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Interviste

Colloquio con un combattente del Battaglione Internazionalista per la Libertà

Intervista con un combattente dell’IFB- Si presenti e ci dica in quale situazione si trova al momento di questa intervista.

Sono un combattente internazionalista membro della TIKKO. TIKKO, come le altre organizzazioni che compongono l’IFB, ha partecipato attivamente alla difesa di Serekaniye. Ci siamo ritirati da Serekaniye dopo 12 giorni di scontro in direzione di Til Tamir e Haseke ormai da qualche giorno. La guerra continua, le operazioni della Turchia e dei burattini islamisti dell’ESL continua vicino al villaggio di Menajir e cercano di avvicinarsi per prendere il controllo di tutto il territorio che divide Serekaniye da Til Tamir. Al momento ci stiamo impegnando nella difesa di Menajir e Til Tamir.

– Venite da Serekaniye, che importanza ha questa città per l’equilibrio del conflitto?

Serekaniye è una città importante per la storia della rivoluzione nel Rojava, nel 2012-2013 il popolo respinse gli attacchi dell’ESL e di Al-Nusra e in seguito il popolo della città ha sempre difeso la rivoluzione, Serekaniye è un pilastro della rivoluzione e Erdogan ne è a conoscenza, è per questo motivo che lotta per conquistarla. Oltretutto la sua posizione geografica è ottimale per la politica di espansione turca e sapevamo che in caso d’invasione Serekaniye sarebbe stata una delle prime città bersaglio.

– Quanto accaduto ad Afrin ha importanza per un’analisi a lungo termine? Che vuol dire ritirarsi per i combattenti?

Afrin ci ha ricordato il principio rivoluzionario secondo il quale in guerra bisogna considerare le proprie forze come primarie e quelle alleate (in tal caso le forze imperialiste di Russia e USA) come secondarie e instabili. Seguendo tale principio, dopo la caduta di Afrin, la difesa delle città alla frontiera è iniziata immediatamente (costruzioni di tunnel, protezione,…). Sapevamo di non poter fidarci degli imperialisti, Afrin è stato il primo esempio, questo nuovo periodo di occupazione ne è il secondo.

– Gli internazionalisti hanno portato avanti una lotta importante, che significa questo per l’IFB?

La situazione del movimento internazionalista è stata abbastanza eterogenea quest’ultimo anno, gli imperialisti sono stati costantemente infastiditi dalla nostra presenza e hanno fatto pressione al PYD per interrompere le relazioni col nostro lavoro. Con l’inizio della guerra tutte queste problematiche legate alla diplomazia si sono interrotte e le forze rivoluzionarie si sono unite nuovamente. L’IFB ha preso parte attiva alla difesa di Serekaniye e continua ad essere presente al fronte nella regione di Til Tamir. Finché ci saranno aggressioni da parte delle forze reazionarie nei confronti dei popoli della regione l’IFB continuerà ad esserci e a battersi.

– Qual è la vostra analisi a proposito dell’avvenire di questa guerra?

È veramente difficile predire l’avvenire in un conflitto. L’accordo tra Russia e Turchia per ritirarsi di 32 Km sembra esser stato accettato come ha dichiarato Mazlum Kobane. Anche se ciò sembra negativo, questo non annuncia la fine della rivoluzione, in quanto il progetto democratico non si sta sviluppando esclusivamente in Rojava ma in tutto il territorio controllato dalle FDS.

Il principale aspetto sul quale occorrerà concentrarsi nel futuro è l’organizzazione della popolazione. Se ad oggi non abbiamo saputo difendere Serekaniye e Gire Spi non è dovuto esclusivamente alla nostra debolezza militare. In guerra il fattore umano è fondamentale, se il popolo, nella grande maggioranza, fosse stato veramente con noi, non sarebbe stato possibile batterci, finché le forze rivoluzionarie avranno il sostegno del popolo, saranno imbattibili, l’esempio concreto è nel Kurdistan della Turchia, vediamo il PKK che si batte da più di 35 anni e malgrado i soprusi delle forze armate, continua a rinforzarsi, o la guerriglia della TIKKO che resta in piedi da 45 anni.

– Che desidera comunicare al movimento di solidarietà internazionale?

Nella guerra ci sono sempre degli alti e bassi. Mi ricordo di Serekaniye dopo 7-8 giorni di combattimento quando il mio morale non era più come all’inizio, la violenza della guerra, la fatica, l’isolamento… Ma ho avuto l’occasione di stare in contatto con dei compagni che erano di ritorno dal fronte e ci hanno informato che nel mondo intero si erano organizzate azioni di solidarietà e di sostegno nei confronti della nostra resistenza, può sembrare ridicolo ma, venire a sapere tutto questo, ci ha dato la forza per continuare a combattere. Al di là di questo aneddoto, da un punto di vista più oggettivo, la rivoluzione è internazionale. La rivoluzione in Rojava non potrà compiersi se resta isolata, come il Vietnam non avrebbe potuto vincere gli USA se il popolo americano non avesse fatto pressione contro la guerra. Se i popoli del mondo e in particolare d’Europa non si mobilitassero per impedire l’esportazione di armi da parte di Stati Uniti, Francia, Germania, Italia ecc; di collaborare con la Turchia o di collocare militari nella regione per difendere le loro parti di petrolio, la guerra non cesserebbe. I popoli della regione vogliono solamente vivere in pace e poter assicurare un futuro sereno ai loro figli. I popoli scrivono la storia, ma all’epoca dell’imperialismo, la storia dei popoli si mescola e il futuro di questa regione della terra non determinerà solamente la vita della popolazione locale. È per questo che chiamiamo tutti i rivoluzionari del mondo a organizzare la solidarietà con i popoli della regione e a fare pressione contro i propri stati affinché arrestino la loro complicità omicida con lo stato fascista turco, principale responsabile di tutti i mali della regione.

Fonte: TKP-ML

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