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„La rivolta di Gezi era parte della democrazia“

L‘iniziativa Taksim definisce il processo a Istanbul sulla rivolta di Gezi una mancanza di rispetto nei confronti di milioni di persone che sette anni fa si sono impegnate per la democrazia. Gli imputati rischiano pene detentive di molti anni.

L‘iniziativa „Soldarietà Taksim“ in una conferenza stampa sul processo Gezi a Istanbul ha difeso la rivolta dell’anno 2013 e l’ha definita „parte della democrazia“. Alla conferenza stampa nella sede dell’ordine degli ingegneri e architetti (TMMOB) insieme agli imputati non detenuti del processo Gezi, hanno preso parte i deputati HDP Musa Piroğlu e Nuri Günay come co-Presidente delle case del popolo.

L’ingegnera Mücella Yapıcı che nel processo rischia l’ergastolo, ha letto una dichiarazione comune e ha detto che la rivolta di Gezi a dato speranza nell’uguaglianza, nella libertà e nella giustizia: „Gezi è stata una parte delle democrazia“. Ha definito l’atto di accusa „una mancanza di rispetto nei confronti della volontà e della ragione di milioni di persone che hanno partecipato a Gezi e che si sono impegnate per il proprio destino“. Nel processo sarebbe leso il diritto a un procedimento equo. „Se si cercano colpevoli, andrebbero cercati nel contesto della morte di Berkin Elvan, Ethem Sarısülük, Abdullah Cömert, Ali İsmail Korkmaz, Mehmet Ayvalıtaş, Medeni Yıldırım, Hasan Ferit Gedik e Ahmet Atakan. Nel processo neanche compaiono i loro nomi. Glielo dobbiamo di difendere Gezi fino all’ultimo.”

Il procuratore generale di Istanbul ha chiesto la pena dell’ergastolo per Mücella Yapıcı, per l’attivista per i diritti civili turco e magnate della cultura Kavala e l’ingegnere Yiğit Aksakoğlu. Altri sei imputati rischiano venti anni di carcere. La prossima udienza è fissata per il 18 febbraio.

Le proteste di Gezi

Le proteste di Gezi iniziarono nel maggio 2013 contro un progetto edilizio nell’area del parco Gezi nelle immediate vicinanze della piazza Taksim. Le proteste locali si allargarono rapidamente a un movimento di resistenza a livello nazionale contro la politica autoritaria dell’allora Presidente del Consiglio dei Ministri e attuale Presidente dello Stato Recep Tayyip Erdoğan dopo che la polizia era intervenuta contro l’iniziativa civica e attivist* ambientalist* solidali. Alla fine il movimento viene abbattuto sanguinosamente – morirono undici persone, migliaia rimasero ferite.

Fonte: ANF

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