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Interviste

I curdi accusano Erdogan: “Contro il nostro popolo armi chimiche e crimini di guerra”

Parla Yilmaz Orkhan, dell’Ufficio Informazioni del Kurdistan in Italia. «A noi risultano siano stati uccisi 18 bambini, 235 adulti più tantissimi della Forza di democratizzazione.

«L’Onu o la Nato creino una no-fly zone e, se non è possibile, portino i caschi blu nelle zone in Siria occupate dalla Turchia». Lo invoca Yilmaz Orkhan, membro dell’Ufficio Informazioni del Kurdistan in Italia – Uiki, organismo che tramite il suo sito web chiede, tra l’altro, libertà per il leader del Pkk Abdullah Öcalan.

Qual è la situazione per i curdi al 22 ottobre?

Il 9 ottobre la Turchia ha iniziato ad attaccare, il 18 tramite i mediatori americani ha accettato il cessate il fuoco. Con il cessate il fuoco le forze turche dovevano ritirarsi dalla Siria. La Forza di democratizzazione della Siria, che include curdi, arabi e altri popoli, ha riferito che gli attacchi continuano sia come esercito turco e sia come gruppi che si muovono con la Turchia tra cui jihadisti portati da città come Afrin.

Il bilancio?

Fino a ora il bilancio dato a noi è 18 bambini morti, quasi 235 adulti uccisi, 677 feriti, e parlo di civili. Però sappiamo che tantissimi militanti della Forza di democratizzazione siriana sono stati uccisi, specialmente negli ultimi tre quattro giorni. Tra ieri e oggi ne hanno uccisi 35. Tantissimi cittadini sono sfollati, non possono vivere nelle loro case, villaggi e città, sono scappati dall’esercito turco o dai miliziani e devono lasciare la Siria.

A vostro giudizio cosa dovrebbero fare l’Italia e l’Europa adesso?

Abbiamo chiesto specialmente due cose. La prima: come Nato o come Onu devono creare no-fly zone o, se non è possibile, portare lì i caschi blu dell’Onu per rendere sicure queste zone sia nella parte turca che in quella curda. Altrimenti la volontà dei turchi è attaccare usando l’argomento che accusano i curdi di terrorismo. La seconda cosa: il primo giorno abbiamo chiesto che non siano vendute armi alla Turchia. La Comunità europea doveva prendere una posizione unica però alcuni paesi come l’Ungheria e la Bulgaria hanno frenato, per cui l’Ue non poteva decidere. È positivo che la Banca centrale europea abbia fermato totalmente i crediti concessi alla Turchia ma per fermarla l’Ue e l’Italia devono fare di più altrimenti non si fermerà mai. Sono state usati il fosforo e armi chimiche, sono azioni contro i diritti dell’umanità. Speriamo sia l’Italia sia la coalizione prendano posizione contro gli attacchi turchi per una soluzione diplomatica fondata sul dialogo e pacifica.

 

globalist

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