Kurdistan

Turchia:Il 1° novembre nuove elezioni generali

Alle elezioni generali del giugno 2015, il Partito della Giustizia e dello Sviluppo (AKP) perde la maggioranza di governo per la prima volta dalle elezioni del 2002. Falliti i tentativi di formare un governo di coalizione, vengono convocate nuove elezioni per il 1 novembre. Secondo i sondaggi, le nuove elezioni non daranno un risultato diverso dalle precedenti e l’AKP potrebbe essere di nuovo costretto ad aprire negoziati per formare una coalizione di governo.

E’ il 7 giugno quando il Partito della Giustizia e dello Sviluppo (AKP), al potere dal 2002, perde per la prima volta la maggioranza di governo e con essa la possibilità di realizzare la riforma costituzionale tanto voluta dal Presidente Recep Tayyip Erdoğan, che avrebbe trasformato la Repubblica turca in una Repubblica presidenziale. Ma c’è un’altra prima volta nelle elezioni di giugno: il filo-kurdo Partito Democratico del Popolo (HDP) riesce a superare la soglia di sbarramento del 10% ed entra in parlamento. E’ la prima volta che la minoranza kurda ha una rappresentanza politica unita nel parlamento turco. Il 24 Agosto, dopo mesi di fallite trattative con i partiti di opposizione, il Presidente Erdoğan proclama nuove elezioni per il 1 Novembre 2015.

Nel frattempo il paese piomba nel caos. Il 20 luglio una bomba esplode di fronte al centro Amara di Suruç, dove un gruppo di attivisti turchi si era riunito per organizzare una carovana per portare aiuti alla vicina città di Kobane. A seguito di questo avvenimento, il Presidente dichiara guerra ai terrorismi presenti nel paese e ricomincia una guerra contro il filo-kurdo Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK). I mesi estivi testimoniano un ritorno  ad uno stato di guerra e caos, culminato il 10 ottobre con le esplosioni durante la manifestazione della pace di Ankara, che hanno ucciso più di 100 persone.

E’ stata una campagna elettorale debole quella del HDP, che ha deciso di non organizzare meeting o incontri pubblici per paura di nuovi attacchi. Malgrado ciò, i kurdi saranno protagonisti anche di queste elezioni. Se riusciranno di nuovo a superare la soglia di sbarramento, saranno il maggiore ostacolo al raggiungimento della maggioranza per l’AKP, che sarà costretto a formare un coalizione. E’ questo lo scenario più plausibile secondo molti sondaggi, che prevedono un risultato non molto differente da quello delle scorse elezioni.

Il Primo Ministro Ahmet Dautoğlu ha affermato in una intervista che l’AKP sta salendo nei sondaggi e che riuscirà a conquistare almeno il 44-45% dei voti. Quando gli è stato chiesto cosa ne pensa di una eventuale coalizione con il Partito Popolare Repubblicano (CHP), ha risposto che “la loro speranza potrà anche essere una coalizione, ma la nostra rimane quella di formare un governo monopartitico”. Resta il fatto che il CHP, secondo partito del paese e maggiore partito d’opposizione, sarebbe il candidato principale per una coalizione, per quanto Erdoğan possa rifiutare l’idea. Il CHP, partito fondato da Mustafa Kemal e portatore della tradizione secolarista turca, mal si sposa con gli ideali islamisti del AKP; tuttavia i due partiti sono concordi su molte altre questioni politiche, tra cui la necessità di riforme economiche, l’avvicinamento all’Unione Europea e la necessità di risolvere l’insurgenza kurda nel sud-est.

Un’altra possibile (ma meno plausibile) coalizione, sarebbe quella con il Partito del Movimento Nazionalista (MHP), terzo partito del paese che alle ultime elezioni ha ottenuto il 16% dei voti. Devlet Bahçeli, segretario del MHP, ha dichiarato di essere “pronto a formare una coalizione di governo con qualsiasi partito tranne che con l’HDP”. Una coalizione con il MHP, partito di estrema destra e dichiaratamente fascista, aggraverebbe solo la polarizzazione della scena politica turca, mentre l’AKP ha tutto l’interesse a formare un governo che riporti stabilità nel paese, in modo da riconquistare i voti persi negli ultimi anni. In ogni caso, la questione kurda rimarrà una priorità nell’agenda politica del nuovo governo e fungerà da collante nella eventuale coalizione.

A meno di una settimana dal voto, è difficile fare previsioni sul risultatato delle elezioni. Per certo sappiamo che si è aggravata la polarizzazione politica e le fratture all’interno della società, divisa tra kurdi e turchi, secolaristi e islamisti, sunniti e aleviti. D’altra parte, forte è anche la pressione degli alleati della NATO, che hanno al momento bisogno di una Turchia stabile su cui poter contare nella lotta allo Stato Islamico.

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