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Pisa: Mozione di condanna aggressione militare Turca al popolo curdo nel nord della Siria

Di seguito la mozione presentata al consiglio comunale di Pisa dal consigliere di Diritti in comune (Una città in comune – Rifondazione Comunista – Possibile)

Mozione sulla necessaria e dura condanna dell’aggressione militare turca, le iniziative per fermare la guerra e la solidarietà al popolo curdo sotto attacco nella Siria settentrionale”

Considerato l’avvio dell’offensiva militare da parte del Governo della Turchia nel nord della Siria contro la popolazione curda, in patente violazione del diritto internazionale.

Considerato che l’operazione di guerra ha, come obiettivo dichiarato, l’eliminazione della presenza curda dalla regione della Siria settentrionale, creando un’ampissima zona cuscinetto collocata in territorio siriano e che comprende anche le aree strategiche intorno a Ras al-Ain e Tal Abyad, dove poter poi trasferire 3,5 milioni di profughi siriani, trasformando così il nord della Siria da una regione curda in una abitata da arabi sunniti, legati alla Turchia per la loro stessa sopravvivenza;

Considerato che la porzione di territorio siriano che la Turchia intende invadere e conquistare lungo i circa 500 chilometri tra il fiume Eufrate e il confine iracheno ha una profondità di 32 chilometri, il che significa sottrarre ai curdi siriani dell’Amministrazione autonoma della Siria del Nord-Est, e nominalmente alla sovranità di Damasco, circa 15 mila chilometri quadrati, l’8% del territorio nazionale;

Ricordato che l’Alto commissariato Onu per il rifugiati (Unhcr), nel condannare l’attacco, ha rilevato che «l’escalation del conflitto nel nord della Siria minaccia di causare più sofferenza e nuovi sfollamenti nella regione con la maggiore crisi di sfollati al mondo. Decine di migliaia di civili si sono messi in marcia per sfuggire agli scontri e cercare un luogo sicuro»;

Ricordato che, secondo le Nazioni Unite, l’attacco turco alle postazioni curde nel nord-est della Siria ha costretto 130 mila persone a fuggire dalle proprie case, ma il numero potrebbe triplicare molto presto: “ci stiamo addentrando in uno scenario in cui potrebbero esserci fino a 400 mila sfollati all’interno della Siria e nelle aree colpite», ha dichiarato Jens Laerke, portavoce dell’ufficio Onu per il coordinamento umanitario (Ocha);

Ricordate le parole della direttrice esecutiva dell’Unicef, Henrietta Fore: «l’Unicef è fortemente preoccupato per gli ultimi sviluppi nel nord-est della Siria. Esorto tutte le parti a proteggere i bambini e le infrastrutture civili da cui dipendono, conformemente ai diritti umani e al diritto umanitario internazionale. L’uso di armi esplosive nelle aree popolate provoca danni inaccettabili ai bambini. Un’escalation militare nel nord-est della Siria avrebbe conseguenze drammatiche sulla capacità degli attori umanitari di fornire assistenza e protezione a migliaia di bambini vulnerabili;

Ricordato che il Consiglio degli Affari esteri dell’Unione Europea, riunito in Lussemburgo il 14 ottobre, in una nota ufficiale “condanna l’azione militare della Turchia che mina gravemente la stabilità e la sicurezza dell’intera regione, causando un aumento della sofferenza dei civili” e “ostacolando gravemente l’accesso all’assistenza umanitaria”;

Ricordato che l’offensiva delle forze turche e dei miliziani filo-Ankara sta colpendo duramente la popolazione e che, a metà ottobre, si registrano almeno 60 vittime civili;

Ricordato che, mentre i bombardamenti dell’esercito turco e l’avanzata di terra procedono, i loro alleati jihadisti e le cellule dello Stato Islamico/Daesh attaccano alle spalle i combattenti curdi;

Ricordato che fra le vittime civili c’è anche Hevrin Khalaf, 35 anni, segretaria generale del Partito Futuro siriano, attivista per i diritti delle donne, che è stata fatta fatta scendere dall’auto su cui viaggiava e massacrata con colpi di mitragliatrice dalle milizie filo turche o da una delle cellule dell’Isis riattivatesi grazie all’offensiva turca;

Ricordato che i raid turchi sulla città siriana di Ras al-Ain hanno anche colpito un convoglio sul quale viaggiavano giornalisti stranieri e che ci sarebbero vari feriti e almeno un reporter morto;

Tenuto conto del fondamentale ruolo del popolo curdo, e in particolare delle Unità di Protezione Popolare YPG ed YPJ, nel contrasto all’Isis/Daesh, costato loro circa quindicimila morti;

Ricordato che sono stati molti gli internazionalisti unitisi alla resistenza curda in nome di ideali di giustizia, eguaglianza e libertà, sacrificando la propria vita per liberare la regione a Nord-Est della Siria dall’Isis, oggi di nuovo minacciata, e tra questi il nostro concittadino Lorenzo Orsetti Tekoer, che il Consiglio regionale della Toscana ha voluto insignire della sua più alta onorificenza, il Gonfalone d’Argento;

Ricordato come l’Unione delle Comunità del Kurdistan abbia dichiarato come “i popoli della Siria del nord hanno partecipato ad una coalizione fondata contro lo Stato Islamico e hanno svolto un ruolo determinante nella vittoria sugli islamisti. Non hanno lottato solo per se stessi, ma per l’intera umanità. Con questa lotta, il nordest della Siria è diventata territorio libero e democratico non solo per i kurdi, gli arabi e i suryoye (gli aramei o siriaci, quasi tutti cristiani ndr) ma per l’umanità intera. Così l’umanità intera ha una responsabilità politica e etica per la Siria del nord e dell’est. L’umanità si trova di fronte al dovere storico di mettersi dalla parte delle persone che resistono contro questi attacchi»;

Ricordato come l’Unione delle Comunità del Kurdistan abbia ribadito come “dalla Siria del nord non è mai partito alcun attacco contro un altro Paese e l’Amministrazione Autonoma si è sempre impegnata per l’integrità territoriale della Siria. Non è il sistema democratico in Siria del nord e dell’est a minacciare la Turchia, ma viceversa: la Turchia persegue l’unico obiettivo di distruggere il sistema democratico, di scacciare la popolazione e di insediare i jihadisti e le loro famiglie nei territori occupati, come ha già fatto a Efrîn”;

Considerato che nell’area nord orientale della Siria, da quando è stata istituita l’Amministrazione autonoma della Siria del Nord-Est oggi aggredita militarmente dal governo di Ankara, non si sono mai verificati episodi di attacco armato nei confronti della Turchia;

Ricordato come recentemente vari Sindaci curdi democraticamente eletti in Turchia siano stati destituiti con l’accusa pretestuosa di legame con il terrorismo, solo perché appartenenti alla formazione progressista HDP;

Ricordato come, negli anni scorsi, l’Isis/Daesh abbia ottenuto appoggio dalla Turchia per combattere i curdi a Kobane e in tutta la regione del Rojava, e come abbia venduto proprio in Turchia il petrolio sottratto ai pozzi occupati in Siria e Iraq;

Considerato dunque che la richiesta del Governo di Ankara di aver in consegna i 12 mila prigionieri dell’Isis, tra i quali 2.500 foreign fighters, e 70 mila loro familiari catturati dalle Unità di Protezione Popolare curde appare un’oggettiva minaccia alla sicurezza regionale e alla pace internazionale dato che è legittimo temere che i combattenti jihadisti responsabili di atti di barbarie e terrorismo oggi detenuti dall’Amministrazione autonoma della Siria del Nord-Est possano essere liberati e in parte inquadrati in milizie ostili ai curdi;

Considerato come la guerra scatenata dal governo turco, oltre a causare morte, distruzione e centinaia di migliaia di profughi, rafforzi oggettivamente l’Isis/Daesh, concreta minaccia per il Medio Oriente, ma anche per l’Europa e il resto del mondo;

Considerato che l’aggressione militare in atto sta comportando un forte indebolimento della lotta del popolo curdo contro l’Isis/Daesh e una consistente dispersione dei prigionieri jihadisti nell’area interessata dal nuovo conflitto – già ottocento di loro sono fuggiti dal campo di campo di Ayn Issa, a seguito dei bombardamenti turchi – con conseguenze gravi dal punto di vista della sicurezza dell’area e dell’intera comunità internazionale;

Ritenuto che l’aggressione turca destabilizza ulteriormente il Medio Oriente aprendo a scenari geo-politici che, oltre a mettere in discussione l’esperienza di democrazia e libertà conquistata nell’area della Siria settentrionale dal popolo curdo, produrranno conseguenze imprevedibili;

Considerato che la Turchia, essendo partner militare, avrebbe dovuto consultare l’alleanza Nato e che questa ultima avrebbe dovuto impedire l’operazione per evitare l’ulteriore destabilizzazione della Regione

Considerato che l’invasione militare turca ha fra gli obiettivi anche la distruzione dell’esperienza di convivenza pacifica rappresentata dal confederalismo democratico della Siria del nord est che sta unendo i diversi popoli della regione attorno ad ideali di cooperazione paritaria, uguaglianza sociale e di genere, democrazia partecipata, salvaguardia dell’ambiente, multiculturalismo e abbattimento delle barriere religiose, ossia un esperimento d’integrazione armoniosa che dovrebbe essere d’esempio per tutto il Medio Oriente;

Considerato che l’attacco turco rappresenta il tentativo di cancellare la comunità democratica del Rojava e procedere ad una “sostituzione etnica” a danno del popolo curdo;

Tenuto conto che il Comune di Pisa ha sottoscritto un patto di amicizia con la municipalità di Municipalità di Derik/Al-Malikiyah oggi duramente colpita dall’attacco turco.

Ricordato come la Turchia sia uno dei maggiori clienti dell’industria bellica italiana e che negli ultimi quattro anni l’Italia ha autorizzato forniture militari per 890 milioni di euro e consegnato materiale di armamento per 463 milioni di euro alla Turchia; in particolare nel 2018 sono state concesse 70 licenze di esportazione definitiva per un controvalore di oltre 360 milioni di euro e tra i materiali autorizzati si annoverano sistemi d’arma di calibro superiore ai 19.7mm, munizioni, bombe, siluri, arazzi, missili, apparecchiature per la direzione del tiro, aeromobili e software;

Ritenuto necessario sospendere, con effetto immediato, tutte le forniture di armamenti e sistemi militari verso il Governo di Ankara, come prevede la legge 185 del 1990 che impedisce di inviare armi a Paesi in stato di conflitto armato;

Ricordato che appare necessario il massimo impegno del Governo Italiano, dell’Unione Europea, del Consiglio d’Europa, delle Nazioni Unite per fermare immediatamente l’aggressione turca;

Ritenuto necessario istituire una no-flay zone per proteggere la popolazione della regione dalla crisi umanitaria;

Ritenuto dovere fondamentale di tutte le Istituzioni non lasciare solo il popolo curdo, vittima di questa aggressione militare in violazione del diritto internazionale.

Tenuto conto dell’ordine del giorno approvato nella ultima seduta dal Consiglio pari Opportunità di Pisa in cui tra le atre cose invita “Il Consiglio comunale e la Giunta a fare sentire la loro vo ce contro questa aggressione e auspica che l’Unione europea vi si opponga e difenda i diritti umani e i principi democratici con la stessa fermezza e determinazione che dimostra in altri campi delle relazioni economiche e politiche internazionali”

Il Consiglio comunale

  • Condanna senza appello l’aggressione turca e le sue tragiche conseguenze, fra cui l’uccisione di numerosi civili e la creazione di nuovi profughi in fuga dalla zona di guerra.
  • Esprime piena solidarietà e sostegno al popolo curdo e all’Amministrazione autonoma della Siria del Nord-Est sotto attacco.
  • Impegna il sindaco e la giunta
    • A dare attuazione immediata al Patto di amicizia sottoscritto dal Comune di Pisa con la municipalità di Derik/Al-Malikiyah a partire dalla individuazione di forme concreto si sostegno e di aiuto alla popolazione civile duramente colpita dalla aggressione turca
  • Impegna la Giunta ad attivarsi presso il Governo italiano affinché:
    • in sede di Unione europea, Consiglio d’Europa e Nazioni Unite la comunità internazionale condanni l’aggressione militare turca e ne esiga l’immediata cessazione, adoperandosi a riportare la pace nell’area;
    • interrompa subito la fornitura di armi alla Turchia, in ottemperanza alla legge 185/1990, a partire dalle commesse in corso e si valutino forme di sanzione o embargo da parte della comunità internazionale;
    • valuti l’adozione di misure di forte protesta nei confronti del governo turco, quali il ritiro dell’ambasciatore italiano ad Ankara;
    • venga annullata la partecipazione italiana alla missione Nato “Active Fence”, ritirando i soldati italiani dal territorio turco;
    • chieda l’invio dei caschi blu delle Nazioni Unite e di un contingente europeo di pace nella regione;
    • si adoperi per la creazione di una no fly zone nell’area interessata, per proteggere la popolazione dai bombardamenti;
  • Impegna il Presidente del Consiglio comunale
    • a trasmettere il suddetto documento al presidente del Consiglio, e a tutti i membri del Governo, a tutti i gruppi parlamentari.

 

Francesco Auletta Diritti in comune: Una città in comune – Rifondazione Comunista – Pisa Possibile

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