Kurdistan

L‘orientalista Trump

Un’analisi dell’ultima visita a Riad di Trump e delle relazioni tra gli USA e l’Arabia Saudita-Dopo il proficuo viaggio a Riad, in occasione della quale il portafoglio degli USA si è riempito mentre tintinnavano le spade, è importante osservare che effetti avranno le relazioni degli USA con l’Arabia Saudita sulle questioni regionali. Il vero punto critico è questo. I risultati di questo viaggio occuperanno un posto importante nella politica di Trump sull’Iraq e sulla Siria. Questo avvicinamento orientato all‘arginamento dell’Iran può portare al fatto che molte relazioni attuali, come p.es. l’alleanza con i curdi in Siria, siano ridefinite.

Riad nel fine settimana è stata lo scenario per un grande circo con il quale è stato preso in giro il mondo intero. Era estremamente brutto. Nella culla ideologica nella quale si nutrono organizzazioni come Al-Qaeda e IS, è stato costruito il tavolo dell‘ “Islam moderato”. Capocameriere era Donald Trump che ancora nel 2016 diceva „L‘Islam ci odia“ e parlava del fatto di chiudere le moschee qualora si fosse rivelato utile nella lotta contro l’Islam radicale. Un Presidente la cui prima prova è consista nel fatto di introdurre divieti di visto per sette Paesi islamici.

Trump con il Re saudita Selman a Riad ha aperto il centro per la lotta contro le ideologie estremiste globali. L’obiettivo è di prosciugare le risorse finanziarie di organizzazioni estremiste. La chiave ora ce l’ha il ladro. Il mondo può dormire sonni tranquilli.

Trump è un commerciante di successo che ha fiuto per il denaro. Per questo non c’era da aspettarsi che avrebbe ripetuto anche a Riad la sua definizione preferita di “terrorismo islamico radicale“ che ha usato di continuo durante la campagna elettorale. Quando lì ha fatto appello al mondo islamico non ha parlato di una guerra tra religioni, ma di una lotta tra il bene e il male. È un uomo abile che sa come muoversi. È riuscito a indirizzare tutta l’ostilità durante il vertice die leader arabo-islamici e statunitensi a Riad verso l‘Iran. Trump ha detto le parole delle quali Barack Obama aveva privato i sauditi. Ha rallegrato lo spirito del Re.

“L‘Iran arma e addestra terroristi, miliziani e gruppi radicali che dal Libano fino all’Iraq e allo Yemen causano distruzione e caos in tutta la regione“ ha spiegato. Non c’è alcun accordo che il re saudita non firmerebbe dopo una dichiarazione del genere. Per Trump l’inimicizia nei confronti dell‘Iran è un argomento molto utile. Così accontenta Israele e la lobby ebraica e determina l’approvazione dei neo-con nel Congresso. Inoltre questa minaccia porta anche a una sufficiente vendita di armi al Re del Golfo e all’Emiro. I giganti dell’industria bellica USA ringraziano. Un’ulteriore conseguenza è che con l’aiuto della minaccia iraniana le posizioni die Paesi arabi si avvicinano a quelle di Israele.

Il tintinnare di spade di Trump con i sauditi potrebbe entrare nella storia. Un accordo sugli armamenti per un ammontare di 380 miliardi di dollari, di cui 110 miliardi per esigenze urgenti, fa volare persone come Trump. La mano di Trump che due anni fa ancora diceva che gli USA si aspettavano una contropartita finanziaria per la loro protezione, ora si trova nelle tasche dei sauditi. Per Trump Re Selman è un amico che ha iniziato a fare i suoi pagamenti. Per un Presidente che solo pochi mesi fa era a un passo dall’uscita, il risultato che ora ha ottenuto lontano da casa è molto incoraggiante. Anche se la situazione è molto orientale.

Mentre il genero di Trump, Jared Kushner, ha fatto con i sauditi un affare per la più grande impresa bellica USA, la Lockheed, la figlia Ivanka rispetto alla condizione delle donne che non possono nemmeno guidare la macchina ha fatto la constatazione geniale consona all’intero ambiente: „Gli sviluppi rispetto ai diritti delle donne negli ultimi anni sono estremamente promettenti. Ma ci sono ancora alcune cose da fare“. Cosa devo dire „Resta qui Ivanka!“. La Ivanka che ha chiesto a suo padre di bombardare la Siria per i bambini che sono state vittime di armi chimiche, ma sorvola sui bambini in Yemen che con le armi USA sono stati resi orfani e ridotti alla fame dall’Arabia Saudita.

Il circo di Riad in un certo senso è il ritorno alle impostazioni di base nelle relazioni degli USA con l’Arabia Saudita. Le relazioni che nell’anno 1945 sono state fondate sulla nave della marina Quincy tra il Re Abdulaziz e Franklin D. Roosevelt sono caratterizzate dai reciproci interessi. La cartina di tornasole per la partnership è stato il commercio petrolio in cambio di armi. Dietro le scene, con i soldi die sauditi venivano finanziate le sporche operazioni della CIA.

Re Selman in questi giorni ha bisogno del continuo sostegno del suo ex-alleato nella lotta contro l’influenza dell’Iran in Iraq, Yemen, Bahrain e Libano. Trump invece ha bisogno di più fatturato. „Ti proteggo, per questo prendo il tuo denaro“. Questo è il calcolo semplice della diplomazia di Trump.

Trump ancora il 17 febbraio 2016 nel programma Fox and Friends sul canale Fox News diceva „Chi ha fatto saltare in aria il World Trade Center? Non gli irakeni, ma i sauditi. Guarda l’Arabia Saudita e rivela i documenti segreti“. Non verrà misurato in base ai suoi principi. Lui è una macchina da soldi!

Nonostante che gli attentatori suicidi dell’11 settembre erano sauditi e che questo non ha rovinato le relazioni tra gli USA e l’Arabia Saudita, anche il fatto che il maggiore sostegno e la maggiore partecipazione per IS venga dagli alleati degli USA della regione del Golfo e che Trump ha dichiarato massima priorità la lotta contro IS, non sortirà effetti.

Ma non vogliamo essere sleali, questa contraddizione non è specificamente di Trump. Sia i predecessori di Trump che anche la sua concorrente Hillary Clinton hanno portato avanti una politica con questa contraddizione. Quello che Trump dice pubblicamente, la Clinton come Ministro degli Esteri lo ha espresso ad esempio nel dicembre 2009 lo espresso nella sua corrispondenza segreta con le seguenti frasi: „I donatori in Arabia Saudita rappresentano la maggiore fonte finanziaria per i gruppi terroristici sunniti in tutto il mondo “.

I governi USA sanno da anni che organizzazioni come Al-Qaeda, i Taliban e Lashkar-i Tayyibe vengono finanziate da Arabia Saudita, Kuwait, Qatar e dagli Emirati Arabi Uniti.

Il ritorno di Trump alla politica di dichiarare l‘Iran la minaccia principale, rafforzerà l’Arabia Saudita che in Iraq, Siria, Yemen e Libano non è riuscita a ottenere i risultati desiderati e ora cerca di costruire un fronte sunnita.

Quando Trump ha dichiarato l‘Iran nemico principale, ha attribuito un compito ai 55 Paesi presenti: „Tutti i Paesi con una coscienza devono isolare l‘Iran e pregare fino a quando la società iraniana otterrà un governo giusto, fino a quando l’Iran vorrà essere un partner per la pace.“

Coloro i quali rispondono „Amen“ a questa preghiera sono dozzine di Re, Emiri e dittatori che non rispondono al proprio popolo e restano aggrappati al potere fino alla morte.

Tutto questo avviene in un tempo in cui Hasan Ruhani, l’architetto dell’accordo sul nucleare, in Iran viene dichiarato vincitore con una percentuale elevata di partecipazione al voto.

Detto in parole semplici: Trump in Terra Santa ha provocato il mondo sunnita contro quello sciita. Su questa base è stato formulato come obiettivo la fondazione di un esercito di 34.000 uomini da in inviare in Siria e in Iraq. La chiamano „Coalizione Militare Islamica“. L’anno scorso l’Arabia Saudita aveva proclamato la „Coalizione Islamica contro il Terrorismo“. Alcuni Paesi, che sono stati anch’essi dichiarati parte della coalizione, non ne sapevano nulla. Questa volta questo annuncio è stato registrato alla presenza di Trump.

Dopo il proficuo viaggio a Riad, in occasione della quale il portafoglio degli USA si è riempito mentre tintinnavano le spade, è importante osservare che effetti avranno le relazioni degli USA con l’Arabia Saudita sulle questioni regionali. Il vero punto critico è questo. I risultati di questo viaggio occuperanno un posto importante nella politica di Trump sull’Iraq e sulla Siria. Questo avvicinamento orientato alla prevenzione dell’Iran può portare al fatto che molte relazioni attuali, come p.es. l’alleanza con i curdi in Siria, vengano ridefinite.

Fehim Taştekin, 25 maggio 2017, Gazete Duvar

(Questo articolo è stato pubblicato originariamente il 23.05.2017)

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