Mentre si inaspriscono gli attacchi dell’esercito turco in Rojava,curdi e solidali convocano un incontro nazionale per sabato 17 e domenica 18 giugno al centro socioculturale di Testaccio.
Non sono stati resi pubblici i contenuti dell’incontro, durato appena venti minuti: nonostante al momento le due potenze non possano fare a meno l’una dell’altra, i loro rapporti restano tesi (secondo un sondaggio pubblicato dal giornale
Yeni Safak alla vigilia del vertice,
il 97 percento dei turchi considera gli USA una potenza nemica).
Nella conferenza stampa congiunta che ha seguito l’incontro Erdogan ha definito “inaccettabile” ogni sostegno alle YPG, riferendosi al recente sblocco di armi e rifornimenti alle Unità di Difesa del Popolo curde YPG/YPJ – da anni unico baluardo contro l’avanzata delle milizie IS ma che il governo turco persiste nel considerare un’organizzazione terroristica, al pari del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) – deliberato dall’amministrazione statunitense. Trump non ha risposto alle domande dei giornalisti su questo argomentoma ha affermato che “Né per IS né per il PKK possono esserci zone di ritiro sicure”.
I recenti
attacchi dell’esercito di Ankara nel Kurdistan turco e nel nord dell‘Iraq, che hanno causato dozzine di morti e colpito una centrale delle Unità di Difesa del Popolo curde YPG portando alla
mobilitazione internazionale per una no fly zone sulla regione del Rojava (
#noflyzone4Rojava), sembrano prospettare una recrudescenza della guerra contro le comunità curde:
per Mustafa Karasu, del consiglio esecutivo del KCK (Unione Comunità del Kurdistan), “la Turchia costringe gli Stati Uniti a scegliere tra se stessa e i curdi, ma gli Stati Uniti non possono comunque opporsi al PYD-SDF, né fermare l’operazione che stanno conducendo con queste forze in Siria […]
gli Stati Uniti e l’Europa stanno facendo la stessa politica: promettono di sostenere la Turchia per eliminare il PKK in cambio di essere sostenuti dalla Turchia nella propria politica e rispettare determinati termini.
Intanto le elezioni presidenziali iraniane vedono confermato il presidente uscente Rohani: i partiti curdi avevano invitato al boicottaggio delle consultazioni, sottolineando come “la Repubblica Islamica dell’Iran intende attirare l’interesse verso le elezioni presidenziali e rendere irrilevanti e prive di valore le elezioni dei consigli cittadini e dei villaggi“, come sarebbe dimostrato dal fatto che “un ampio territorio che ospita non-persiani [tra cui numerosi curdi] in Iran è stato trasformato in un’area dove appaiono e vengono eletti solo persiani”. In questo quadro di rafforzamento degli autoritarismi nazionali e opportunismo diplomatico, il percorso e gli obiettivi del confederalismo democratico si confermano come unica visione politica alternativa in Medioriente.
Donne e uomini curdi in ogni Paese, insieme alle reti solidali nazionali, continuano a incontrarsi per ragionare sulle forme di resistenza possibile: Rete Kurdistan Italia ha convocto la prossima assemblea nazionale a Roma per i prossimi 17 e 18 giugno, presso il centro socioculturale curdo Ararat di largo Dino Frisullo (Testaccio).
La giornata di sabato 17 prevede un seminario su “Confederalismo democratico, nazione democratica e la sua pratica. La rivoluzione, la resistenza in Medioriente e Kurdistan, prospettive generali dei curdi per soluzione ed il raggiungimento degli obiettivi”. Domenica 18, dopo la discussione politica collettiva e l’esame di eventuali questione poste all’assemblea, i partecipanti si divideranno in gruppi di lavoro tematici; per segnalare la propria partecipazione (specificando l’eventuale necessità di ospitalità per la notte di sabato) e proporre gruppi di lavoro è necessario inviare una mail all’indirizzo info@retekurdistan.it.
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