Connect with us

Hi, what are you looking for?

Retekurdistan.it
Retekurdistan.itRetekurdistan.it

Iraq

Gli attacchi contro Shengal sono a servizio del Misak-ı Millî (Patto Nazionale dell’Impero Ottomano)

Fanno male i propri calcoli, gli ezidi hanno scelto la resistenza, hanno assaporato la libertà. Non accetteranno di tornare alla vita di prima. L’unica cosa che l’umanita deve fare contro la realtà del genocidio è avere rispetto del diritto di questo popolo a una vita libera e democratica.

Gli attacchi contro Shengal negli ultimi giorni si sono intensificati. Le tensioni non sono nuove, il KDP di Barzani e l’esercito iracheno che hanno abbandonato Shengal al genocidio, da quando la regione è stata liberata dall’ISIS, mettono in atto con diverse scuse provocazioni continue per riconquistare il controllo della zona che a volte sfociano in scontri armati.

Nell’ultimo periodo questi atteggiamenti sono aumentati sviluppandosi con regolarità all’interno di un quadro più ampio.

Mentre viene eretto un muro tra Shengal e il Rojava, nel tentativo di isolare l’area dal resto dell’Iraq bloccando i collegamenti, gli ezidi giustamente affermano “ci stanno circondando”.

Stringendoli sempre di più in questa morsa non gli viene lasciata altra opzione se non rimanere intrappolati o l’arrendersi, il tutto messo in pratica con metodi militari utilizzando l’esercito iracheno.

Gli approcci repressivi nei posti di blocco riportano alla mente la legge marziale.

Se ci si chiede chi tragga vantaggio da queste pressioni contro gli ezidi, la risposta è negli interessi dello stato turco e di quella che è ormai una sua estensione piuttosto che una regione del governo federale iracheno cioè l’amministrazione del KDP.

Il muro è un progetto della Turchia

Mentre le pietre del muro venivano allineate a grande velocità lungo i confini di Shengal, la stessa identica immagine si poteva osservare tra la Turchia e il Rojava e la Turchia e il Rojhilat (Kurdistan in Iran) questo perche le pietre del muro provengono dalla Turchia e il progetto del muro è un progetto turco. Dopo il crollo del muro della Guerra Fredda il brevetto per costruire enormi muri che dividono popoli nel mondo è passato nelle mani dell’amministrazione fascista dell’AKP.

Questo muro che mostra come l’ostilità verso gli ezidi è la stessa mostrata verso i curdi non è un problema che riguarda solo Shengal e il Rojava ma tutti i curdi del Kurdistan. É un problema nazionale sollevato dal fascismo turco davanti agli occhi dell’umanità senza vergogna.

A Shengal questo muro divide alcuni villaggi in due inglobandone una parte nella zona cuscinetto. L’obiettivo è riempire la linea che stanno creando a 5 km dal confine nella regione di Shengal di stazioni di polizia e recinzioni di filo spinato.

Parallelamente ai problemi sul confine sono iniziati attacchi alle forze di sicurezza interne degli ezidi Asayîşa Ezidxan e alle Unità di Resistenza di Shengal YBŞ-YJŞ. Inizialmente i militari iracheni hanno cercato di imporre alle Asayîş di lasciare la postazione di controllo del villaggio di Digure a Sinone scatenando un conflitto armato. La resistenza delle Asayîş e della popolazione ha costretto l’esercito a fare un passo indietro e gli scontri sono cessati.

Tuttavia poche ore dopo i militari iracheni hanno attaccato le postazioni delle YBŞ e delle YJŞ sulla strada che collega Mediban e Shengal. Le prime a intervenire sono state le YJŞ, ci sono stati dei feriti ma anche in questo caso l’esercito non riuscendo ad avanzare si è ritirato verso sud.

In seguito l’esercito ha attaccato con armi pesanti le postazioni delle YBŞ nell’area di Mediban- Silo. A quel punto anche le YBŞ e le YJŞ hanno risposto con armi pesanti distruggendo quattro carri armati dell’esercito, e ci sono stati morti e feriti tra i militari iracheni.

A mezzanotte l’esercito ha chiesto il cessate il fuoco e colloqui.

Le YBŞ e l’amministrazione autonoma di Shengal consapevoli del fatto che gli attacchi sono pilotati dal KDP e dalla Turchia hanno dichiarato di essere aperti ad approcci orientati verso una soluzione e hanno accettato un incontro.

Il conflitto si è fermato ma la soluzione non è stata raggiunta per cui conflitti e tensioni su piccola scala sono continuate.

L’esercito iracheno crea pretesti per attaccare. Farasin Sengali combattente delle YJŞ è caduta durante gli scontri, e i militari iracheni hanno tentato di impedire che il suo corpo venisse portato al cimitero dei martiri di Shengal. La reazione della gente di Shengal è stata dura, e così Sehid Farasin Shengali è stata sepolta con una cerimonia tenutasi con il sostegno della gente di Shengal.

Le YBŞ e le YJŞ hanno fermato il genocidio dell’ISIS eliminando la loro presenza a Shengal e di conseguenza una grande minaccia non solo per gli ezidi ma per l’intera regione, chi pensa di poter ricreare l’ordine precedente al massacro del 2014 con tali pressioni sta facendo male i suoi calcoli. Gli ezidi hanno scelto di resistere e così hanno assaporato la libertà. Non accetteranno nessuna condizione di vita diversa. L’unica cosa che l’umanità deve fare per opporsi al genocidio è rispettare il diritto di questo popolo ad una vita libera e democratica.

L’esercito iracheno e i peshmerga del kurdistan meridionale controllati dal KDP di Barzani fuggiti senza voltarsi indietro durante gli attacchi dell’isis del 2014 vogliono di nuovo imporre agli ezidi il proprio destino come se nulla fosse accaduto. É già discutibile pretendere di imporre a questo popolo di affidare il proprio destino a uno stato che non riesce nemmeno a formare il proprio governo, in una regione in cui l’ISIS è stato rianimato, quasi la metà degli eserciti degli stati vicini e mondiali si sono insediati, hanno creato basi militari, e tutti cercano di intervenire nei problemi interni dell’Iraq a proprio favore.

Quando parliamo di Iraq è impossibile riferirsi ad una struttura organizzativa omogenea.

Nelle problematiche tra lo stato iracheno e i popoli che lo abitano le personalità che si muovono a nome dello stato non si capisce chi rappresentino. Non si puo parlare di un esercito iracheno omogeneo, ma nemmeno di un omogeneità all’interno di Hasdi Shabi, del parlamento o dei governi passati. Ci sono gli arabi sciiti vicini alla coalizione, quelli legati all’Iran, quelli che cercano di creare un legame con entrambe le parti, gli arabi sunniti pagati dalla turchia, gli arabi sunniti legati all’arabia saudita e ai paesi del golfo, i turkmeni che stanno cercando di intensificare l’influenza del fascismo turco, gli arabi che cercano di trarre profitto dalle contraddizioni tra Turchia e Iran per i propri interessi… e la lista è ancora lunga. Quando si incontra lo stato prima bisogna chiedersi a chi sia vicina la personalità che in quel momento lo rappresenta. Nella regione del Kurdistan a nord dell’iraq il kdp è molto più legato allo stato turco a israele e alle forze occidentali che a Baghdad. Da quando l’iraq nel 2003 è stato invaso dagli USA è una struttura fatta a pezzi.

In questa situazione chi è che attacca gli ezidi di Shengal che hanno appena vissuto un genocidio? Chi è che trascina l’esercito iracheno contro gli ezidi?

Non è un caso che gli attacchi alle forze di difesa ezide siano avvenuti proprio quando l’esercito turco ha iniziato una nuova guerra di invasione contro il kurdistan iracheno e le zone di difesa di medya della guerriglia sia dal cielo che da terra.

È chiaro che questi attacchi si sono sviluppati all’interno di un concetto comune.

Lo stato turco nell’anno in cui scade l’accordo di Losanna cerca di ricreare de facto la situazione del patto nazionale stanziando soldati nell’ex provincia ottomana di Mosul. È sempre più influente nell’amministrazione di Mosul. Il governatorato di Mosul, il comando operativo di Mosul e il comando dell’esercito a Mosul dipendono più dallo stato turco che da Baghdad.

Il petrolio di Mosul e Kirkuk viene venduto alla Turchia attraverso il KDP, lo stato turco sta di fatto disintegrando lo stato iracheno attraverso il KDP. Lo stanziamento di truppe e le operazioni militari avvengono in kurdistan meridionale senza alcuna considerazione per Baghdad come se si trattasse di territorio turco. É noto che il KDP non impedisce anzi collabora alle operazioni.

Quando nel ’93 per la prima volta Turgut Ozal espresse questo progetto il KDP e il PUK lo accettarono e cercarono di convincere il PKK ad accettarlo. Turgut Ozal ha cercato di attuare il patto nazionale con la collaborazione di questi partiti curdi nazionalisti. L’amministrazione fascista AKP-MHP sta cercando di raggiungere questo obiettivo appoggiando Barzani e Talabani e liquidando il PKK.

Dalla crescita del patrimonio della famiglia Barzani negli USA e in molti altri paesi, mentre gli stipendi dei curdi iracheni non vengono nemmeno pagati, si capisce chiaramente che la cosa importante per il KDP non è il popolo curdo o il Kurdistan ma i propri interessi familiari.

Ne gli ezidi ne i curdi metteranno il proprio destino nelle mani del fascismo turco e della famiglia Barzani, sanno che la conseguenza sarebbe un genocidio. Il popolo curdo in questo processo determinerà il proprio destino resistendo con le proprie forze.

Anche le forze dello stato iracheno devono decidere se essere a favore di una politica democratica o del genocidio. Non dovrebbero ignorare che la provincia di Mosul è fuori dal controllo di Baghdad che gli attacchi sono pilotati dalla turchia attraverso il controllo che ha instaurato a Mosul e Kirkuk e dovrebbero opporsi alle politiche turche per disgregare l’Iraq. Lo stato iracheno non dovrebbe ignorare che l’integrità dell’iraq non può essere difesa con la sottomissione del popolo alle pressioni dell’esercito iracheno che a Mosul è fuori controllo. Per preservare l’integrità dell’Iraq e costruire un sistema democratico dovrebbero sostenere gli sforzi di resistenza al fascismo turco a Shengal, nel Kurdistan meridionale e nel resto dell’Iraq. Se lo stato iracheno non si opporrà all’invasione turca e al collaborazionismo del KDP in maniera seria il conflitto e la frammentazione si aggraveranno e si arriverà a una guerra civile. La resistenza e l’autodifesa sono ormai una necessità storica.

SİTİ ROZ Shengal

5X1000 a UIKI Onlus

5 x Mille a
Ufficio di Informazione del Kurdistan In Italia Onlus
Codice Fiscale: 97165690583

IBAN: IBAN: IT89 F 02008 05209 000102651599
BIC/ SWIFT:UNCRITM1710

Potrebbero interessarti anche: