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Rassegna Stampa

Sostegno al terrorismo di Stato

Consultazioni turco-tedesche- Nel luglio 2017 era ancora in corso la campagna elettorale e il portavoce della SPD poteva darci davvero dentro: »Dobbiamo abituarci all’idea che la vecchia Turchia interessata a un rapporto di partenariato non esiste più. Il signor Erdogan si crea una dittatura.«

Sei mesi dopo i toni energici sono svaniti. I socialdemocratici e i partiti dell’Unione (CDU e CSU N.d.T.) pressano i loro partiti per la prossima grande coalizione e promuovono la »normalizzazione« dei rapporti con Ankara. Il Ministro degli Esteri Sigmar Gabriel ha ricevuto il suo omologo Cavusoglu a Goslar per una chiacchierata. C’era del tè, si andava d’amore e d’accordo. Lunedì l‘annuncio: le regolari consultazioni tra i governi della Germania e della Turchia verranno riprese. Berlino sostiene che questo è importante per la »lotta al terrorismo«.

La giustificazione è di quelle che fanno restare a bocca aperta. Quale »terrorismo« si vuole combattere insieme a quel regime viene da chiedersi. Con un regime che in un atto barbarico di terrorismo di Stato ha ridotto in macerie quasi tutte le maggiori città curde sul »suo« territorio – con carri armati, obici, fucili d’assalto tedeschi e impiego dell’aviazione. Quale »terrorismo« si vuole combattere insieme a un governo che nell’aprile 2017 ha inviato jet da combattimento a bombardare la minoranza yazida appena salvata da un tentativo di genocidio da parte di Stato Islamico nel nord dell’Iraq? Quale »terrorismo« si vuole combattere in collaborazione con una dittatura che ha rifornito Stato Islamico di armi e logistica e che fino a oggi tiene illegalmente occupate parti della Siria insieme a milizie di tagliagole? La procura federale lunedì ha indirettamente risposto a questa domanda: il numero di procedimenti avviati contro oppositori curdi, da circa 15 nel 2013, lo scorso anno è salito a 130. »Terroristi« sono coloro che combattono contro il terrorismo di Stato.

L’accordo sottobanco con Erdogan non è un segreto: il giornalista Deniz Yücel tenuto in ostaggio in Turchia dovrà essere liberato. Gabriel vuole poi spacciare questo all’opinione pubblica come un successo. In cambio nell’interesse bilaterale si faranno riprendere le relazioni economiche, militari, tra servizi segreti. Il prezzo lo paga chi viene tormentato da Ankara: esponenti della sinistra curdi e turchi, le donne – e il movimento sindacale in Turchia, la minoranza alevita.

Persone come Sigmar Gabriel sanno di avere le mani sporche di sangue. Sanno che stanno dando il loro sostegno al terrorismo di Stato di un regime fascista. Il Ministro degli Esteri ha recentemente dichiarato a Spiegel che la Germania dovrà di nuovo impegnarsi con maggiore determinazione per i propri interessi: »In un mondo di carnivori i vegetariani hanno vita molto dura.«

 

di Peter Schaber

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