapporto pubblicato dal Consiglio Democratico della Siria (MSD) si descrivono i crimini di Guerra e le numerose violazioni dei diritti umani operate dalla Turchia durante gli attacchi condotti sul territorio di Afrin e contro la popolazione vivile lì presente: si è trattato di attacchi armati e bombardamenti che hanno colpito in modo mirato scuole, mercati, ospedali, in violazione dei Trattati Internazionali sottoscritti anche dalla Turchia.

Con l’assassinio e il rapimento dei prigionieri, ma anche dei bambini, con il vilipendio dei cadaveri, i saccheggi e le razzie, la Turchia ha cercato di realizzare quanto vietato dalla Convenzione ONU del 1951 sul Genocidio e, cioè “ distruggere un gruppo nazionale, etnico, razziale e religioso del tutto o in parte”.

Tutto ciò è stato documentato nel Rapporto del Consiglio Democratico della Siria rinvenuto a Qamislo: i giuristi e gli avvocati che hanno partecipato al dibattito pubblico svoltosi a Parigi durante la seduta del Tribunale Permanente del Popoli hanno esaminato tale documentazione chiedendone l’acquisizione e l’aggiornamento ed hanno condannato le condotte criminali perpetrate fino ad oggi dal Governo Turco, comandato dal “Sultano” Tajip Erdogan nei confronti delle popolazioni del Rojava, mentre all’interno dello Stato Turco si perpetua l’attacco contro migliaia di cittadini democratici, avvocati, giornalisti, scrittori, studenti, lavoratori, accademici, ristretti in carcere a causa del loro disaccordo e alla resistenza opposta per l’affermazione dei principi democratici e di libertà.

Si auspica che la decisione del Tribunale Permanente dei Popoli, riunito il 24 maggio a Strasburgo, possa tenere conto di quanto narrato e asseverato dal Rapporto

pubblicato dal Consiglio Democratico della Siria (MSD) e che la sentenza sia di monito al Governo della Turchia e a tutti coloro che opprimono e devastano popoli e territori in nome della propria supremazia politico-economica.

Simonetta Crisci, Osservatrice internazionale presente alle sessioni del Tribunale Permanente dei Popoli c/Turchia, Presidente dell’Associazione Senzaconfine e membro dell’Associazione Europea degli Avvocati e dei Giuristi Democratici.

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