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Interviste

30 anni di solidarietà

L’avvocato Simonetta Crisci, che da anni difende e da una risposta alle esigenze delle donne vittime della violenza, è anche solidale con il popolo curdo. Oggi in Turchia avvocati,accademici, lottano sul piano legale contro la repressione nei confronti di giornalisti e artisti.

È un dato di fatto che le donne sono maggiormente colpite da situazioni di crisi come guerre, migrazioni, terremoti ed epidemie. Quale svantaggio ha creato il processo di Coronavirus per le donne?

Nel periodo di emergenza del “Coronavirus”, da marzo a tutto maggio del 2020 in Italia, la condizione di isolamento che hanno vissuto le famiglie, la convivenza forzata e la paura di contrarre il virus, hanno esasperato le situazioni di difficoltà già esistenti producendo aggressività e violenza ,soprattutto da parte degli uomini, contro le donne e i bambini.

Molte associazioni di donne hanno verificato questo fenomeno ed hanno registrato l’aumento delle chiamate di aiuto presso i loro centri antiviolenza, che sono aumentate del 73% rispetto agli stessi mesi dell’anno 2019.

Così come durante le guerre e i periodi di crisi sociale, sono state le donne a subire maggiore sacrificio, con l’obbligo di restare in casa, si sono accresciuti i loro doveri di cura famigliare, di lavoro smart-working, aggiunto alla necessità di seguire lo studio dei figli via internet (spesso non avendone le competenze e,quindi, con dispendio maggiore di energie),poichè le scuole sono state chiuse immediatamente al sorgere dell’emergenza covid19, e,a tutto questo si è aggiunta la violenza e i femminicidi, che nel mese di marzo, fino al 20 del mese, hanno raggiunto il numero di 4.

Ora molte donne stanno cercando di raggiungere la loro libertà, chiedendo di separarsi dai mariti violenti, anche per non far subire ai propri figli la sofferenza di assistere alle aggressioni contro le loro madri.

Ti occupi anche la violenza contro sulle donne, puoi parlarci della tua attività in questo contesto?

Sono impegnata, da 34 anni, nella gestione di alcuni “sportelli” legali di ascolto e accoglienza per donne maltrattate, violentate e molestate.Le difendo nelle cause di separazione dai mariti aggressivi, nelle cause penali contro i partner violenti per ottenerne la condanna e il risarcimento economico dei danni per loro e per i figli; le sostengo nel percorso di superamento del periodo di sofferenza passato e nella ricerca di una casa e un lavoro.Tutto ciò insieme alle compagne che operano con me nei centri che le accolgono e le colleghe dello studio legale dove lavoro da molti anni.

Che ruolo hanno avuto le donne nella lotta contro il coronavirus?

Questa risposta si collega a quella della prima domanda, poichè penso che alle disuguaglianze che vedono ancora oggi le donne discriminate sul lavoro con la disparità di trattamento economico,la prospettiva di essere le prime ad essere licenziate e ricacciate nel lavoro domestico in periodi di crisi economica, con esclusione dalla società attiva e il ritorno al ruolo domestico di cura e riproduzione della forza lavoro, come è sempre più evidente in questo lungo periodo di crisi dal 2008 ad oggi.

Spesso e suscita la notizia che le donne leader del mondo sono state migliore ad analizzare l’epidemia di coronavirus. Come valuti questa situazione?

Sicuramente la capacità intuitiva e la razionalità delle donne, sviluppate nei millenni di gestione della vita sociale, così come imposta dalla costruzione capitalistica della nostra società, ha prodotto una sostanziale differenza di gestione dell’emergenza coronavirus nei Paesi gestiti da leders uomini e quelli, anche se solo del 4% nel mondo, con donne a capo dei governi.

Le donne hanno dimostrato di saper prendere decisioni tempestive e ragionate, attraverso l’immediato tracciamento dei cittadini positivi e il loro isolamento (vedi la leader di Taiwan,TSAI ING WEN), o in Islanda, Danimarca, Norvegia ed altri Paesi che offrono, comunque, un servizio sanitario di alto livello, ma dove le leaders hanno saputo disporre subito ricoveri con isolamento e fornitura immediata di protezioni sanitarie e mascherine a medici e infermieri.

E’ sicuramente uno stimolo ad abbattere le barriere di discriminazione di genere,così come sta avvenendo nei territori della Siria del Nord dove i popoli Kurdo, turcomanno, arabi e altri in uno esperimento valido di convivenza hanno stabilito la doppia gestione di genere per tutte le cariche pubbliche, cosa che auspichiamo anche nelle nostre istituzioni.

Negli ultimi anni hai visitata Kurdistan come osservatore internazionale e per osservare le violazioni dei diritti umani sul posto, e lo stato turco ti ha vietato l’ingresso a causa delle tue attività. Come segui la situazione adesso? Le attività continuano? E in che modo segui?

Non ho subito personalmente un’espulsione dalla Turchia ma ho seguito le vicende di molti colleghi e amici che sono stati allontanati per la loro attività di solidarietà con il popolo kurdo negli ultimi anni.

Ho collaborato ad aiutarli a rintracciare avvocati della Turchia che si sono impegnati nei ricorsi avverso i provvedimenti di espulsione presso i Tribunali amministrativi turchi, che , purtroppo non hanno sortito effetti positivi.Alcuni sono potuti rientrare dopo trascorsi dieci anni dal provvedimento di allontanamento, ma tutti hanno continuato a seguire le vicende delle lotte condotte dagli avvocati turchi e curdi che difendono i diritti umani e con le associazioni di giuristi e avvocati alle quali appartengo, Associazione Giuristi Democratici e Legal Team Italia, contribuiamo all’elaborazione di Convegni di studio e incontri, anche con gli avvocati della Turchia, sulla situazione della democrazia in Turchia e sulla repressione che in quel Paese viene operata nei confronti di avvocati,Accademici,Giornalisti e artisti che richiedono maggiore libertà di diritti civili e politici.

In questo periodo sosteniamo la campagna per la liberazione degli avvocati che difendono il Grup Yorum, che sono in sciopero della fame per un processo giusto per i loro clienti, di cui alcuni sono già deceduti a seguito dello sciopero.

Che tipo di collaborazione o rete di solidarietà hai creato con le donne curde? Ci sono ancora passi da fare in questa direzione?

Nel mese di marzo 2015 ho fatto parte della delegazione di donne avvocate che, unitamente a giornaliste e cineoperatrici, nonché psicologhe e sanitarie, si è recata in Turchia, Iraq e Rojava, in Siria, promossa dalla IADL (Associazione Internazionale dei Giuristi democratici), per intervistare e portare conforto alle donne Ezide rifugiate nei campi di accoglienza dei profughi, salvate dopo i rapimenti effettuati dai criminali dell’Isis. I lavori della delegazione stati presentati nel mese di giugno 2015 alla Commissione dei diritti umani di Ginevra, per essere poi inviato al Consiglio di Sicurezza dell’Onu.

Attualmente svolgi qualche attività per gli avvocati e prigionieri politici in Turchia? E se svolgi potresti parlarci di queste tue attività? 

Sono andata in Turchia, per la prima volta in un viaggio solidale, nel 1992 ed ho conosciuto le “Madri della Pace”, a Istanbul, ma anche un’avvocata dell’Associazione dei diritti umani arrestata durante una manifestazione dove partecipai anch’io per la liberazione della deputata Leila Zana, che in seguito conobbi personalmente, e una giovane detenuta che, avendo condotto uno sciopero della fame in carcere, era in fin di vita in ospedale.

Attivai un rapporto con queste donne ed anche con le donne dell’ Associazione delle famiglie dei detenuti, tanto che fino a due anni fà, ho sostenuto con un’altra Associazione, cui appartengo: “Donne Diritti e Giustizia”, un progetto per finanziare gli studi delle bambine delle famiglie dei detenuti politici di Van, Progetto “Berfin” .

Attualmente seguo le vicende e collaboro con i progetti e le iniziative di Rete Jin Italia per sostenere l’invio di aiuti sanitari alle donne del Rojava, in Siria.

Attualmente svolgi qualche attività per gli avvocati e prigionieri politici in Turchia? E se svolgi potresti parlarci di queste tue attività? 

Insieme agli avvocati, le avvocate e i giuristi/e delle Associazioni con cui collaboro e di cui ho parlato in questa intervista,abbiamo organizzato un assemblea web unitamente agli avvocati che in Turchia si battono per i diritti umani e civili e che difendono le vittime della politica dittatoriale condotta da Erdogan,e,oltre all’impegno che ci unisce da anni nell’inviare delegazioni ai processi che subiscono a causa delle loro difese, abbiamo sostenuto la solidarietà coinvolgendo numerosi Consigli dell’Ordine degli avvocati Italiani ad esprimere la solidarietà con tutti gli avvocati detenuti in Turchia e, in particolare, con quelli che sono in sciopero della fame per chiedere giusti processi per i loro assistiti, come i difensori del Grup Yorum, Ebru Timtik e Aytac Unsal.

Molti Consigli dell’Ordine degli Avvocati hanno accolto la nostra proposta ed hanno inviato appelli al Governo turco per la liberazione degli attivisti per i diritti umani.

Intervista pubblicata su Yeni Ozgur Politica

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