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Kurdistan

Le acque raggiungono Hasankeyf

Chiusa la diga: città nelle rocce antica di 12.000 anni in Turchia orientale rischia la distruzione. Curdi vengono scacciatiL’inondazione della storica città nelle rocce di Hasankeyf attraverso l’accumulo del Tigri nel sudest curdo della Turchia è iniziata. Lo ha fatto sapere martedì con un appello urgente al pubblico il Coordinamento Hasankeyf i cui sono riunite nel quale numerose iniziative della società civile dalla Turchia e dall’estero per il salvataggio della città antica di 12.000 con i suoi monumenti unici da 20 civiltà orientali e occidentali.

La costruzione della diga di Ilisu, rifiutata dalla popolazione locale ma protetta da migliaia di soldati e guardiani di villaggio paramilitari, era stata completata in primavera. Con l’accumulo del Tirgri nell’ambito del progetto »Progetto Anatolia del Sud« (GAP) portato avanti fin dagli anni ‘70, dovrà nascere un lago artificiale grande 312 chilometri quadrati nel quale, oltre a Hasankeyf, spariranno anche 199 villaggi. Oltre 80.000 persone così perdono le loro case e la loro base vitale economica soprattutto agricola, vengono cacciate dai loro villaggi senza risarcimenti e prospettive di lavoro.

E non si tratta in danno collaterale nell’ambito del progetto GAP, di cui a livello ufficiale si sostiene che serva allo »sviluppo« della regione finora sottosviluppata, ma di un fatto intenzionale nell’ambito di piani antisommossa. Perché la regione è una roccaforte del movimento di liberazione curdo. Il Partito dei Lavoratori del Kurdistan PKK attivo in clandestinità, così il partito legale di sinistra HDP, qui hanno molto seguito. Perché la guerriglia non possa più muoversi secondo il detto maoista »nel popolo come un pesce nell’acqua«, lo Stato punta sull’espulsione della popolazione attraverso l’acqua. Come arma, l’acqua serve anche per il ricatto politico nei confronti del Paese vicino Iraq, la cui agricoltura attraverso l’accumulo del Tigri che funga da arteria vitale della regione, è minacciata dalla siccità.

Poco prima che il flusso raggiungesse Hasankeyf, nelle ultime settimane vi lavoratori edili hanno abbattuto il locale bazar. Diversi monumenti storici sono stati trasferiti dalla ditta olandese Bresser con una tecnica speciale in un parco archeologico, che i critici definiscono una »Disneyland archeologica«, su una riva del Tigri situata più in alto. Da ultimo alla metà dicembre su un enorme rimorchio è stata portata via una moschea antica di 600 anni – con l’edificio smembrato in quattro pezzi drappeggiato di bandiere turche come un bottino di guerra.

Non possono invece essere spostati i pilastri di un ponte costruito direttamente fin dentro le rocce, e 5.500 caverne anticamente abitate. Anche centinaia di siti archeologici non ancora scoperti che possono fornire informazioni sulla rivoluzione neolitica, secondo il volere del governo turco dovranno sparire nelle acque del Tigri per la centrale idroelettrica pianificata per un funzionamento della durata esatta di cinquant’anni.

A fronte delle proteste che durano da anni, culminate in diverse giornate di azione internazionali, il governo turco aveva sostenuto che la chiusura delle paratie disposta nel luglio 2019, fosse un allagamento di prova. Di conseguenza gli abitanti della valle del Tigri non è stata avvisata, riferisce il Coordinamento Hasankeyf. In particolare nella provincia di Siirt numerose persone sono state costrette a fuggire dai loro villaggi a fronte delle acque in rapida crescita, abbandonando parte dei loro averi. Gli abitanti di Hasankeyf da agosto sono stati reinsediati in una nuova città costruita sull’altro lato del fiume. Ma solo a quelli che a Hasankeyf erano proprietari di una casa, viene concesso il diritto a una nuova casa per l’acquisto per la quale tuttavia il risarcimento erogato dallo Stato è di gran lunga insufficiente. 40 famiglie vivono tuttora nella loro città di origine perché non hanno ricevuto una nuova abitazione e non sanno dove portare il loro bestiame.

»Nonostante la distruzione della valle del Tigri possiamo ancora fermare la catastrofe«, afferma comunque combattivo il Coordinamento Hasankeyf. »Il governo deve essere esortato a mettere fine all’allagamento della diga di Ilisu.«

di Nick Brauns

da junge Welt

https://www.jungewelt.de/artikel/370201.t%C3%BCrkei-kurdistan-flut-erreicht-hasankeyf.html

 

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