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Opinioni e analisi

L’attacco a Zînê Wertê e il piano di occupazione per Qendîl

Non è un mistero che la Turchia ha dichiarato un suo bersaglio Qendîl, la zona della guerriglia nel Kurdistan del sud. Gli ultimi sviluppi intorno a Zînê Wertê si potrebbero considerare un’aspirazione a potare il piano di occupazione su un livello nuovo.

Anche se a causa dell’attuale pandemia da coronavirus non trovano grande attenzione nei media, le operazioni militari della Turchia in Kurdistan continuano senza sosta. Gli attacchi aerei turchi e l’impiego di droni da ricognizione in Kurdistan del sud (Iraq del nord), attualmente si concentrano soprattutto sulla regione di Zînê Wertê nelle montagne di Qendîl. Alla fine di marzo il partito di governo KDP (Partito Democratico del Kurdistan) ha costruito a Zînê Wertê una postazione di peshmerga, anche se la zona fa parte della regione controllata dal PUK (Unione Patriottica del Kurdistan). Dalla postazione è possibile il controllo della zona della guerriglia nelle montagne di Qendîl.

Questa ultima escalation ancora in corso nella regione citata è solo un anello di un’intera catena di eventi nella guerra che infuria in Kurdistan del sud. Una guerra „tollerata“ dall’occidente e „dimenticata“ dall’opinione pubblica internazionale. Le regole generali del diritto internazionale non valgono in Kurdistan del sud e in Iraq. A ormai quasi 20 anni dall’intervento USA, l’Iraq di fatto può essere considerato uno Stato fallito. La Turchia e l’Iran, come Paesi confinanti hanno sfruttato la distruzione e il caos in Iraq a loro vantaggio. L’Iran a Baghdad con l’aiuto delle sue relazioni con le forze sciite interviene nella politica, mentre la Turchia fa valere la sua influenza in Iraq per mezzo delle sue relazioni con i turkmeni a Kirkuk e Tuzhurmatu, così come con le tribù arabo-sunnite. La regione curda nel nord dell’Iraq in questo viene usata dalla Turchia come retroterra. Come potenza coloniale di fatto, fondamentalmente si è appropriata dell’economia del Kurdistan del sud e ricorrendo all’aiuto del KPD, ha costantemente sviluppato la propria posizione. Mentre il KDP nella sua zona influenza, e soprattutto nella sua capitale Hewlêr (Erbil), non permette alcun tipo di opposizione, lascia libertà di agire ai servizi segreti turchi MIT nelle loro attività contro il movimento di liberazione curdo. Questa politica della Turchia viene sostenuta dagli USA, che con questo vogliono impedire che si rafforzi una linea democratica e indipendente rispetto al KDP collaborante.

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Due linee in Kurdistan del sud

Ci sono due linee politiche in Kurdistan del sud. Una è la linea dello sfruttamento capitalista rappresentata dal KDP. Qui gli interessi del clan famigliare vengono messi davanti alle esigenze democratiche e sociali. L’altra linea è quella che sostiene la libertà e la democrazia e che rafforza la società in questa lotta. Lo scontro avviene tra queste due linee. Che una sia costantemente sostenuta mentre l’altra vive repressione, è una costante dell’ordine e della politica degli Stati-nazione. Proprio per questo il KDP dispone di relazioni internazionali.

Che la Turchia in passato abbia rilasciato passaporti diplomatici per rappresentanti del KDP e li abbia portati a Washington, è motivato dall’intenzione di aprire le risorse naturali del Kurdistan al capitale internazionale. Negli anni ‘90 a Mesûd Barzanî e Celal Talabanî furono rilasciati passaporti turchi perché potessero fare viaggi internazionali. Sulla base di queste relazioni, le forze del KDP e del PUK in Kurdistan del sud furono schierate militarmente contro il PKK. Anche se a fronte delle proteste della società curda negli ultimi anni non si sono verificati scontri militari, questo non vuol dire che un pericolo del genere sia bandito per sempre. Ma a parte l’aggressione militare, la collaborazione politica e economica del KDP con la Turchia vive il suo apice.

Che la Turchia e gli USA intrattengano relazioni strette con KDP, e allo stesso tempo dichiarino nemico il PKK, quindi non sorprende particolarmente. Perché il PKK si posiziona in modo contrario alla loro presenza e attività. Per questo la rimozione del fattore di disturbo per la Turchia e gli USA, è la giustificazione della loro presenza sul posto.

Qendîl e il movimento di liberazione curdo come obiettivo di attacco

Gli eventi nella scorsa settimana ora indicano una nuova escalation in Kurdistan del sud. Mercoledì in un attacco aereo a Zînê Wertê sono caduti tre combattenti della guerriglia del PKK. L’unità in precedenza si era recata nel campo appena costruito dei peshmerga del KDP per invitarli a lasciare , Zînê Wertê perché la loro presenza lì non era giusta. Successivamente il gruppo della guerriglia ha lasciato il campo e si è acquartierato in una località vicina. Un giorno dopo l’aviazione turca ha bombardato l’accampamento e ucciso i tre combattenti. L’attacco aereo è stato palesemente il risultato di una delazione: l’informazione sulla posizione del gruppo è stata trasmessa dal campo del KDP. Più o meno contemporaneamente tre civili sono state uccise in un attacco aereo turco al campo profughi Mexmûr.

Già giorni prima il KDP aveva iniziato a radunare forze militari a Zînê Wertê. La zona si trova nel Wadi (valle) Şawrê e dista circa 35 chilometri dalla località Ranya. La via di collegamento tra Çoman e Ranya passa attraverso questa zona, una gola tra le montagne di Qendîl e Karox. Con questi si tratta di una zona di importanza stategico-militare. Da qui si possono facilmente controllare i Wadi Şawrê e Zergele a Qendîl. Il PKK in passato ha permesso movimenti di KDP e PUK e ha reso possibile l’utilizzo della regione da parte della popolazione. Anche la presenza di una piccola unità di peshmerga del PUK è stata permessa. Circa quattro settimane fa tuttavia il KDP ha trasferito il suo 7° battaglione Çoman a Zînê Wertê. Questo passo è stato motivato con la pandemia da coronavirus. Con l’uccisione dei tre combattenti della guerriglia e il contestuale concentramento di truppe del KDP, così come con la presenza di cacciabombardieri e droni dell’esercito turco tuttavia si palesa la vera intenzione dietro a questo passo.

L’Unione delle Comunità del Kurdistan (KCK) il 17 aprile si è pronunciata sugli eventi nella zona di Zînê Wertê: „Senza il sostegno del KDP lo Stato turco non può attaccare Qendîl. Se non ci fosse un piano di attacco e occupazione per Qendîl, una presenza del KDP a Zînê Wertê non sarebbe degna di nota.“ Detta zona non ha alcun significato strategico-militare per il KDP. Dal 1991 fino al marzo di quest’anno era considerata una delle zone più sicure del Kurdistan del sud. Non c’era alcun tipo di conflitto militare o politico. Nell’anno 2000 la zona è andata sotto il controllo della guerriglia.

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Unico attore in vantaggio: la Turchia

C’è un solo attore che da questa situazione trae un chiaro vantaggio militare: lo Stato turco. È un segreto aperto che la Turchia ha da sempre dichiarato suo bersaglio la regione di Qendîl. Dato che la regione però non si trova nelle immediate vicinanze del confine turco, un’offensiva di terra della sola Turchia non è promettente. Finora ci sono stati regolarmente attacchi aerei alla regione, così come attività di intelligence. Gli ultimi sviluppi intorno a Zînê Wertê in questo senso possono essere considerati l’aspirazione a elevare gli attacchi a Qendîl su un livello nuovo. La regione ha un valore strategico dato che le postazioni del PKK si trovano nelle vicinanze. La regione rappresenta il fronte occidentale della regione di Qendîl. Il fronte orientale della regione è il confine con l’Iran. Il piano di Ankara è di chiudere con il sostegno del KDP il fronte occidentale della regione di Qendîl alle forze del PKK e di posizionarsi lì in punti strategici. Con l’aiuto del KDP, la Turchia con questo potrà essere attiva anche da terra. Se Zînê Wertê dovesse andare sotto il controllo del KDP, questo quindi significa che il KDP così mette automaticamente sotto il proprio controllo il fronte occidentale della regione di Qendîl – e che Ankara può sfruttare [questa situazione].

Il KDP spiana la strada all’esercito turco nella lotta contro il movimento di liberazione curdo non solo nelle regioni di montagna, ma anche nell’intera zona autonoma curda. Alle complessive 23 postazioni militari turche in Kurdistan del sud, di recente se ne sono aggiunte altre cinque. Con queste postazioni militari vengono spiate le linee di movimento della guerriglia del PKK. Già nel maggio 2019 Cemil Bayik, co-Presidente del Consiglio Esecutivo della KCK, in un’intervista a ANF ha reso chiaro che i droni da ricognizione turchi che individuano e assassinano la guerriglia curda non partono dalla Turchia, ma dal Kurdistan del sud: „È evidente che allo Stato turco viene offerta un’opportunità. I droni da ricognizione che uccidono i nostri amici, partono dal Kurdistan del sud. Se il governo del Kurdistan del sud non offre alla Turchia questa opportunità, allora lo dichiari pubblicamente alla società curda. Noi ci aspettiamo una risposta in merito e non l’abbiamo ancora ricevuta“.

Una reazione del KDP continua a mancare, inoltre il partito di governo del Kurdistan del sud con l’assedio delle montagne di Qendîl fa perfino un rilancio. La Turchia in questo contesto persegue due obiettivi. Da un lato vuole provocare una guerra tra curdi. Fomentare conflitti tra movimenti politici curdi è un metodo fondamentale dello Stato turco nel combattere il movimento di liberazione curdo. Si intende provocare un conflitto armato tra il KDP e il PKK. Dall’altro lato si tratta di una manovra strategico-militare per occupare la zona di sicurezza più importante del PKK.

Il PKK ha ormai da tempo esposto il suo attaccamento alla legittima autodifesa. In una dichiarazione è stato detto: „Noi speriamo che l’attuale tensione trovi una conclusione positiva e che non se ne sviluppi una situazione che dia gioia ai nemici dei curdi. È il nostro desiderio più grande che la morte dei combattenti della guerriglia non offra occasione per conflitti armati, ma volga in senso positivo.“

di ALİ ÇİÇEK*

*Ali Çiçek è collaboratore di Civaka Azad – Kurdisches Zentrum für Öffentlichkeitsarbeit e.V. con sede a Berlino

Fonte: ANF

 

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