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La festa della Liberazione con gli occhi degli “altri”

[divider]26 Aprile 2013 [/divider]Ieri era il 25 aprile, la festa della Liberazione. La festa più di sinistra che ci è rimasta in Italia fra le feste “comandate”.Mentre molti romani hanno scelto di fare il ponte e di non farsi vedere al corteo, tre-quattromila persone,

 i rifugiati kurdi hanno sfilato insieme a chi – in questo sciagurato tempo di larghe intese – ha voluto ricordare il sacrificio dei partigiani italiani per liberare il paese dall’oppressione nazi-fascista.

Quest’anno il percorso andava dal Colosseo alla Piramide, percorso che i curdi avrebbero voluto fare lo scorso 21 marzo in occasione del Newroz, il capodanno kurdo, lo stesso giorno in cui il presidente Abdullah Ocalan ha lanciato il suo storico appello per la pace allo stato turco, e che la Questura ha sconsigliato a causa della concomitanza con l’elezione del nuovo papa e l’arrivo delle delegazioni diplomatiche di tutto il mondo, per ripiegare su una più pratica “manifestazione in forma statica” fra turisti giapponesi e finti centurioni romani con macchina fotografica e tariffario alla mano.

Piramide, vicino al quartiere di Testaccio dove ha sede il centro socio-culturale curdo Ararat, dal 1999 la “casa del popolo” dei curdi di Roma. Piramide dove di fronte alla Metro esiste dal 25 aprile 1995 un monumento alle vittime del nazi-fascismo con le sagome dei potenziali bersagli dell’odio, politici, ebrei, omosessuali, “zingari”, stranieri.

Un monumento voluto e realizzato dall’allora esistente e pulsante rete dei centri sociali romani, dall’associazionismo laico e di sinistra, dall’associazionismo migrante, dai rifugiati politici, un monumento volutamente non lontano dalle persone ma “a altezza d’uomo”, che proprio per questo necessita oggi di cure, di ristrutturazione, e non solo di scatti fotografici da campagna elettorale.

Racconta Alfonso, uno dei promotori del monumento, che mentre venivano posati fiori si è accorto di scritte antisemite e razziste su un paio delle sagome che lo compongono, mettendosi con quanto aveva per le mani in quel momento a ripulirlo da tale oltraggio.

Per questo il gruppo che lo ha realizzato rilancia oggi la campagna “Tutti potenziali bersagli” per raccogliere fondi in maniera autogestita senza aspettare l’interessato sostegno delle istituzioni che in questi anni lo hanno semplicemente dimenticato: per maggiori informazioni si veda il blog http://potenzialibersagli.noblogs.org/ e il video http://www.youtube.com/watch?v=_L-YfsoD4Qk.

Nel pomeriggio i curdi sono poi andati a piazza Nuccitelli Persiani, al Pigneto, per partecipare come da tre anni a questa parte alla festa popolare del quartiere organizzata fra l’altro dal centro sociale ex-snia di via Prenestina. Torneo di calcetto (metà squadra con le magliette “Amara”, il villaggio dove è nato Ocalan, l’altra metà con le magliette “Ararat”, montagna cara a armeni e curdi), banchetto per raccogliere le firme per chiedere la liberazione del presidente curdo (www.freeocalan.org) musica tradizionale e balli curdi.

Una signora di una certa età si avvicina per dire che “questa musica è proprio una lagna, vogliamo riposare ma si sente per tutto il Pigneto”, le rispondiamo che oggi è la festa della Liberazione, molta gente vuole festeggiare, che potrà riposare più tardi. Anche questa volta i balli coinvolgono le tante persone presenti, gente di tutte le età che si è voluta ritrovare in piazza in questo 25 aprile, dalla parte giusta.

 Alessia Montuori – Senzaconfine

 

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