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Milano ore 19 da Piazza San Babila presidio e corteo verso Piazza Duomo

Sabato ad Ankara, a un corteo convocato dall’HDP per chiedere “Pace, democrazia e lavoro”, un duplice attentato ha ucciso 128 persone e ne ha ferite più di 500. Immediatamente dopo le esplosioni la polizia turca si è affrettata a caricare chi cercava di lasciare la piazza, rallentando i soccorsi e causando la morte di molti dei feriti. Cariche e lacrimogeni che si sono ripetuti il giorno dopo sulle persone che andavano a portare dei fiori sul luogo dell’attentato.

Come prima delle elezioni di giugno Erdogan prova ad alzare la tensione nel paese, colpendo in particolare l’HDP che era riuscito a superare la soglia di sbarramento del 10%, impedendogli di formare il governo. Questo attentato, infatti, ricorda molto quello di Amed del 5 giugno quando due ordigni sono esplosi tra la folla radunata per il comizio di Demirtas. E ricorda anche l’attentato di Suruc, che ha colpito i giovani socialisti che portavano aiuti a Kobane: anche in questo caso, infatti, l’Isis viene indicato come il solo colpevole.

La responsabilità di Erdogan, però, è chiara e palese: nonostante il PKK abbia rispettato il cessate il fuoco, infatti, proprio la sera dell’attentato l’aviazione turca ha bombardato, ancora una volta, i centri curdi sulle montagne. La guerra che la Turchia dichiara essere contro l’Isis non è altro che una guerra contro il popolo curdo, che continua a subire arresti, violenze, uccisioni e assedi (basti ricordare il caso di Cizre) nel silenzio della Nato e della comunità internazionale che continua a difendere Erdogan e le sue politiche. Mentre il governo turco bombarda e massacra, infatti, Ocalan è ancora in carcere, il PKK è ancora sulle liste delle organizzazioni terroristiche e il popolo curdo continua a combattere da solo, sia in Turchia che in Rojava.

 

Comunità Curda Milanese

 

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