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Bedia Özgökçe Ertan : “Il paese si evolve al di fuori di qualsiasi norma internazionale”

In occasione della missione delle Amicizie Curde della Bretagna nel Bakur (Kurdistan turco) nella primavera del 2017 durante i festeggiamenti del Newroz, Tony Rublon e Christophe Thomas, accompagnati dal loro interprete, hanno incontrato Bedia Özgökçe Ertan, allora deputata della provincia di Van. Eletta democraticamente il 31 Marzo 2019 co-sindaca di Van, dimessa dalle sue funzioni il 19 Agosto come Ahmet Turk, co-sindaco di Mardin, e Selcuk Mizrakli, co-sindaco di Diyarbakir. Un incontro particolarmente pervaso di sincerità e lucidità.

La grande paura di Edogan

Non credo che il governo abbia un’attitudine vendicativa a causa dell’entrata in parlamento dell’HDP nel 2015. Si tratta piuttosto di una continuità dell’oppressione della Turchia sui curdi. Ha finto la democrazia e quando ha preso coscienza che non avrebbe vinto come sperava, ha avuto paura. La nostra presenza alla Grande Assemblea (parlamento turco) ha mescolato le carte in tavola, lo status quo. Abbiamo sollevato questioni impensabili fino a quel momento. Rimettiamo in gioco il governo del paese, che appartiene ai popoli della Turchia. È in loro che risiede la libera scelta dei modi di governo. Sosteniamo il pluralismo, l’autogoverno e la democrazia radicale, delle proposte e idee diverse rispetto ai concetti di Stato.

Queste constatazioni di Bedia Özgökçe Ertan risalenti a qualche settimana prima del referendum costituzionale dell’aprile 2017 che ha reso la Turchia una “democrazia” presidenziale consacrandola a molteplici frodi, è ancora attuale. Approfittando dello stato di emergenza in vigore e dell’ondata repressiva del mancato colpo di stato del luglio 2016, il governo AKP ha modificato per decreto la legge sulle municipalità. Ormai, revocare gli eletti a livello locale è una semplice formalità. L’immunità parlamentare dei deputati era stata già revocata dal mese di maggio. E poi, il potere di Ankara è libero di revocare a proprio piacere gli eletti dalla popolazione.

Bedia Özgökçe Ertan , un avvocata impegnata, una donna da abbattere

Laureata in legge, avvocata specializzata nei diritti umani (in particolare per quanto riguarda i diritti delle donne e dei rifugiati), Bedia Özgökçe Ertan è stata eletta deputata per due mandati (nel 2016 e nelle elezioni legislative anticipate nel 2018) a Van, città di mezzo milione di abitanti di cui è originaria. Per candidarsi sindaco di Van, si è dimessa dalla funzioni parlamentari. Quando l’abbiamo incontrata negli uffici dell’HDP di Van nel 2017, ci confidò di essere nel mirino per tre inchieste: in Turchia i diritti fondamentali sono stati sospesi e la qualifica di “terrorista”, banalizzata.

Qualsiasi parola o azione può arrivare molto lontano, anche se risale a molti anni prima. Lei sapeva di avere i giorni contati, denunciava la Grande Assemblea divenuta ormai una conchiglia vuota. Deplorava le migliaia di arresti che colpivano e continuano a colpire i militanti e i membri dell’HDP. Se ammetteva che il partito era stato indebolito da tale congrega politico-giudiziaria portata avanti dall’AKP, confidava tuttavia nelle profonde forze della gioventù.

Il 19 Agosto, il Ministero degli Interni ha annunciato la sua destituzione, mentre invece era stata eletta con più del 53% dei voti il 31 Marzo. Conviene precisare che se lei è ufficialmente l’unica sindaca di Van, è nei fatti co-sindaca. Perché l’HDP non ha rinunciato al suo sistema collettivo nella gestione dei ruoli di responsabilità, che siano interno al partito o nelle funzioni di rappresentanza. Riguardo le elezioni presidenziali di Marzo, i futuri co-sindaci erano stati designati anticipatamente attraverso delle assemblee popolari locali. Ma questa co-presidenza, ogni volta costituita da un uomo e una donna (e allo stesso modo attuata dalle amministrazioni autonome del nord e dell’est della Siria), non è riconosciuta costituzionalmente dalla Turchia e perciò non ha valenza legale.

Sostegno ad un organizzazione terroristica” : Un accusa ricorrente

Il governo turco, sottomesso alla personale volontà di Erdogan, ha quindi spazzato via ancora una volta l’espressione democratica della volontà popolare a Diyarbakir, a Mardin e a Van. Ogni volta, i capi d’imputazione sono “l’appartenenza e/o il sostegno ad un’organizzazione terroristica”, all’occorrenza il PKK. Sulla piattaforma di Halk TV, la co-sindaca di Van spiegava recentemente che la municipalità, oltre al trasferimento di soldi verso Qandil, è accusata di aver permesso a dei membri del PKK di farsi curare negli ospedali della città.. I nostri predecessori hanno ugualmente affrontato questo tipo di accuse. Ci accusano senza prove, nessun documento, niente sostiene le accuse d’aiuto materiale e finanziario al PKK che ci attribuiscono.

Nel 2017, l’eletta nell’HDP a 44 anni, affermava che “politicamente, il paese evolve al di fuori di qualsiasi norma internazionale”. È inevitabile constatare che poco è cambiato in seguito.

Le accuse di finanziamento del PKK fanno sorridere, data la condizione di rovina finanziaria nella quale gli amministratori si trovano già dal 2016. Con mezzi irrisori, debiti e casse vuote, questi sindaci metropolitani avrebbero quindi trovato le risorse per finanziare il PKK. A Mardin, Ahmet Turk ha risollevato un municipio indebitato per l’ammontare di molti milioni di Lire turche mentre a Diyarbakir, Selcuk Mizrali ha constatato che i locali sono stati vandalizzati dopo le elezioni che lo hanno visto vincitore. A Van, l’equipe municipale si è ritrovata un serie di fatture non pagate. Abbiamo trovato una fattura di 300.000 lire turche (circa 48.000 euro) con una lista manoscritta per organizzare il meeting elettorale del Presidente della Repubblica a Van nel 2018.

Questa fattura era a carico del municipio di Van e noi abbiamo sollecitato il procuratore affinché aprisse un’inchiesta su tale argomento.

Vedere realizzata questa inchiesta sarebbe come minimo sorprendente purtroppo.

Sostenere le municipalità metropolitane

Riprendendo i municipi metropolitani di Mardin, Diyarbakir e Van, l’AKP e il suo capo riaffermano il loro controllo su 3,8 milioni di persone, premesso che i municipi metropolitani, creazioni del 2012, possiedono delle prerogative sulle province di cui sono capo-luogo. Dopo le elezioni municipali del 2014, l’HDP ha visto 95 dei 102 sindaci che aveva ottenuto, essere sostituiti da amministratori-fantoccio scelti da Ankara. 93 co-sindaci sono ancora in prigione, insieme a centinaia di consiglieri municipali. Con la passività dello sguardo internazionale sulla Turchia, non è impossibile vedere la storia ripetersi. Una cosa è certa, negando la volontà democratica di milioni di persone nelle regioni curde della Turchia, Erdogan nutre la discriminazione nei confronti del popolo curdo e sancisce ulteriormente la scarsa importanza che affida alla democrazia. Il suo disprezzo autocratico dei diritti più elementari, l’assenza di dialogo e compromesso, il suo perpetuo ricorso al fantasma curdo che mina la sicurezza interna, la propensione a servirsi della fibra nazionalista (per non dire razzista e fascista), tutto questo scava ogni giorno di più un fossato tra i popoli della Turchia. Soprattutto, alimenta una situazione conflittuale senza la quale la sua politica non saprebbe svilupparsi.

Tutto ciò Bedia Özgökçe Ertan lo sa bene, questo non le impedisce di “adire qualsiasi via legale” per contestare la sua destituzione e quella dei sindaci di Mardin e Diyarbakir. Con i simpatizzanti, militanti, eletti e dirigenti, si batterà in nome dell’HDP come i suoi predecessori dagli anni 90. Il suo desiderio di democrazia, pace e giustizia è immenso. Ma come ha affermato Ahmet Turk, figura storica del movimento curdo in Turchia e destituito a Mardin, “quando siete di fronte ad un potere guidato dalla rabbia, un potere che si crea dei nemici per mantenersi, non potete sapere cosa è disposto a fare”.

di Christophe Thomas

Fonte: RojInfo

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