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Opinioni e analisi

Paura del sistema sociale democratico, ecologico e basato sulla liberazione di genere

Il contesto geopolitico dell’occupazione turca della Siria del nordLa fase della guerra di occupazione turca a Cerablus, Azaz, Efrîn e più tardi in tutto il Rojava, è iniziata sostanzialmente il 19 dicembre 2018, nel giorno in cui il Presidente USA Donald Trump ha annunciato il ritiro dalla Siria. In seguito a questa dichiarazione non discussa con il responsabili USA sul posto, l’incaricato speciale USA per la coalizione internazionale contro la milizia terroristica »Stato Islamico« (IS), Brett McGurk, diede le dimissioni. Al suo posto fu messo l’ex ambasciatore USA a Ankara, James Jeffrey. Jeffrey con le sue dichiarazioni e decisioni fin dal primo giorno ha seguito una linea completamente diversa da quella di Brett McGurk, sulla Siria del nord e il Rojava, dando sostegno all’aggressiva politica di occupazione della Turchia.

Ne è l’espressione più chiara il piano della »zona di sicurezza«, interamente un’idea di James Jeffrey. Arrivò a Ankara il 22 luglio 2019 con una delegazione per una visita di tre giorni in cui discusse con i rappresentanti turchi per la sicurezza il tema della zona di sicurezza in Siria del nord. In parallelo a questo condusse anche colloqui con i curdi in Siria e incontrò il comandante delle Forze Democratiche della Siria (FDS) e delle forze di autodifesa delle YPG.

Nell’ambito di questi colloqui, all’inizio di agosto fu deciso di sviluppare un meccanismo di sicurezza comune per costruire una »zona sicura«. Furono presi accordi in base ai quali cinque chilometri oltre il confine turco misure di difesa come postazioni, canali, barricate e tunnel dovevano essere distrutte e le armi pesanti presenti sul posto dovevano essere ritirate. In conformità con questo, postazioni e sistemi di sicurezza furono abbattuti con macchine edili, FDS e YPG ritirarono le loro armi pesanti da Serê Kaniyê (Ras al-Ain) e Girê Spî (Tall Abyad). Nell’ambito di questo meccanismo la Turchia e gli USA intrapresero voli di pattugliamento nel nord della Siria sotto controllo curdo, e sul terreno ci furono pattugliamenti comuni lungo il confine.

Alla riunione generale delle Nazioni Unite del 24 settembre il Presidente turco Tayyip Erdoğan tenne un discorso nel quale espose apertamente i suoi piani di pulizia etnica, che secondo l’ONU è considerata crimine di guerra, e illustrò il suo piano di occupazione del Rojava con l’aiuto di una mappa della Siria.

Erdoğan spiegò che i preparativi per la zona di sicurezza sarebbero stati eseguiti insieme agli USA e spiegò: »A est dell’Eufrate possiamo istituire una zona sicura. Lì possiamo insediare profughi. Possiamo riportare tre milioni di siriani nella loro patria.« Questo atteggiamento sfacciato e presuntuoso di Erdoğan, che parlava dell’occupazione della Siria allo scopo di allargare i confini turchi come se si trattasse della cosa più naturale al mondo, non trovò una reazione seria nell’Assemblea Generale dell’ONU e [questo] è entrato nella storia come posizione vergognosa.

Il 13 ottobre 2019 il Presidente USA Trump dichiarò a FoxNews: »I turchi e i curdi si fanno la guerra da secoli, continuassero pure. I curdi non hanno niente da opporre agli attacchi aerei della Turchia e si devono ritirare dal confine. È arrivato il tempo del nostro rientro. Noi lasceremo la Siria.«

“Accordo di tregua” singolare

Questa fu la decisione di mettere fine alla coalizione contro IS nella regione guidata dagli USA dal 2014. In questo modo gli USA hanno fatto finta di non sentire la minaccia pronunciata da mesi da Erdoğan e dagli altri rappresentanti turchi nei confronti del Rojava e spianato la strada all’attacco. Così un giorno prima dell’attacco ritirarono i loro soldati da Serê Kaniyê e Girê Spî e misero di fatto fine alla collaborazione con le FDS.

L’»accordo di tregua« stipulato tra gli USA e la Turchia il 16 ottobre 2019 qui è unico nella storia. Appare come un ridicolo trucco da prestigiatore che due Stati che non sono guerra tra loro e si trovano sia nello stesso campo sia sono partner nella NATO, facciano un »accodo di tregua«.

Gli USA, che hanno permesso l’occupazione turca, nell’ambito dell’incontro con i rappresentanti dello Stato turco a Ankara pubblicarono un testo nel quale in 13 punti viene legittimata l’ »occupazione«. Dopo l’incontro, Trump dichiarò che curdi dovevano essere rimossi dai loro territori e portati a Deira Zor: »La tregua procede bene. È ora che i curdi vadano nei territori del petrolio. Vanno in zone nuove. Il petrolio è al sicuro.«

»Accordo di tregua« è allo stesso tempo un contratto di pace con i gruppi jihadisti

Questo accordo legittima l’occupazione del Rojava da parte della Turchia e di IS. Stabilisce l’occupazione turca su terra siriana e prevede che i curdi vengano scacciati dalla regione lungo il confine turco-siriano per una profondità di 35 chilometri. L’ »accordo« sulla tregua stipulato tra gli USA e la Turchia non prevede alcun impegno per entrambi. Non è l’occupante a essere invitato a ritirarsi, ma la società il cui territorio viene occupato insieme alle sue forze di autodifesa vengono costrette a ritirarsi.

L’ »accordo di tregua« concordato tra le due parti è allo stesso tempo un contratto di pace con i gruppi jihadisti che in precedenza erano stati dichiarati terroristi dagli USA. Perché secondo l’accordo, i curdi si ritirano a 35 km dal confine e lì si intende insediare membri dei gruppi jihadisti e loro famigliari.

L’ »accordo« di dieci punti approvato il 22 ottobre 2019 a Sochi dopo l’incontro tra Putin e Erdoğan ha confermato l’»accordo di tregua«. La Russia, secondo le richieste turche dichiarò che i curdi dovevano ritrarsi a 35 chilometri dal confine e che l’occupazione in Rojava a e in Siria del nord da parte dello Stato turco e dei gruppi in precedenza dichiarati terroristi veniva appoggiata.

L’accordo di Sochi firmato in Russia non ha attribuito la responsabilità per la protezione dell’unità territoriale e la sovranità politica della Siria all’esercito siriano, ma all’ »Esercito Nazionale Siriano« (ENS) che è composto da gruppi dipendenti dalla Turchia. Con questo la Russia ha confermato la legittimità dell’»esercito« denominato esercito nazionale della Siria che consiste di gruppi di Al-Qaida, Al-Nusra, Ahrar al-Sham e IS.

Riassumendo è da notare: lo Stato turco insieme ai suoi alleati jihadisti ha occupato il Rojava con approvazione e sostegno della Russia e degli USA. Gli USA hanno ritirato i loro soldati e smantellato le loro postazioni. I curdi quindi hanno stipulato un accordo con la Siria e con la Russia sulla difesa comune dei confini. Ma la Siria non ha inviato i suoi soldati al confine e ha aspettato la realizzazione dell’occupazione.

Nell’ambito degli attacchi della Turchia, gli USA e la Russia hanno aperto lo spazio aereo siriano per i droni armati e aerei da combattimento turchi e con questo messo fine alla superiorità delle FDS e YPG/YPJ nei confronti dell’esercito turco sul terreno. In questo modo l’esercito turco e i suoi alleati jihadisti hanno avuto la possibilità di avanzare con l’aiuto di attacchi aerei.

ONU, USA e Russia sembrano essersi accordati sul fatto di consegnare alla Turchia una possibile »zona di sicurezza« sul confine. Le visite di Erdoğan il 22 ottobre in Russia e il 13 novembre negli USA, perseguivano l’obiettivo di allagare questi piani di occupazione.

Alleanza strategica per la distruzione dell’Amministrazione Autonoma in Rojava

L’occupazione della Turchia, prima a Cerablus e Azaz, Efrîn e ora a Girê Spî e Serê Kaniyê non si è verificata nonostante gli USA e la Russia, ma grazie alla loro approvazione e al loro sostegno. Così è stato diviso il collegamento tra i cantoni di Efrîn, Kobanê e Cizîrê e il sistema di amministrazione democratica costruito in Rojava, fisicamente e di fatto è stato lacerato.

Gli USA, la Russia, la Turchia e la Siria, sul tema della distruzione dell’Amministrazione Autonoma in Rojava fin dall’inizio sono in un’alleanza strategica. La rinnovata integrazione della Turchia in Siria da parte degli USA e della Russia è collegata a questo.

Durante la redazione di queste righe, il 3 e 4 dicembre si è svolto il vertice NATO a Londra. La Turchia aveva dichiarato preventivamente di voler bloccare il piano di difesa del Baltico previsto dalla NATO a fronte del pericolo della Russia. La Turchia mirava a sfruttare le differenze interne alla NATO prima della discussione sul piano di difesa del Baltico per far mutare l’occupazione in Siria del nord in una comune »occupazione NATO«. Rappresentanti statali turchi dichiararono che la prevista difesa NATO per il Baltico e la Polonia doveva essere garantita anche per la Turchia, che il piano sul Baltico a fronte dei pericoli sul confine siriano, non sarebbe stato accettato se le YPG non fossero state inserite nella lista delle organizzazioni terroristiche. Se la Turchia impone questo modo di vedere e la NATO in una discussione comune inserisce PYD e YPG nella lista delle organizzazioni terroristiche, l’occupazione in Rojava e in Siria del nord conquisterà legittimazione come operazione NATO. Alla Turchia in questo modo viene garantito di poter restare come partner della NATO nei territori occupati.

»PKK più pericoloso di IS«

Il progetto della pulizia etnica e dell’espulsione dei curdi viene realizzato passo per passo. Ma anche la lotta a questo da parte dei curdi e dei popoli della Siria del nord continua. La base per queste relazioni e alleanze molto complicate, flessibili e difficilmente comprensibili costituisce la contraddizione antagonista e il conflitto tra la modernità capitalista e quella democratica.

ONU, USA e Russia sono preoccupate che un sistema sociale democratico, ecologico e basato sulla liberazione di genere – un progetto del precursore curdo Öcalan e sostenuto dal PKK – in una regione come il Medio Oriente possa espandersi ulteriormente come esempio vivente e come alternativa al sistema esistente. L’affermazione di Trump, che qui coltiva relazioni dirette con le FDS, YPG e YPJ, che il PKK sia »più pericoloso di IS«, è espressione di questa paura. Così le FDS, YPG e YPJ vengono apertamente riconosciute come alleati della coalizione, non però il Consiglio Democratico della Siria (CDS) e i consigli dei cantoni e il Partito dell’Unione Democratica (PYD) come volontà politica.

È una posizione comune di ONU, USA e Russia, che nell’ambito dei negoziati per una soluzione in Siria nessun rappresentante politico dell’Amministrazione Autonoma democratica sia stato inviato alla settima tornata dei colloqui di pace di Ginevra e nella Commissione per la Costituzione della Siria. Questo atteggiamento dimostra la guerra strategica e profonda tra modernità capitalista e modernità democratica.

di Ferda Cetin

Kurdistan Report 207 | gennaio/febbraio 2020

 

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